Maryam Rajavi: “Appello a protestare contro queste brutali esecuzioni e incriminazione dei leaders del regime per crimini contro l’umanità”
La macchina della morte del regime teocratico ha aumentato la velocità dopo le elezioni presidenziali-farsa, raggiungendo un record senza precedenti con l’impiccagione di 101 persone solo nel mese di Luglio 2017.
Tuttavia il vero numero di esecuzioni deve essere considerato più alto, dato che questo dato non comprende le esecuzioni segrete.
La maggioranza dei giustiziati erano giovani, come i due ragazzi di 24 e 27 anni impiccati in pubblico a Torbat Heydarieh, la ragazza di 25 anni a Babol, il ragazzo di 24 anni a Kerman, due ragazzi di 26 anni a Zahedan, il ragazzo di 28 anni a Zabol e un altro ragazzo di 28 anni a Gohardasht, Karaj.
Un esempio scioccante: un cittadino pakistano, arrestato a 13 anni, è stato impiccato dopo otto anni passati nel carcere di Zahedan. Javad Mear, giustiziato nel carcere centrale di Isfahan il 24 Luglio, aveva meno di 18 anni all’epoca del suo arresto.
Gli esponenti e i media del regime hanno ammesso che circa 5000 prigionieri nel braccio della morte in Iran hanno tra i 20 e i 30 anni. (agenzia di stampa ufficiale Mehr – 23 Novembre 2016)
Oltre a dover sopportare condizioni intollerabili in carcere, molti prigionieri vengono selvaggiamente picchiati e torturati negli ultimi momenti che precedono la loro esecuzione. Abbas Yousefi, giustiziato nel carcere di Gohardasht il 5 Luglio, era stato brutalmente aggredito da bande mafiose appoggiate dalle autorità carcerarie. Il 17 Luglio un prigioniero di Isfahan, che era rimasto ferito mentre tentava il suicidio, è stato portato via per l’esecuzione dopo che gli erano state fasciate le ferite.
Le esecuzioni sono state compiute nelle carceri di Gohardasht (15 esecuzioni), Zahedan (14 esecuzioni), Orumiyeh (11 esecuzioni), Isfahan (10 esecuzioni), Taybad (10 esecuzioni), Khorramabad, Zabol, Chabahar, Iranshahr, Mahabad, Miando’ab, Maragheh, Gatchsharan, Bandar Abbas, Arak, Semnan, Kerman, Hamedan, Kermanshah, Zanjan, Noshahr, Rasht, Gorgan, Babol, Noor, Nashtarood, Gha’emshahr e Torbat Heydarieh.
Sul trend in crescita delle esecuzioni, la Presidente eletta della Resistenza Iraniana, Maryam Rajavi, ha detto: “Circondato dalle crisi e temendo le proteste popolari, la teocrazia al potere in Iran non ha trovato altra via che aumentare la repressione, soprattutto attraverso le esecuzioni arbitrarie e di massa”.
Maryam Rajavi ha chiesto alla nazione, in particolare ai coraggiosi giovani dell’Iran di sollevarsi e protestare contro queste esecuzioni brutali e di dimostrare la loro solidarietà alle famiglie delle vittime.
E ha detto: “Questa barbarie sfrenata nel 21° secolo, è una grande prova per la comunità internazionale, per dimostrare se aderisce ai principi universali dei diritti umani o li sacrifica per considerazioni economiche e politiche. La dittatura religiosa dei mullah è la vergogna dell’umanità contemporanea. Essa deve essere rifiutata dalla comunità internazionale. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU deve adottare le decisioni necessarie per perseguire i leaders del regime iraniano per i loro crimini contro l’umanità, come le 120.000 esecuzioni politiche”.
Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
2 Agosto 2017