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Lasciare agire le forze dell’opposizione iraniana

 Lasciare agire le forze dell'opposizione iraniana
 Parigi, 27 gennaio 2005
 Scritta da Maryam Rajavi

Cosa deve fare il mondo contro le sfide del regime iraniano con il suo sostegno costante al terrorismo, la sua ingerenza crescente in Iraq e la sua ricerca senza limiti delle armi atomiche? Oggi gli approcci esistenti in questa materia vanno dalla speranza di rafforzare i "moderati", all’invasione militare. Ma la migliore opzione resta quello di  un cambiamento da parte degli iraniani e del suo movimento di resistenza organizzata.

Una guerra non è necessaria; nessuno  vuole vedere un Iraq bis svolgersi in Iran. Ma la politica di condiscendenza  e di compiacimento che ha disegnato la politica riguardo all’Iran dei due lati dell’Atlantico per venti anni, è un disastro che ha rafforzato le fazioni più radicali della teocrazia al potere.

 Il fallimento di  non  avere potuto isolare una dittatura religiosa decisa a propagare il suo tipo virulento d’integralismo islamico ed acquisire armi nucleari, ha condotto al vicolo cieco attuale. Ormai, i missili di Teheran, capaci di portare armi di distruzione massa, possono raggiungere l’est ed il sud dell’Europa.
 
Nessuna concessione dissuadere i mullah da perseguire i loro obiettivi disastrosi. Alcuni giorni fa dopo avere firmare un accordo con la Gran Bretagna, la Francia e la Germania per sospendere temporaneamente le attività d’arricchimento d’uranio, l’ex e potente presidente, Akbar Hashemi Rafsandjani ha affermato che "Teheran sarà presto membro del club nucleare e riprender il suo arricchimento tra sei mesi o poco più tardi".
 
La politica di condiscendenza  e di compiacimento non  neppure riuscita a realizzare il Presidente Mohammad Khatami ed il suo campo, chiamati come "moderati" in occidente. Oggi, la fazione  estrema predomina il establishment politico ed i Passdaran della rivoluzione controllano la maggior parte delle leve del potere, fra cui il Parlamento.
 Ma esiste un’altra soluzione: la democrazia.
 
Più di mille  studenti che hanno lanciato slogan ostili al regime durante un discorso di Khatami all’università di Teheran il mese scorso sono la prova che gli iraniani vogliono un cambiamento radicale e totale del regime.

 Come primo passo in questa direzione, i governi occidentali non devono fornire un aiuto alla teocrazia al potere.  significa ritirare l’etichetta di terrorista attaccato all’organizzazione del Mojahedin del popolo. Il gruppo la forza assiale della più grande coalizione dell’opposizione iraniana, il Consiglio Nazionale della Resistenza, che ha rivelato i piani nucleari, balistici e terroristici di Teheran.

 Nel 1997, il dipartimento di Stato americano aveva messo i  Mojahedin del popolo sull’elenco delle organizzazioni straniere terroristiche in un gesto di buona volontà in relazione a Khatami, il nuovo presidente iraniano. Tuttavia, dopo un’indagine di sedici mesi in Iraq, dove il gruppo è presente lungo la  frontiera con l’Iran da diciotto anni, gli Stati Uniti hanno stabilito che i suoi membri sono "persone protette sotto la quarta convenzione di Ginevra" e che non esisteva alcun’accusa al loro carico.

Lungo gli anni passati, molti parlamentari americani ed i loro omologhi in Europa, che ricordano le dimensioni delle radici popolar-religiosi del gruppo in Iran, hanno qualificato Mojahedin del popolo un movimento di resistenza legittima e d’antitesi all’integralismo islamico, sottolineando che occorreva ritirarli dall’elenco del terrorismo. In novembre, la conferenza internazionale dei giuristi, che ha raccolto 500 giuristi dei diritti dell’uomo a Parigi, ha
dichiarato che la presenza dell’organizzazione sull’elenco nero era una violazione della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, del diritto fondamentale alla difesa ed alla presunzione d’innocenza.

 La resistenza iraniana si è impegnata a tenere elezioni libere ed eque tra i sei mesi che seguiranno il cambiamento del regime, per eleggere un’assemblea costituzionale e trasferire la gestione del potere ai rappresentanti eletti dal popolo. La resistenza Iraniana desidera un Iran pacifico senza armi di distruzione massa, in buoni rapporti con i suoi vicini e dedicato all’amicizia nella Comunità Internazionale.

  Cinquanta anni dopo il colpo di Stato che ha rovesciato il governo eletto di Mohammad Mossadegh, la sorte ha rimesso gli Stati Uniti ad un bivio della storia. Questa volta, contrariamente al 1953, gli Stati Uniti devono identificarsi con il popolo iraniano e la loro aspirazione alla libertà, la democrazia ed uno Stato secolare laico. Solo tale programma può garantire una pace duratura e la stabilità in Medio Oriente.

(Maryam Rajavi è presidente del Consiglio Nazionale della Resistenza
Iraniana)

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