Maryam Rajavi: “Le relazioni con la dittatura iraniana devono essere condizionate alla cessazione delle esecuzioni in Iran.”
Si è tenuta oggi alla Camera dei Deputati un’importante conferenza dal titolo “Iran: no alle esecuzioni. Un appello per la giustizia”.
L’incontro è stato moderato dall’onorevole Naike Gruppioni.
L’evento, incentrato sul tema dell’allarmante aumento delle esecuzioni in Iran, ha visto la partecipazione di un gruppo transpartitico di parlamentari, tra i quali la senatrice Cinzia Pellegrino, l’onorevole Emanuele Pozzolo, il senatore Raffaele Speranzon, il senatore Marco Scurria, e i già senatori Roberto Rampi e Manuel Vescovi.
Sono state almeno 180 le persone giustiziate in Iran nel breve periodo trascorso dall’insediamento di Masoud Pezeshkian, il nuovo presidente del regime clericale.
Uno dei momenti salienti della conferenza è stato l’intervento della signora Maryam Rajavi, presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI).
Nel suo convincente discorso, la Rajavi ha evidenziato come la campagna “No alle esecuzioni” sia una componente vitale del movimento per il rovesciamento del regime iraniano. La presidente ha dichiarato: “Nell’Iran sotto il giogo della dittatura religiosa le esecuzioni non rappresentano la mera applicazione della pena di morte, ma una strategia di sopravvivenza per un regime illegittimo. Khamenei regola il grado di repressione e instilla terrore con esecuzioni continue, nel tentativo di controllare la società. Negli ultimi quarant’anni le esecuzioni hanno preso di mira tutti, inclusi gli oppositori politici, i beluci, i turcomanni, gli iraniani di etnia araba e i connazionali curdi; ricordo in particolare le pressioni disumane subite dai gruppi curdi iraniani nel Kurdistan iracheno”.
La signora Rajavi ha ricordato la coraggiosa resistenza dei prigionieri politici che da 34 settimane, ogni martedì, sono in sciopero della fame in più di 20 prigioni in tutto l’Iran per protestare contro le esecuzioni, e ha aggiunto: “Il tentativo dei mullah di controllare la società con esecuzioni e torture è fallito. Non è più possibile fermare le aspirazioni del nostro popolo, animato da un profondo desiderio di libertà e di cambiamento democratico.”
La Rajavi ha poi dichiarato: “La campagna per la moratoria della pena di morte in Iran è un movimento volto a motivare la popolazione a garanzia di un’ulteriore espansione delle proteste all’interno del Paese, così che l’impiccagione, la più importante arma del regime per la conservazione del potere, si trasformi nel suo tallone d’Achille”.
La presidente ha chiesto che le relazioni diplomatiche e commerciali con il regime clericale siano subordinate alla sospensione delle esecuzioni e che siano spiccati mandati di cattura internazionali nei confronti di Khamenei e degli altri dirigenti del regime, responsabili di crimini contro l’umanità e di genocidio, secondo quanto previsto dal diritto internazionale.
Maryam Rajavi ha inoltre esortato le Nazioni Unite e i loro Stati membri ad adottare misure volte a obbligare il regime a consentire a una commissione d’inchiesta internazionale di visitare le carceri, in particolare per valutare la situazione delle migliaia di prigionieri condannati a morte.
L’onorevole Gruppioni ha aperto la conferenza facendo riferimento all’inaccettabile escalation delle esecuzioni in Iran e aggiungendo che, se si vuole ottenere un reale e radicale cambio di regime al fine di fermare l’ondata delle esecuzioni e la decennale oppressione del popolo iraniano, l’unica via percorribile è quella del pieno appoggio al CNRI e soprattutto al Piano in 10 Punti della sua presidente-eletta, Maryam Rajavi.
