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Campo Ashraf : Conferenza internazionale a Parigi, Ostacoli da parte dell’Iraq a una soluzione pacifica alla crisi di Ashraf

e approvazione della proposta della signora Rajavi per una conferenza presieduta dal Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite, con i rappresentanti di USA, UE, Parlamento Europeo e residenti di Ashraf presenti.

• Signora Rajavi: Attraverso le Nazioni Unite e in particolare il Rappresentante Speciale del Segretario Generale, la comunità internazionale può fornire le garanzie di base necessarie per i residenti di Ashraf.

In una conferenza internazionale tenutasi a Parigi venerdì 6 gennaio, su invito del CFID (Comitato Francese per la Democrazia e i diritti umani in Iran), numerose illustri personalità americane ed europee hanno messo in guardia circa gli ostacoli e la mancata collaborazione da parte del regime iraniano e del governo iracheno per garantire una soluzione pacifica per Camp Ashraf, dove i membri dell’opposizione iraniana risiedono in Iraq. Condannando questi ostacoli, la conferenza ha approvato una proposta della signora Maryam Rajavi per una conferenza speciale da tenere a Parigi, Bruxelles o Ginevra, che sia presieduta dal Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU per l’Iraq, e con la partecipazione di lei stessa o di rappresentanti di Camp Ashraf, di autorevoli funzionari iracheni, dell’ambasciatore Daniel Fried, rappresentante speciale del Segretario di Stato Clinton per Camp Ashraf, del rappresentante dell’ambasciata USA a Baghdad per Camp Ashraf, dell’ambasciatore Jean de-Ruyt, inviato speciale della baronessa Ashton per Camp Ashraf, di un rappresentante dell’ACNUR, del vicepresidente del Parlamento Europeo dottor Alejo Vidal Quadras e del parlamentare europeo Struan Stevenson. I relatori hanno condannato il fatto che il governo iracheno ha impedito a una rappresentanza dei residenti di Ashraf di prendere parte a discussioni sulla loro sorte, e hanno ribadito che la conferenza proposta dalla signora Rajavi potrebbe risultare in un testo concordato dai residenti di Ashraf sulle necessità e sulle modalità di trasferimento ovviando in tal modo in qualche misura a tale deplorevole esclusione.
I relatori della conferenza sono stati: Maryam Rajavi, presidente-eletto della Resistenza iraniana; il governatore Howard Dean, ex governatore del Vermont, presidente del Comitato Nazionale del Partito Democratico (2005-2009) e candidato alla presidenza degli Stati Uniti (2004); Tom Ridge, primo Segretario alla Sicurezza Interna degli Stati Uniti (2003-2005); Louis Freeh, già direttore del Federal Bureau of Investigation – FBI (1993-2001); il governatore Ed Rendell,  già presidente del Comitato Nazionale del Partito Democratico (1999-2001) e governatore della Pennsylvania (2002-2011); il giudice Michael Mukasey, Procuratore Generale degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Bush (2007-2009); l’ambasciatore Mitchell Reiss, ex direttore della Pianificazione delle politiche al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti; il generale James Conway, già comandante del Corpo dei Marines (2006-2010); Patrick Kennedy, già deputato alla Camera dei Rappresentanti (1995-2011); il generale Chuck Wald, ex Vice Comandante del Comando Europeo degli Stati Uniti; il generale David Phillips, già comandante della Polizia Militare degli Stati Uniti (2008-2011); il professor Alan Dershowitz, uno dei più importanti sostenitori dei diritti individuali e l’avvocato penalista più noto nel mondo; l’ambasciatore Dell Dailey, già capo dell’Ufficio antiterrorismo del Dipartimento di Stato (2007-2009); il colonnello Wesley Martin, ex ufficiale superiore della Forza Anti-terrorismo per tutte le Forze della Coalizione in Iraq e comandante della Base Operativa Avanzata di Ashraf; il professor Ruth Wedgwood, titolare della cattedra di Diritto Internazionale e Diplomazia presso la John Hopkins University; Philippe Douste-Blazy, ex ministro degli Esteri francese (2005-2007) e attuale consigliere speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite; Alain Vivien, ex sottosegretario di Stato francese per gli Affari Europei; Rita Süssmuth, ex presidente del Bundestag tedesco; Günter Verheugen, già Commissario europeo (1999-2010); e il senatore italiano Lucio Malan.

