venerdì, Marzo 29, 2024
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L’opposizione iraniana dimostra di essere maturato

di Firouz Mahvi – spedito venerdì, 6 July 2012
Il congresso annuale della resistenza iraniana del 23 giugno a Parigi è stato un evento spettacolare, descritto dai decisori politici e dagli esperti delle questioni iraniane come una svolta. Ha confermato diversi punti. L’affluenza massiccia e senza precedenti di oltre 100.000 partecipanti ha ampiamente chiarito che l’opposizione dei Mujaheddin del popolo iraniano, o PMOI – noto anche come MEK, e la coalizione politica del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI) guidata da Maryam Rajavi, godono di un diffuso sostegno nella diaspora iraniana.
Il contributo del PMOI all’organizzazione di un evento così gigantesco e composito, di gran lunga più grande della maggior parte dei congressi di partito occidentali o delle convention presidenziali, vanifica l’affermazione del Dipartimento di Stato statunitense secondo cui il gruppo è “emarginato” e “irrilevante”. E’ inoltre servito a confutare affermazioni come quelle costruite dal Ministero dei Servizi Segreti del regime iraniano, e che il Dipartimento di Stato continua a ripetere, che si tratta di una “setta” affetta da un “culto della personalità” e “ priva di sostegno popolare”.
Per quanto ne so, mai prima nel corso della storia un movimento di opposizione è stato in grado di organizzare un convegno (riunione adunata raduno) di tale portata fuori dal proprio paese. La grande eterogeneità dei partecipanti, in rappresentanza di credo religiosi diversi, laici, liberali, conservatori, giovani, anziani e donne, era impressionante.
Poiché nessun governo aiuta materialmente il PMOI, questo grandioso evento è stato possibile solo grazie a mesi di raccolta di fondi da parte di volontari iraniani e comitati di sostegno in tutto il mondo. So di persone che per sponsorizzare questo raduno hanno chiesto prestiti in banca o addirittura hanno ipotecato la casa. L’ex segretario USA per la Sicurezza Nazionale Tom Ridge di recente ha definito il movimento come “il più forte e energico patrocinatore nella storia mondiale”.
Nonostante i decenni di sforzi per realizzare libertà e democrazia in Iran, gli Stati occidentali non hanno fatto altro che penalizzarlo nel quadro di politiche arrendevoli verso Teheran associate al perenne timore del terrorismo dei mullah.
Difatti il sostegno ricevuto da questo regime medievale da parte dell’Occidente supera di gran lunga quello avuto da qualsiasi altra dittatura nella storia recente dell’Iran. Ci si sorprenderebbe constatando che la politica degli Stati Uniti dell’ultimo decennio ha di fatto rafforzato gli ayatollah e ostacolato l’opposizione. Pochi esempi:
• L’invasione dell’Iraq, che ha portato al potere il governo filo-Teheran di Nouri al-Maliki;
• L’imbrigliamento dell’unica opposizione organizzata ai mullah rimasta conseguita attraverso la sua inclusione in diverse liste nere e la segregazione dei suoi membri in quelli che de facto sono arresti domiciliari a Camp Ashraf, Iraq;
