
I sostenitori del CNRI organizzano una manifestazione contro le esecuzioni in Iran
Le Nazioni Unite e numerose organizzazioni internazionali ed europee per i diritti umani hanno condannato l’aumento delle esecuzioni in Iran e hanno espresso sostegno per 1.500 prigionieri in sciopero della fame nella prigione di Ghezel Hesar, Karaj.
Nel suo ultimo rapporto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Segretario generale Antonio Guterres ha espresso “profonda preoccupazione” per il peggioramento della situazione dei diritti umani in Iran, citando un forte aumento delle esecuzioni, torture diffuse, persecuzione delle minoranze e severe restrizioni alle libertà civili e politiche. Ha esortato la dittatura clericale a ” fermare immediatamente le esecuzioni, liberare i prigionieri politici e porre fine alle torture e alle punizioni crudeli.”
Inmates of Ward 2, Ghezel Hesar Prison, on hunger strike (Oct 14, 2025), call on @antonioguterres & the people of #Iran to help #StopExecutionsInIran.
They warn: “Today they kill us in prison — tomorrow it will reach the whole nation.” pic.twitter.com/JqomNMQIea— NCRI-FAC (@iran_policy) October 15, 2025
Secondo il Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana (NCRI), il numero di esecuzioni effettuate sotto la dittatura clericale ha raggiunto oltre i 2.000 casi nei quattordici mesi e mezzo, da quando Masoud Pezeshkian ha assunto la presidenza, compresa una serie di impiccagioni di massa a metà ottobre 2025. I gruppi per i diritti umani riferiscono che molte condanne a morte sono state emesse dopo brevi processi basati su confessioni forzate, spesso senza avvisare le famiglie o gli avvocati.
Lo sciopero della fame di 1.500 prigionieri nel braccio della morte nella prigione di Ghezel Hesar ha suscitato un’ondata di solidarietà internazionale. Il Comité français pour un Iran démocratique (CFID) ha lanciato un appello pubblico intitolato “Non à l’exécution – Écoutons la voix des prisonniers d’Iran”, esortando le Nazioni Unite, l’Unione europea e il Consiglio per i diritti umani a intervenire senza indugio, sottolineando che “le vite di 1.500 persone sono in pericolo reale – ogni ora conta.”
Anche i Nouveaux Droits de l’Homme France, guidati da Pierre Bercis, hanno invitato le Nazioni Unite e le istituzioni europee ad agire rapidamente, affermando: “Siamo collettivamente responsabili del destino di questi esseri umani nel braccio della morte. Nel Parlamento francese, Christine Arrighi, presidente del comitato parlamentare per un Iran democratico, ha condannato le esecuzioni come “un’arma politica di terrore nelle mani di un regime che si avvicina alla sua fine.”
Anche l’Associazione dei medici e farmacisti iraniani in Italia ha espresso sostegno ai prigionieri in sciopero, avvertendo che la dittatura clericale si sta “avvicinando alla sua inevitabile fine mentre si aggrappa alle esecuzioni e alle torture “e ha esortato gli organismi internazionali a prevenire” un’altra tragedia come il massacro del 1988.”
Insieme, queste dichiarazioni coordinate formano una risposta internazionale unificata che richiede un intervento immediato per salvare la vita dei prigionieri di Ghezel Hesar e per fermare l’espansione della campagna di esecuzione dell’Iran.