 

Maryam Rajavi, presidente-eletto della Resistenza iraniana, ha salutato i magnifici risultati della campagna in difesa di Ashraf, che ha sventato le trame del fascismo religioso al potere in Iran per il massacro dei residenti di Ashraf, e ha detto: “Il tentativo da parte delle Nazioni Unite di risolvere la crisi di Ashraf ha ottenuto sostegno internazionale. Tuttavia, il regime dei mullah ricorre a continue provocazioni per disturbare la situazione e distruggere la soluzione raggiunta. Nel frattempo, il governo iracheno sta ripetutamente violando i propri impegni con le Nazioni Unite, ad esempio: impedendo ai residenti di trasferire le loro proprietà, in particolare i loro veicoli, nella nuova sede; riducendo l’area di Camp Liberty da 40 chilometri quadrati a meno di 1 chilometro quadrato; installando alte mura di cemento e praticamente trasformando il sito in una prigione. L’obiettivo del lancio di razzi, dei dispositivi di disturbo delle comunicazioni, delle stazioni di spionaggio, dell’adunata quotidiana di agenti del Ministero dell’Intelligence dei mullah e della Forza Qods, delle minacce agli abitanti e del saccheggio delle loro proprietà è quello di costringere i residenti a trasferirsi in un luogo che sarebbe effettivamente una prigione. Tuttavia qualsiasi pressione diretta o indiretta sui residenti per un trasferimento forzato e perché accettino condizioni di detenzione è una linea rossa per loro, e il regime iraniano è dietro tali azioni”.
In una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite, firmata da tutti i residenti, questi hanno scritto: “L’attuale piano di trasferirci viene svolto sotto costrizione, contro la nostra libera scelta e volontà, e mentre non abbiamo le minime garanzie per la nostra salvezza e sicurezza. Nel riaffermare il nostro pieno rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Iraq e la nostra volontà di lasciare l’Iraq appena ne avremo l’opportunità, vi esortiamo a garantire che tutti i nostri diritti siano rispettati in conformità con la IV Convenzione di Ginevra, in particolare il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza, secondo il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto internazionale umanitario”.
La signora Rajavi ha detto che il ritardo di cinque mesi nel cominciare il lavoro dell’ACNUR ad Ashraf è assolutamente inaccettabile e incomprensibile e in palese contraddizione della scadenza e degli sforzi accelerati per la partenza dei membri dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (OMPI) dall’Iraq. Subordinare il lavoro dell’ACNUR al trasferimento dei residenti a Camp Liberty è chiaramente la richiesta del regime iraniano, il cui obiettivo è quello di cancellare i residenti di Ashraf, invece di trasferirli in Paesi terzi. Ci sono attualmente più di 1.000 ex prigionieri politici e quasi 1.000 rifugiati provenienti da Paesi terzi ad Ashraf, i cui casi l’ACNUR potrebbe agevolare immediatamente. Tuttavia, questo processo è stato ritardato dal mese di agosto, quando l’Alto Commissario Antonio Guterres scrisse al Primo Ministro dell’Iraq.
Il presidente-eletto della Resistenza iraniana ha ribadito che indubbiamente la comunità internazionale, attraverso le Nazioni Unite e in particolare il Rappresentante Speciale del Segretario Generale, potrebbe – se lo desiderasse e scegliesse – difendere i valori dei diritti umani che ha detto essere il suo punto principale e fornire le garanzie minime necessarie per i residenti di Ashraf.
Maryam Rajavi ha aggiunto: “Sebbene gli sforzi dell’Occidente per imporre sanzioni contro il regime iraniano siano un passo positivo, tuttavia questa non è la risposta alla minaccia nucleare del regime. Nessuna politica può essere efficace contro il banchiere centrale del terrorismo, a meno che non persegua un cambiamento di quel fascismo religioso, e nessun fattore è stato più efficace nel prolungare la durata di quel regime che l’etichetta terroristica contro la sua principale opposizione”.
Il governatore Dean ha dichiarato: “Gli Stati Uniti sono non solo moralmente, ma legalmente, responsabili per ciò che accade ai 3.400 civili disarmati a Camp Ashraf. Ciascuno dei residenti ha una carta dal governo degli Stati Uniti che dice che si assumeranno la responsabilità di proteggerli. […] Credo che abbiamo l’obbligo legale di cancellare dalla lista [delle organizzazioni terroristiche straniere] il MEK (OMPI)”.
Il governatore Ridge ha detto: “I residenti di Ashraf hanno richieste molto legittime. […] La nuova sede (Camp Liberty) non sembra un campo di reinsediamento. Sembra più una prigione”.

