martedì, Marzo 19, 2024
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Come interpretare i recenti avvertimenti dell’IRGC ( Pasdaran ) contro il Mojahedin del Popolo ( MEK ) in Iran

La famigerata Autorità di intelligence delle Guardie Rivoluzionarie (IRGC) ha rilasciato una dichiarazione “significativa” rivolta al “popolo iraniano” in cui diffida da qualsiasi cooperazione con l’opposizione iraniana, l’organizzazione Mojahedin del Popolo (MEK). Tra le proteste diffuse, questa dichiarazione ha suscitato diverse interpretazioni.
“Qualora veniate raggiunti da comunicazioni sospette, che richiedano azioni quali azioni di sabotaggio, l’incendio di luoghi, insegne e simboli o la realizzazione di graffiti, lo scatto di foto e la ripresa di specifici luoghi militari e religiosi, o l’organizzazione di raduni e dimostrazioni e così via, (siate consapevoli che) si tratta di comunicazioni provenienti dal MEK”. Pertanto, informate l’unità di intelligence dell’IRGC più vicina o il quartier generale dell’organizzazione di intelligence dell’IRGC”, si legge nella dichiarazione.
Fin dall’inizio della rivolta nazionale, le autorità hanno espresso il loro timore nei confronti del MEK e del suo impatto sulla società.

“Ieri uno dei miei amici mi ha raccontato una cosa che mi ha fatto soffrire. Ha detto di aver incontrato per strada uno di questi rivoltosi e gli ha chiesto se odiasse di più la Repubblica islamica o gli ipocriti. Il ragazzo ha risposto al mio amico: “Prima di tutto, non si chiamano ipocriti. Si chiamano Mujahedin-e Khalq (MEK). In secondo luogo, cosa hanno fatto di male?”, ha riportato lo scorso 5 novembre la rete televisiva statale Ofogh citando Hossein Sazoor, noto sostenitore del regime.
Altri funzionari, come Esmail Khatib, ministro dell’Intelligence e della Sicurezza, hanno confermato che le proteste sono organizzate e guidate da gruppi ben organizzati.
“Le recenti rivolte presentano delle dinamiche più complesse di quanto accaduto nelle proteste passate. Piccoli gruppi avrebbero dato vita ad azioni di protesta con modalità rapide e decise. Erano perfettamente organizzati e con una strategia precisa. È interessante notare che, una volta iniziata la manifestazione, tali gruppi lasciavano immediatamente la scena per avviare un’altra protesta in un’altra zona”, ha dichiarato Khatib in un’intervista rilasciata al sito Web della Guida Suprema del regime, Ali Khamenei il 9 novembre scorso.
La teocrazia al potere in Iran ha cercato per molti anni di dipingere l’opposizione iraniana come un “gruppo di nicchia” con “scarso o nullo sostegno popolare”. Questa campagna di denigrazione è andata di pari passo con la brutale repressione dei sostenitori del MEK, in particolare le esecuzioni di massa degli anni Ottanta.
Ma subito dopo le prime grandi proteste iraniane del 2018, Khamenei ha dovuto riconoscere il ruolo del MEK nell’organizzazione delle manifestazioni anti-regime. Da allora, Khamenei e gli altri alti funzionari continuano a mettere in guardia sui “pericoli” posti dal MEK.
Con la crescente popolarità dei Social, la propaganda a senso unico del regime clericale è giunta al termine. Assistendo alla crescente tendenza dei giovani di avvicinarsi al MEK e alla sua rete di Unità di Resistenza, Teheran ha intensificato le iniziative sui social media per offuscare l’immagine del MEK.

Iran 2022: le Unità di Resistenza del MEK fanno passi da gigante in Iran.
Un recente rapporto stilato dalla Resistenza iraniana ha svelato come, dall’inizio della rivolta nazionale, la macchina propagandistica di Teheran si sia concentrata sull’attacco al MEK, sperperando le risorse del Paese per diffamare la sua valida alternativa sia nella realtà che sui social media.
“The Iranian regime has also officially acknowledged having deployed tens of thousands of fake social media accounts to disguise as dissident groups or individuals while trashing the organized resistance and trying to delegitimize those who truly advocate regime change,” reads the report in part.
Se il MEK è davvero un “gruppo marginale” senza futuro, perché Teheran dovrebbe stanziare risorse così ingenti per infangare la sua immagine? Inoltre, se il MEK non gode di un sostegno popolare, chi accetterebbe di portare avanti le sue richieste attraverso una telefonata o un messaggio sui social media, soprattutto quando ciò avrebbe pesanti conseguenze per loro?

Teheran ha una lunga storia di tentativi falliti nel contrastare la crescente popolarità della sua valida alternativa.
Nel 1981, l’allora leader supremo del regime, Ruhollah Khomeini, chiese insistentemente alla gente di “spiare” il MEK. Definendo se stesso e il suo regime “Islam”, disse: “Quando l’Islam è in pericolo, bisogna preservarlo anche mentendo. Per preservare lo Stato sacro, vi è permesso persino di bere alcolici, e dovete mentire”.
Khomeini trovò infine la soluzione nel massacro di decine di migliaia di membri e sostenitori del MEK, come l’esecuzione di oltre 30.000 prigionieri politici in pochi mesi nel 1988. Ma cosa potrebbe fare ora Khamenei?
L’emissione di una dichiarazione anti-MEK non salverà il regime. Dopo quattro decenni di oppressione, l’instabile società iraniana desidera un cambiamento. Anzi, si appresta a diventare un movimento per il cambiamento e rifiuta qualsiasi ritorno alle dittature del passato o all’attuale fascismo religioso.
Privi di qualsiasi soluzione reale, Khamenei e il suo regime si aggrappano ad ulteriori brutalità sul proprio popolo e a fallimentari tentativi di infangare l’immagine del MEK cercando disperatamente di scongiurare le minacce alla sua stessa esistenza rappresentate dall’attuale rivoluzione, guidata dalla Resistenza iraniana.

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