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Il Terzo Comitato dell’ONU adotta una risoluzione che condanna le violazioni dei diritti umani in Iran

Maryam Rajavi chiede all’ONU di creare una commissione per indagare sul massacro del 1988 in Iran

Maryam Rajavi, Presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, ha accolto con favore la 64a risoluzione dell’ONU che condanna le violazioni dei diritti umani in Iran, adottata solo poche ore fa dal Terzo Comitato dell’ONU. E ha detto: “E’ giunto il momento che la comunità internazionale, e soprattutto il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, prenda misure efficaci e concrete contro il fascismo religioso al potere in Iran, per le sue palesi e sistematiche violazioni dei diritti umani in Iran, in particolare contro le brutali esecuzioni arbitrarie e di massa”.

Riferendosi all’appello al regime iraniano contenuto nella risoluzione “a lanciare un processo omnicomprensivo per l’accertamento della responsabilità, in risposta a tutti i casi di gravi violazioni dei diritti umani, compresi quelli imputabili alla magistratura e agli organi della sicurezza iraniana, e … di porre fine all’impunità per tali violazioni”, Maryam Rajavi ha sottolineato: “Il migliore esempio di gravi violazioni dei diritti umani in Iran è il massacro dei prigionieri politici del 1988, nel quale tutti gli organi e gli esponenti del regime teocratico, compreso Ali Khamenei, il presidente, la magistratura, il parlamento dei mullah e i più alti ufficiali delle agenzie per la sicurezza e l’intelligence, furono coinvolti e complici. Essi lo hanno difeso e finora sono rimasti immuni dalla punizione. Perciò, la comunità internazionale deve affrontare una enorme prova: indagare su questo enorme crimine contro l’umanità e perseguire i suoi responsabili”.

Parlando dei rapporti del Segretario Generale dell’ONU e dell’Inviato Speciale dell’ONU sulla situazione dei diritti umani in Iran, i quali hanno chiesto un’indagine indipendente ed esaustiva sul massacro del 1988 dei prigionieri politici in Iran, Maryam Rajavi ha anche sollecitato l’ONU a creare una commissione d’indagine per questo caso ed ha aggiunto: “Questo è il primo passo per porre fine all’impunità dei criminali che stanno governando l’Iran da 38 anni”.

Il Terzo Comitato dell’ONU ha espresso “grave preoccupazione per l’allarmante alta frequenza dell’imposizione e dell’esecuzione della pena di morte…  compresa l’imposizione della pena di morte ai minorenni e a persone che all’epoca del loro reato avevano meno di 18 anni, e le esecuzioni compiute per crimini che non vengono qualificati come crimini gravissimi e sulla base di confessioni estorte” ed ha chiesto al regime iraniano “di abolire, nella legge e nella pratica, le esecuzioni pubbliche”.

La risoluzione chiede inoltre al regime iraniano “di garantire, nella legge e nella pratica, che nessuno venga sottoposto a tortura o ad altre punizioni o trattamenti crudeli, disumani o degradanti” e lo ha esortato “a porre fine al diffuso e sistematico utilizzo delle detenzioni arbitrarie, ivi compreso l’utilizzo di tali pratiche per colpire cittadini stranieri o dalla doppia cittadinanza e di adottare, per legge e nelle pratica, garanzie procedurali per il rispetto degli standards sul giusto processo”.

La risoluzione chiede anche al regime iraniano “di affrontare la grave situazione delle condizioni nelle carceri, di eliminare la mancanza di accesso ad adeguate cure mediche e il conseguente rischio di morte per i prigionieri”, “di porre fine alle diffuse e gravi restrizioni, per legge e nella pratica, al diritto della libertà di espressione, di opinione, di associazione di pacifica assemblea, sia online che offline”, di “porre fine alle molestie, alle intimidazioni e alla persecuzione degli oppositori politici, dei difensori dei diritti umani, degli attivisti per i diritti delle donne e delle minoranze, dei leaders dei lavoratori, degli attivisti per i diritti degli studenti, degli accademici, dei registi, dei giornalisti, dei bloggers, degli utenti dei social media e degli amministratori delle pagine dei social media, degli operatori dei media, dei leaders religiosi, degli artisti, degli avvocati, delle persone e dei loro familiari appartenenti a minoranze religiose riconosciute e non”, “di rilasciare le persone arbitrariamente detenute per l’esercizio legittimo di questi diritti”, “di considerare l’annullamento di pene troppo dure, come la pena di morte e l’esilio interno a lungo termine, comminate per l’esercizio di queste libertà fondamentali e di porre fine alle rappresaglie contro gli individui che abbiano collaborato con gli organi delle Nazioni Unite per i diritti umani” e “di eliminare, nella legge e nella pratica, qualunque forma di discriminazione e di altre violazioni dei diritti umani nei confronti delle donne e delle bambine” e “di persone appartenenti a minoranze religiose, etniche, linguistiche o di altro tipo”.

Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana

14 Novembre 2017

 

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