Il governatore Rendell ha detto: “Dovremmo avere chiesto perché i residenti non sarebbero potuti restare a Camp Ashraf fino a quando il processo di trasferimento per andare in Paesi terzi fosse completato. E perché quando abbiamo ricevuto cattive risposte non abbiamo detto no? Qual è stata la ragione per andare da un sito di 40 chilometri quadrati a uno di 1 chilometro quadrato? “
Secondo l’ambasciatore Bolton, “occorre far capire all’ONU che la sua responsabilità primaria non è verso il governo iracheno, ma verso i residenti di Camp Ashraf”.
Il giudice Mukasey ha detto: “Siamo giunti a questo punto perché Nuri al-Maliki ha stabilito una scadenza del tutto arbitraria per la rimozione dei residenti di Camp Ashraf”.
Louis Freeh ha detto: “Non c’è stata alcuna riflessione sull’attuazione del piano di trasferire i residenti di Ashraf a Camp Liberty, dove non ci sono infrastrutture o strutture, né acqua né elettricità”.
Gli oratori hanno accolto con favore le posizioni responsabili e accomodanti della signora Rajavi e della leadership di Camp Ashraf per evitare ulteriori spargimenti di sangue. Hanno sottolineato che l’impedire ai rappresentanti di Ashraf di partecipare ai negoziati e il non accettare la proposta della signora Rajavi di un suo viaggio a Baghdad per prendere parte ai negoziati mirano a ridurre anche il ruolo delle Nazioni Unite a quello di facilitatore inefficace, in modo che nel passaggio successivo possano essere usate come uno strumento per organizzare un trasferimento forzato. Ciò significa raggiungere lo stesso crudele obiettivo di ripetere lo spargimento di sangue, ma con una copertura delle Nazioni Unite.
Gli oratori hanno anche rivelato una lunga lista di casi di offuscamento e violazioni da parte dell’Iraq dei propri impegni, cosa che ha svelato l’intento del governo iracheno. Alcune di tali violazioni sono: l’impedimento da parte del governo iracheno di un viaggio dall’ambasciatore Jean de Ruyt in Iraq e ad Ashraf, vari sforzi per coinvolgere il regime iraniano nella questione di Ashraf, la riduzione delle dimensioni dell’area assegnata ai residenti di Ashraf a Camp Liberty da 40 chilometri quadrati a meno di 1 chilometro quadrato, la libertà d’azione per gli agenti del ministero dell’Intelligence iraniano e della Forza Qods intorno ad Ashraf, le minacce costanti per i residenti e il continuo divieto di ingresso ad Ashraf per parenti e avvocati dei residenti.

Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
6 gennaio 2012

 

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