L’onorevole ha concluso con l’augurio che le riflessioni dei vari oratori vengano diffuse nelle varie sedi istituzionali, così da poter portare avanti una nuova politica che sia realmente a sostegno delle istanze del popolo iraniano.
La senatrice Cinzia Pellegrino ha ritenuto doveroso ringraziare il CNRI e i suoi membri, che quotidianamente lavorano per diffondere la verità sulla reale natura del regime, non permettendo che, come ci si può aspettare da un regime totalitario, inganni la politica occidentale con la sua continua disinformazione. La senatrice ha inoltre chiesto un momento di raccoglimento per le vittime della miniera “Madanjuy” a Tabas, in Iran.
È intervenuto anche il senatore Raffaele Speranzon, che ha dichiarato: “L’Iran è la culla di una cultura e civiltà millenaria, la cui grandezza viene minata da decenni dal regime iraniano. Ma gli iraniani traggono la forza per resistere grazie alla presenza di un movimento come quello del CNRI, che non permette al regime di portare avanti impunemente la sua repressione, diffondendo ogni giorno le reali istanze del popolo”.
Il senatore Marco Scurria ha affermato: “L’impegno del CNRI e dei suoi membri nel denunciare i crimini del regime e nel sostenere la lotta del popolo iraniano è costante e instancabile”. Il senatore ha poi rivolto un appello agli iraniani affinché non perdano la speranza, poiché anche quando la lotta sembra impossibile e lunghissima bisogna ricordare che “il vento della libertà non si fermerà mai e alla fine la vittoria sopraggiungerà”.
Roberto Rampi, già senatore della Repubblica, ha affermato: “L’occidente non valuta con il dovuto peso la minaccia rappresentata dal regime, non capendo che le vittime dei vari conflitti in corso nell’area sono anch’esse vittime del regime iraniano al pari dei cittadini giustiziati quotidianamente. Se prima non si comprende la reale minaccia rappresentata dal regime non si potrà mai parlare di un vero processo di pace nell’area mediorientale. È necessaria la nostra mediazione per poter direzionare le nuove politiche occidentali verso la strada del cambiamento, e ciò può avvenire solo con il sostegno al CNRI e al Piano in 10 Punti della Rajavi”.
L’onorevole Emanuele Pozzolo ha dichiarato: “Se fino a qualche tempo fa si potevano avere dubbi sulla natura brutale del regime, ora più che mai è noto a tutti che la testa del serpente che si insinua nella regione e che sostiene il terrorismo integralista si trova nell’Iran degli ayatollah. Ora è compito dell’Europa e dell’Occidente permettere al popolo di rovesciare quel regime che la politica di accondiscendenza ha tenuto in vita ostacolando la decennale lotta del popolo, e ciò può avvenire solo sostenendo la sua resistenza organizzata”.
Manuel Vescovi, già senatore della Repubblica, ha così concluso: “Ritengo che la battaglia del popolo iraniano sia anche la nostra, dato che la lotta per la libertà e la democrazia è universale. È una lotta difficile, soprattutto in Paesi come l’Iran, pertanto esprimo la mia profonda stima e il mio sostegno alla vostra causa”.
La conferenza ha indicato l’urgente necessità di una risposta globale alle gravi violazioni dei diritti umani in Iran. Gli oratori hanno chiesto all’unanimità di agire per fermare queste ingiustizie e di sostenere l’aspirazione alla libertà del popolo iraniano.
L’evento si è concluso con un forte impegno da parte di tutti i partecipanti a continuare a sostenere la giustizia e i diritti umani in Iran, rafforzando il messaggio che il popolo iraniano e il suo movimento di Resistenza sono determinati a rovesciare il regime repressivo e a raggiungere la libertà e la democrazia, sulla base del Piano in 10 Punti del CNRI, articolato dalla signora Rajavi, che chiede una repubblica libera, democratica e non nucleare, basata sulla separazione tra religione e Stato, sulla parità di genere e sull’abolizione della pena di morte.