• L’ignorare i ripetuti ammonimenti del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana sulle mire nucleari dei mullah e parlare solo per il gusto di parlare con Teheran.
• La violazione dell’accordo firmato dall’esercito statunitense, che garantiva la protezione dei residenti di Ashraf in cambio della rinuncia alla lotta armata, che portò alle due carneficine nel 2009 e nel 2011 a opera dell’esercito iracheno , mentre i soldati statunitensi restavano a guardare.
L’iscrizione del PMOI nella lista delle organizzazioni terroristiche ha imprigionato quasi tutte le energie e le risorse dell’opposizione democratica in lunghe ed estenuanti battaglie legali in Europa e negli Stati Uniti, impedendole così di concentrarsi sull’attuazione di una svolta democratica in Iran.
Nel corso del decennio passato la resistenza iraniana ha collezionato non meno di 36 processi imperniati sulle varie liste nere. E indovinate che è successo? Ha vinto in tutti i 36 processi. L’ultimo verdetto è dello scorso mese a Washington, quando un collegio composto di tre giudici ha ordinato all’unanimità al segretario di Stato Clinton di trarre le dovute conclusioni sullo status del PMOI o la corte stessa entro il 1° ottobre lo rimuoverà dalla lista delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato.
Come ha detto una volta il leader storico della resistenza Massoud Rajavi: “ Ovunque sia ancora rimasto un po’ di libertà e giustizia, possiamo dimostrare l’integrità del nostro movimento”.
I mullah hanno fatto di tutto per impedire il raduno di giugno, sia inviando numerose lettere alle autorità francesi che organizzando picchetti anti-PMOI per intimidire i partecipanti.
Tra le autorità statunitensi intervenute all’evento vi erano non meno di 55 esponenti politici illustri e personalità compresi l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani, l’ex presidente del Partito Democratico governatore Ed Rendell, l’ex ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite governatore Bill Richardson, l’ex deputato Patrick Kennedy e l’ex vicesegretario di Stato per gli Affari Pubblici Philip J. Crowley.
Questa settimana, dopo dieci anni da quando la resistenza denunciò per la prima volta, nell’agosto 2002, il ventennale programma clandestino per costruire armi nucleari dei mullah, l’Europa ha finalmente imposto all’Iran l’embargo sul petrolio. Queste ultime sanzioni sono state sollecitate dal CNRI nel corso degli ultimi trenta anni. Pertanto la resistenza iraniana ha mostrato la sua capacità di cambiare una politica mondiale mentre andava controcorrente.
Ora, se gli Stati Uniti davvero non vogliono consegnare una bomba nucleare ai mullah, dovrebbero stare con l’opposizione democratica per rovesciare questo regime e dovrebbero accogliere le sue richieste. Come ha detto la signora Rajavi al raduno di Parigi: “La nostra richiesta è semplice: un Iran senza oppressione, un Iran non-nucleare, un Iran non-teocratico.”
Il tempo per tutto ciò è finalmente giunto
 

