Ameno 50 minatori hanno perso la vita in una devastante esplosione nella miniera di carbone di Madanjou presso Tabas, nella provincia del Khorasan Meridionale, in Iran. L’incidente mortale, avvenuto la notte del 21 settembre, è un altro duro promemoria della negligenza e del disprezzo di lunga data del regime iraniano per la sicurezza dei lavoratori. Mentre le squadre di soccorso continuano a cercare 24 lavoratori rimasti intrappolati, la tragedia espone il fallimento sistemico del regime clericale nel proteggere la forza lavoro, in particolare nel difficile settore minerario.
Secondo i resoconti ufficiali, l’esplosione è stata causata da un’improvvisa fuoriuscita di gas metano in due tunnel, soffocando i minatori anziché innescare un incendio o un crollo. I lavoratori al momento dell’esplosione sono stati lasciati morire in quelle che molti considerano circostanze che sarebbero state prevenibili, se fossero state applicate le opportune misure di sicurezza.
Il governatore del Khorasan Meridionale Mohammad-Javad Ghanat ha confermato il grave bilancio delle vittime, con 17 lavoratori feriti trasportati negli ospedali locali. Tuttavia, la risposta immediata del regime, in gran parte costituita da vaghe promesse e indagini ritardate, ha fatto poco per placare la rabbia pubblica. Le dure condizioni sul campo, aggravate dall’accumulo di gas tossici, hanno ostacolato gli sforzi di soccorso, con 40 squadre specializzate che hanno lottato per raggiungere coloro che erano ancora intrappolati nelle profondità dei tunnel lunghi 750 metri della miniera.
#Iran News in Brief
An explosion in the Tazarah #coal mine in the northern part of Shahroud County, northern Semnan province, has caused a minimum of six deaths. Currently, there is no precise information available about the full extent of the casualties or the number of injured… pic.twitter.com/iIBIzZVvqN— NCRI-FAC (@iran_policy) September 4, 2023
La negligenza industriale del regime clericale è ben documentata, con incidenti minerari ricorrenti che hanno causato centinaia di vittime nell’ultimo decennio. Nonostante le affermazioni del governo di maggiori ispezioni di sicurezza, il numero di vittime è solo aumentato, riflettendo il disinteresse del regime nell’applicazione degli standard di sicurezza sul posto di lavoro. Il disastro di Madanjou rispecchia incidenti passati, come il terribile crollo della miniera Zemestan-Yurt del 2017, in cui morirono 43 minatori. Eppure, come al solito, il regime non è riuscito a ritenere nessuno responsabile.
Masoud Pezeshkian, il presidente del regime, in viaggio verso New York, ha offerto vuote condoglianze mentre ordinava ai ministri di visitare Tabas e “indagare” sull’incidente. Ma molti iraniani sono stufi delle parole vane del regime. La realtà è chiara: il costante disprezzo del regime iraniano per la vita umana, in particolare per la classe operaia, è al centro di questa e di molte altre tragedie prevenibili. In risposta al disastro, attivisti sindacali e critici del regime hanno evidenziato che i ripetuti avvertimenti sulle condizioni non sicure nelle miniere iraniane sono stati ignorati.
#Iran: Mine Incident Fatalities Reaches 43. #IranElections2017 https://t.co/xeBB43NV5a pic.twitter.com/hcrHwWIY48
— NCRI-FAC (@iran_policy) May 10, 2017
Fughe di gas metano, scarsa ventilazione e procedure di emergenza inadeguate sono fin troppo comuni nelle miniere iraniane, dove i minatori lavorano in condizioni molto pericolose per salari miseri.
Il regime clericale ha costantemente dato priorità alla propria sopravvivenza politica ed economica rispetto alla sicurezza dei cittadini, mentre reprime i sindacati e i sostenitori dei diritti dei lavoratori che osano parlare. Il settore minerario iraniano, sebbene ricco di risorse, è una trappola mortale per i lavoratori che rischiano la vita ogni giorno, con poca o nessuna protezione governativa. Secondo i resoconti, 2115 lavoratori sono morti in incidenti sul lavoro nel 1402 del calendario persiano (marzo 2023-marzo 2024), un aumento dell’11,3% rispetto all’anno precedente. Queste statistiche fosche evidenziano un regime più concentrato sul finanziamento delle sue iniziative militari e paramilitari che sulla garanzia della sicurezza di base della forza lavoro.
Northern #Iran Mine Managed by Security-Linked Fund. https://t.co/YVs3kcJLQt pic.twitter.com/q9GzkfSz9a
— NCRI-FAC (@iran_policy) June 8, 2017
Il disprezzo del regime per la vita della popolazione, in particolare dei lavoratori, si riflette nella mancanza di applicazione anche di standard minimi di sicurezza. L’assenza di sindacati indipendenti significa che i minatori e gli altri lavoratori non hanno voce per chiedere condizioni migliori. La repressione del regime sul dissenso, che provenga da movimenti sindacali o dall’opposizione politica, fa sì che tali tragedie continueranno a meno che non si realizzi un cambiamento sistemico.