Amnesty International ha lanciato un appello urgente per fermare l’esecuzione di sei uomini iraniani condannati a morte dopo un processo funestato da accuse di tortura e gravi violazioni del diritto al giusto processo. Gli uomini, Abolhassan Montazer, Akbar (Shahrokh) Daneshvarkar, Babak Alipour, Mohammad Taghavi Sangdehi, Pouya Ghobadi e Vahid Bani Amerian, sono stati condannati per “ribellione armata contro lo Stato” (baghi) dalla Sezione 26 della Corte rivoluzionaria di Teheran nell’ottobre 2024. Amnesty International ha descritto la loro detenzione e il loro processo come emblematici dei processi profondamente iniqui della magistratura iraniana.
I sei uomini, di età compresa tra 31 e 65 anni, sono stati arrestati tra dicembre 2023 e febbraio 2024 nelle province di Teheran e dell’Azerbaijan occidentale. Sono stati accusati di affiliazione all’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI). Durante gli interrogatori nella famigerata prigione di Evin a Teheran, sono stati sottoposti a gravi torture, tra cui percosse, fustigazioni, minacce di morte e prolungato isolamento. Con questi metodi sono state estorte “confessioni” forzate, che sono state poi utilizzate contro di loro in tribunale.
Abolhassan Montazer, Akbar (Shahrokh) Daneshvarkar, Babak Alipour, Mohammad Taghavi Sangdehi, Pouya Ghobadi & Vahid Bani Amerian are at risk of execution in Iran following a grossly unfair trial. Their death sentences must be intermediately quashed! https://t.co/SIWHPu1xbi https://t.co/8wDgcqpDLY pic.twitter.com/dwtJU0XlHV
— Amnesty Iran (@AmnestyIran) January 24, 2025
Amnesty International riferisce che alcuni imputati hanno incontrato i loro avvocati per la prima volta durante una singola sessione di due ore. Diversi imputati hanno testimoniato in tribunale che le loro confessioni erano state ottenute sotto tortura, ma la corte ha ignorato queste accuse e si è rifiutata di indagare.
Problemi di salute e trattamento
Ai detenuti è stata negata un’adeguata assistenza medica, esacerbando le condizioni di salute causate dalla tortura e dalle cattive condizioni carcerarie. Vahid Bani Amerian, ad esempio, ha riportato ferite agli occhi durante il suo arresto, e Abolhassan Montazer ha sofferto di forti dolori al petto e ai polmoni a causa delle percosse e dell’esposizione a temperature gelide in celle non riscaldate. Anche Pouya Ghobadi e Mohammad Taghavi Sangdehi sono stati sottoposti a lunghi interrogatori mentre venivano loro negati farmaci essenziali.
Il caso evidenzia una tendenza crescente in Iran, dove le autorità utilizzano sempre più la pena di morte come strumento per reprimere il dissenso. Dopo la rivolta del 2022 e continuata fino al 2024, i tribunali iraniani, in particolare le Corti rivoluzionarie, hanno emesso dure condanne, tra cui la pena di morte, contro manifestanti, dissidenti e minoranze etniche in procedimenti ampiamente condannati come ingiusti.
🧵Amid a horrific execution spike in Iran, Amnesty International calls on Iranian authorities to immediately halt the executions of Behrouz Ehsani, 69, and Mehdi Hassani, 48, who were notified last week that their death sentences have been upheld by the Supreme Court. 1/3 pic.twitter.com/UQhAYNJnQs
— Amnesty Iran (@AmnestyIran) January 16, 2025
L’appello all’azione di Amnesty International
Amnesty International ha esortato le autorità iraniane a:
1. Sospendere immediatamente le esecuzioni dei sei uomini.
2. Annullare le loro condanne a morte, poiché la loro detenzione è arbitraria e viola gli standard internazionali di un giusto processo.
3. Condurre un’indagine indipendente sulle accuse di tortura e perseguire i responsabili.
4. Garantire che i detenuti abbiano accesso a cure mediche adeguate e consentire loro contatti significativi con le famiglie e con i consulenti legali.
5. Imporre una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena di morte.
L’organizzazione ha inoltre invitato la comunità internazionale a intensificare la pressione sulle autorità iraniane affinché affrontino queste violazioni e proteggano i diritti di tutti i detenuti.
Urgenza di azione
Amnesty International avverte che il tempo a disposizione per impedire le esecuzioni sta per scadere. L’organizzazione ribadisce che la pena di morte è una violazione del diritto alla vita sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e costituisce la punizione più crudele, disumana e degradante.
Questo caso rappresenta un altro esempio dell’abuso sistematico della pena di morte e del disprezzo per i diritti umani da parte dell’Iran. Mentre la comunità internazionale continua a condannare queste pratiche, Amnesty International indica la necessità di un’azione immediata per salvare le vite di questi sei uomini e impedire ulteriori ingiustizie nel sistema giudiziario iraniano.