venerdì, Marzo 29, 2024
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Il Dipartimento di Stato sta ricattando i Mojahedin del Popolo Iraniano?

Di Nima Sharif
In una “conferenza stampa ufficiale” con giornalisti, funzionari del Dipartimento di Stato, il Coordinatore anti-terrorismo l’Ambasciatore Daniel Benjamin e il Consigliere Speciale del Segretario su Campo Ashraf l’Ambasciatore Daniel Fried, hanno fatto pressione sui membri del movimento di opposizione che vivono a Campo Ashraf affinché lascino  il campo e si trasferiscano a Camp Liberty a Baghdad in modo che  il Segretario di stato Clinton possa eventualmente rimuovere il nome dell’organizzazione, Mujahedin-e Khalq (MEK/PMOI), dalla lista delle organizzazioni terroristiche straniere del Dipartimento. Si sono lamentati che non vi è stato alcun trasferimento dal 4 maggio 2012, quando l’ultimo gruppo di 400 dissidenti ha lasciato Ashraf per Camp Liberty. Il governo iracheno, evidentemente per conto del regime iraniano, sta impedendo che qualsiasi attrezzatura fondamentale venga trasferita a Liberty o che vi vengano realizzate delle strutture, naturalmente a spese dei residenti. Avere l’acqua, l’elettricità, dei servizi igienici adeguati e i sistemi di condizionamento dell’aria con una temperatura di 130°F (55° C), quando si è anche disposti a pagarli, non è chiedere troppo e non è certamente eccessivo.
I funzionari hanno mancato di dire chiaramente il motivo per cui il trasferimento non avviene, specificatamente la situazione umanitaria a Camp Liberty che in nessun modo è conforme agli standard internazionali. Infatti, dopo che 2000 residenti di Campo Ashraf si sono già trasferiti a Liberty, il campo non può più accettare altri residenti a causa della mancanza di necessità fondamentali come l’acqua, l’elettricità, le fognature, ecc ..
I residenti dei Campi Ashraf e Liberty sono membri del principale movimento di opposizione iraniano, il MEK, che hanno vissuto per anni in Iraq sfuggendo alla  persecuzione del regime dittatoriale iraniano. Ma l’attuale governo iracheno, avendo stretti legami con il regime iraniano, ha perseguitato gli esuli nella loro casa da 25 anni, Campo Ashraf, situato a circa 80 miglia a nord di Baghdad. In due attacchi distinti al campo nel 2009 e nel 2011, un totale di 47 residenti, comprese 8 donne, sono stati uccisi dalle forze irachene dato che le forze americane nelle vicinanze guardavano altrove. Le riprese video del massacro dell’Aprile 2011 su YouTube, mostrano ufficiali iracheni che sparano direttamente ai residenti disarmati che,  a mani vuote, cercavano di impedire alle forze irachene di impadronirsi delle loro case.
Nel 1997, l’amministrazione Clinton, con una mossa fatta per conquistare il favore dell’Iran con l’allora nuovo, cosiddetto presidente moderato, Mohammed Khatami, ha messo nella lista nera la principale opposizione iraniana in esilio, il MEK. Ma il passare degli anni, dopo la guerra in Iraq e la caduta di Saddam Hussein, hanno dimostrato che il gruppo non è un’organizzazione terroristica e non è una minaccia per gli Stati Uniti. Al contrario, il MEK è un legittimo movimento di opposizione, che cerca di portare un cambiamento democratico in Iran e difende la pace, la democrazia e la libertà, e la separazione tra chiesa e stato nel Paese.
Una sentenza del tribunale di Washington il 1° Giugno di quest’anno ha sollecitato il Segretario di Stato a decidere se continuare a mantenere nella lista il gruppo o rimuoverlo entro il 1 Ottobre altrimenti, per ordine del tribunale, il gruppo verrà automaticamente rimosso dalla lista delle FTO del Dipartimento.