L’opposizione iraniana dimostra di essere maturato

di Firouz Mahvi – spedito venerdì, 6 July 2012
Il congresso annuale della resistenza iraniana del 23 giugno a Parigi è stato un evento spettacolare, descritto dai decisori politici e dagli esperti delle questioni iraniane come una svolta. Ha confermato diversi punti.
L’affluenza massiccia e senza precedenti di oltre 100.000 partecipanti ha ampiamente chiarito che l’opposizione dei Mujaheddin del popolo iraniano, o PMOI – noto anche come MEK, e la coalizione politica del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI) guidata da Maryam Rajavi, godono di un diffuso sostegno nella diaspora iraniana.
Il contributo del PMOI all’organizzazione di un evento così gigantesco e composito, di gran lunga più grande della maggior parte dei congressi di partito occidentali o delle convention presidenziali, vanifica l’affermazione del Dipartimento di Stato statunitense secondo cui il gruppo è “emarginato” e “irrilevante”. E’ inoltre servito a confutare affermazioni come quelle costruite dal Ministero dei Servizi Segreti del regime iraniano, e che il Dipartimento di Stato continua a ripetere, che si tratta di una “setta” affetta da un “culto della personalità” e “ priva di sostegno popolare”.
Per quanto ne so, mai prima nel corso della storia un movimento di opposizione è stato in grado di organizzare un convegno (riunione adunata raduno) di tale portata fuori dal proprio paese. La grande eterogeneità dei partecipanti, in rappresentanza di credo religiosi diversi, laici, liberali, conservatori, giovani, anziani e donne, era impressionante.
Poiché nessun governo aiuta materialmente il PMOI, questo grandioso evento è stato possibile solo grazie a mesi di raccolta di fondi da parte di volontari iraniani e comitati di sostegno in tutto il mondo. So di persone che per sponsorizzare questo raduno hanno chiesto prestiti in banca o addirittura hanno ipotecato la casa. L’ex segretario USA per la Sicurezza Nazionale Tom Ridge di recente ha definito il movimento come “il più forte e energico patrocinatore nella storia mondiale”.
Nonostante i decenni di sforzi per realizzare libertà e democrazia in Iran, gli Stati occidentali non hanno fatto altro che penalizzarlo nel quadro di politiche arrendevoli verso Teheran associate al perenne timore del terrorismo dei mullah.
Difatti il sostegno ricevuto da questo regime medievale da parte dell’Occidente supera di gran lunga quello avuto da qualsiasi altra dittatura nella storia recente dell’Iran. Ci si sorprenderebbe constatando che la politica degli Stati Uniti dell’ultimo decennio ha di fatto rafforzato gli ayatollah e ostacolato l’opposizione. Pochi esempi:
• L’invasione dell’Iraq, che ha portato al potere il governo filo-Teheran di Nouri al-Maliki;
• L’imbrigliamento dell’unica opposizione organizzata ai mullah rimasta conseguita attraverso la sua inclusione in diverse liste nere e la segregazione dei suoi membri in quelli che de facto sono arresti domiciliari a Camp Ashraf, Iraq;
• L’ignorare i ripetuti ammonimenti del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana sulle mire nucleari dei mullah e parlare solo per il gusto di parlare con Teheran.
• La violazione dell’accordo firmato dall’esercito statunitense, che garantiva la protezione dei residenti di Ashraf in cambio della rinuncia alla lotta armata, che portò alle due carneficine nel 2009 e nel 2011 a opera dell’esercito iracheno , mentre i soldati statunitensi restavano a guardare.
L’iscrizione del PMOI nella lista delle organizzazioni terroristiche ha imprigionato quasi tutte le energie e le risorse dell’opposizione democratica in lunghe ed estenuanti battaglie legali in Europa e negli Stati Uniti, impedendole così di concentrarsi sull’attuazione di una svolta democratica in Iran.
Nel corso del decennio passato la resistenza iraniana ha collezionato non meno di 36 processi imperniati sulle varie liste nere. E indovinate che è successo? Ha vinto in tutti i 36 processi. L’ultimo verdetto è dello scorso mese a Washington, quando un collegio composto di tre giudici ha ordinato all’unanimità al segretario di Stato Clinton di trarre le dovute conclusioni sullo status del PMOI o la corte stessa entro il 1° ottobre lo rimuoverà dalla lista delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato.
Come ha detto una volta il leader storico della resistenza Massoud Rajavi: “ Ovunque sia ancora rimasto un po’ di libertà e giustizia, possiamo dimostrare l’integrità del nostro movimento”.
I mullah hanno fatto di tutto per impedire il raduno di giugno, sia inviando numerose lettere alle autorità francesi che organizzando picchetti anti-PMOI per intimidire i partecipanti.
Tra le autorità statunitensi intervenute all’evento vi erano non meno di 55 esponenti politici illustri e personalità compresi l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani, l’ex presidente del Partito Democratico governatore Ed Rendell, l’ex ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite governatore Bill Richardson, l’ex deputato Patrick Kennedy e l’ex vicesegretario di Stato per gli Affari Pubblici Philip J. Crowley.
Questa settimana, dopo dieci anni da quando la resistenza denunciò per la prima volta, nell’agosto 2002, il ventennale programma clandestino per costruire armi nucleari dei mullah, l’Europa ha finalmente imposto all’Iran l’embargo sul petrolio. Queste ultime sanzioni sono state sollecitate dal CNRI nel corso degli ultimi trenta anni. Pertanto la resistenza iraniana ha mostrato la sua capacità di cambiare una politica mondiale mentre andava controcorrente.
Ora, se gli Stati Uniti davvero non vogliono consegnare una bomba nucleare ai mullah, dovrebbero stare con l’opposizione democratica per rovesciare questo regime e dovrebbero accogliere le sue richieste. Come ha detto la signora Rajavi al raduno di Parigi: “La nostra richiesta è semplice: un Iran senza oppressione, un Iran non-nucleare, un Iran non-teocratico.”
Il tempo per tutto ciò è finalmente giunto
 

 

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