venerdì, Marzo 29, 2024
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Iran: cancellato un concerto per la presenza di una musicista e per l’uso del termine “concerto”

Foto: Agenti in borghese del Ministero dell’Intelligence e la Sicurezza (MOIS) del regime iraniano e membri delle forze para-militari Basij, hanno fatto irruzione in una sala per concerti della città di Yazd a Maggio 2014.

CNRI – Le autorità del regime iraniano hanno cancellato almeno due concerti la scorsa settimana in Iran per la presenza di musiciste nel gruppo.

 

Domenica 12 ottobre, a molte musiciste non è stato permesso di apparire in scena accanto agli uomini durante un festival ufficiale ad Isfahan.

Le musiciste sono state costrette a sedersi a guardare mentre solo gli uomini si esibivano e al gruppo era stato promesso che gli sarebbe stato permesso di tenere un altro concerto in seguito.

Ma anche nell’altra sede alle donne non è stato permesso di salire sul palco e il concerto è stato annullato.

Ad un altro gruppo musicale non è stato permesso di esibirsi nella città di Mashhad il 9 e 10 Ottobre come previsto, nonostante avesse ottenuto un permesso ufficiale.

Le autorità hanno annullato il loro spettacolo per aver usato il termine “concerto”, quando hanno annunciato l’evento tramite SMS.

Le autorità hanno informato il gruppo, per telefono, che usare il termine “concerto” è proibito in questa città.

Questi non sono casi isolati di repressione contro i musicisti nell’Iran del regime teocratico al potere.

Lo scorso Dicembre in una lettera ad Ali Jannati, Ministro per la Guida Islamica (responsabile per la censura della stampa e delle arti), un gruppo di musicisti iraniani ha chiesto la fine della repressione contro i musicisti in Iran.

La lettera diceva: “La comunità musicale ha assistito ad un’impennata delle misure di sicurezza. I recenti arresti sono solo la punta dell’iceberg”.

“Dato che nella sua campagna elettorale Hassan Rouhani aveva promesso cambiamenti e una società aperta, la richiesta di una licenza per produrre musica non dovrebbe più essere necessaria. Inoltre si sperava che le donne, che rappresentano la metà della società, potessero tornare attivamente al mondo della musica. Purtroppo, non solo non c’è stato cambiamento, ma è stato provato che i fans della musica si sono ritrovati in prigione o nei centri di dentenzione”, hanno detto.

“Giovani che avevano impiegato le loro risorse ed energie per promuovere la musica, incarcerati per due mesi invece di essere incoraggiati”.

Infine il gruppo di musicisti ha chiesto il rilascio di tutti gli artisti arrestati nei mesi scorsi.

In base alle leggi misogine dei mullah, alle donne non è permesso di cantare in pubblico, né si possono mostrare in TV gli strumenti musicali.

 

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