Iran: condanna a morte del prigioniero politico Amin Farahavar
Appello internazionale per un’azione immediata a tutela dei prigionieri politici malati e condannati a morte
Giovedì 1° maggio 2025, il potere giudiziario del regime ha condannato a morte Amin Farahavar presso il Tribunale Rivoluzionario di Rasht. Amin è un prigioniero politico, sostenitore dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (PMOI/MEK) e poeta della provincia di Gilan, conosciuto con lo pseudonimo di Payman. La sentenza capitale è stata emessa in un’udienza presieduta dal giudice Ahmad Darvish-Goftar, senza la presenza di un avvocato.
Payman, 37 anni, è stato arrestato nell’agosto 2024 a Rasht. Dopo un periodo di interrogatori presso il Dipartimento dell’Intelligence, è stato trasferito nel reparto Misagh del carcere di Lakan ed è stato condannato a morte con l’accusa fabbricata dal regime di moharebeh (guerra contro Dio). In precedenza era già stato arrestato e incarcerato per le sue attività politiche.
Questo prigioniero politico soffre di complicazioni successive a un intervento alla cistifellea e di forti dolori nella zona operata. Durante gli interrogatori ha subito emorragie interne, ma gli è stata negata ogni cura medica.
La Resistenza Iraniana rinnova l’appello all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, al Consiglio per i Diritti Umani, al Relatore Speciale dell’ONU sulla situazione dei diritti umani in Iran e ad altre organizzazioni internazionali per i diritti umani affinché condannino le sentenze di morte emesse in Iran e intervengano con urgenza per salvare la vita dei prigionieri nel braccio della morte, in particolare di quelli malati.
Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
7 maggio 2025