Ma il Segretario di Stato ha subordinato la rimozione dalla lista al trasferimento dei residenti da Campo Ashraf a Liberty, membri del MEK, e ad una chiusura positiva del campo. Nonostante una tale eventualità non sia definita dalla legge e dovrebbe essere illegale per il Segretario dichiarare tali condizioni per il depennamento, il MEK si è già impegnato alla chiusura di Campo Ashraf al fine di evitare ulteriori spargimenti di sangue dei residenti per mano del governo iracheno.
Il MEK ha dimostrato in modo convincente il suo desiderio per una soluzione pacifica. 2000 residenti si sono già trasferiti a Camp Liberty e i rimanenti, circa 1200, hanno pubblicamente dichiarato che sono pronti a partire non appena le condizioni umanitarie a Camp Liberty saranno portate a livello degli standards e dei requisiti minimi di vita per 3200 persone in un campo di 0,5 km2 assegnatogli.
Ma il governo iracheno, chiaramente per conto del regime iraniano, sta impedendo che qualsiasi attrezzatura fondamentale venga trasferita a Liberty o che vi vengono realizzate delle strutture, naturalmente a spese dei residenti. Avere l’acqua, l’elettricità, dei servizi igienici adeguati e sistemi di condizionamento dell’aria con una temperatura di 130°F (55° C), quando si è disposti a pagarli, non è chiedere troppo e non è certamente eccessivo.
Il Dipartimento di Stato dovrebbe smettere di minacciare e di fare pressione ai già sotto pressione e indifesi residenti di Campo Ashraf, perchè rinuncino ai diritti umani fondamentali e si arrendano a un trasferimento forzato a Liberty. Al contrario, ci si aspetta dagli Stati Uniti che facciano pressione sul governo iracheno affinché rispetti i diritti umani dei residenti e consenta loro l’accesso ai beni fondamentali che essi acquisteranno a proprie spese, facilitando così l’ulteriore trasferimento dei residenti rimasti a Liberty.
E’ perfettamente legittimo per i residenti chiedere di avere accesso all’acqua corrente e non che l’acqua venga consegnata in cisterne quotidianamente. E’ assolutamente inaccettabile che nel 21° secolo la gente sia costretta a vivere in tali condizioni. Ciò che è assolutamente scioccante è che sia le Nazioni Unite che gli Stati Uniti stiano appoggiando queste condizioni disumane, semplicemente perché non vogliono mettere a repentaglio le loro relazioni con Nouri al-Maliki.
L’affermazione dell’Ambasciatore Fried secondo cui, i residenti non dovrebbero chiedere di portare le proprie auto personali a Camp Liberty, è scioccante. La questione è perché ci dovrebbe essere una qualunque restrizione a che i residenti portino con sé le loro proprietà. Essi vengono illegalmente sfrattati dal governo iracheno, paradossalmente appoggiato dagli Stati Uniti e dal Rappresentante Speciale del Segretario Generale, e ancora gli viene negato persino il diritto di portarsi le loro proprietà. Il governo iracheno ha finora impedito persino ai disabili di portarsi le loro strutture indispensabili, senza le quali non possono sopravvivere. E ancora le Nazioni Unite ed il Dipartimento di Stato stanno incolpando i residenti di non andarsene rimanendo in silenzio sulle misure  repressive irachene.
Utilizzare la lista delle FTO per costringere i residenti a trasferirsi in un ambiente disumano non è altro che un ricatto. Si intende costringere il MEK a barattare il depennamento dell’organizzazione con il benessere e la sicurezza dei suoi membri in Iraq. Questo è qualcosa che non è degno di un movimento per la libertà e la democrazia internazionalmente rispettato e riconosciuto. Questo non è il MEK che gli iraniani conoscono. Non succederà. La salvezza e la sicurezza dei residenti dovranno avere la priorità su ogni altra considerazione, compreso il depennamento del MEK.
D’altra parte, causerebbe molta vergogna al Dipartimento di Stato ingannare gli esuli iraniani che sono fuggiti dalle persecuzioni per mano del regime dei mullah, per entrare  in quello che potrebbe trasformarsi nel loro campo di sterminio.

 

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