
I primi a trasferirsi hanno definito il proprio gesto una dimostrazione di buona fede, che sperano permetterà loro di lasciare l’Iraq in modo pacifico. Tre quarti di loro sono uomini, tra cui un settantenne. Nessuno di loro avrebbe voluto lasciare il campo in cui vive da decenni, ma ha acconsentito quando i leader hanno cercato volontari. I dissidenti hanno raccontato di essere stati perquisiti per quasi un giorno intero, prima di poter lasciare Camp Ashraf, e poi di nuovo prima di entrare a Camp Liberty. “E’ stato un trattamento umiliante e degradante”, ha detto Bahzad Saffari, 50enne che viveva nel campo dal 2003. E sul nuovo sito, ha detto: “E’ terribile, totalmente diverso dalle foto che ci sono state mostrate”. La ex base militare Camp Liberty sarà rinominata Camp Hurriyah, che in arabo significa appunto libertà. Si trova vicino all’aeroporto internazionale di Baghdad ed è stata una base americana fino al ritiro dell’esercito del Paese. Gli esuli temono che sarà una “prigione” e che sarà loro impedito di muoversi. Inoltre, dicono che mancano acqua potabile, servizi di sicurezza e sanitari.
Il governo di Baghdad resta rigido sulle proprie posizioni: “Rifiutiamo la presenza di questa organizzazione indesiderata sul nostro territorio perché viola la sovranità dell’Iraq”. Lo ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale del governo iracheno, Faleh al-Fayadh, aggiungendo che gli esuli sono illegalmente nel Paese e che il trasferimento di oggi è l’inizio dell’espulsione. “L’Iraq ha ereditato un numero di problemi e legami dall’ex regime, che colpiscono il Paese e sono causa di tensione per le relazioni con le nazioni vicine”, ha concluso al-Fayadh parlando ai giornalisti.
L’Onu, intanto, chiede a Paesi terzi di accogliere gli iraniani. “E’ chiaro che per i residenti di Camp Ashraf non c’è futuro all’interno dell’Iraq”, ha dichiarato l’inviato delle Nazioni Unite in Iraq, Martin Kobler, ai giornalisti. “E’ meglio per loro trovare una nuova sistemazione all’esterno, in un Paese terzo”, ha aggiunto, affermando che “si dovrebbe aprire una nuova pagina tra gli ospiti di Camp Ashraf e il governo iracheno”. La missione Onu in Iraq ha tentato di ricollocare i dissidenti in altri Paesi e il segretario generale Ban Ki-moon ha chiesto ai Paesi membri di accogliere quelli che ne abbiano diritto. Il ritorno in Iran infatti è improbabile, a causa della loro opposizione al regime. Sinora a meno di 30 persone è stato concesso asilo, ha fatto sapere il portavoce di Camp Ashraf, Shahriar Kia.