Maryam Rajavi: “Donne pioniere e una generazione di uomini che vogliono la libertà e l’uguaglianza”
Una conferenza internazionale si è tenuta a Tirana, in Albania, in occasione della Giornata Internazionale della Donna
Vi hanno preso parte Maryam Rajavi, personalità politiche e attivisti del movimento per l’uguaglianza provenienti da vari paesi. La conferenza dal titolo “Le donne nella leadership politica” ha ospitato discorsi sulla minaccia della tirannia fondamentalista e misogina dei mullah in Iran, sulla resistenza delle donne contro il regime e del ruolo di apripista dell’avanguardia delle eroine di Ashraf. Maryam Rajavi ha fatto le seguenti dichiarazioni alla conferenza.
Mie care sorelle!
Miei cari compatrioti che anelate alla libertà e all’uguaglianza in Iran,
Care donne coraggiose che resistete da prigioniere politiche,
Donne e uomini amanti della libertà del movimento per l’uguaglianza,
Mi congratulo con tutti voi in questa Giornata Internazionale della Donna!
Vorrei anche salutare le migliaia di donne coraggiose torturate o giustiziate dal regime teocratico nel corso della loro lotta contro il velayat-e faqih.
Sono lieta che quest’anno celebriamo la Giornata Internazionale della Donna in presenza di un gruppo di 1000 pioniere di Ashraf, la cui protezione dagli attacchi del regime teocratico è stato il risultato degli sforzi e della lotta delle nostre sorelle negli anni precedenti.
Il trasferimento in sicurezza del PMOI da Camp Liberty e fuori dall’Iraq, ottenuto collettivamente da tutta l’organizzazione, è stato un grosso colpo per il regime dei mullah. Come dimostrato dai loro feroci attacchi missilistici, loro volevano distruggere la forza cardine dell’alternativa al loro regime. Ma hanno fallito. Detto questo vorrei porgere i miei più calorosi ringraziamenti al governo e al popolo dell’Albania per la loro grande iniziativa. Essi hanno così presentato l’Albania come un esempio di libertà e di umanità nel mondo di oggi.
E devo anche ringraziare sinceramente le onorevoli donne ispiratrici di tutto il mondo, molte delle quali sono presenti qui oggi, che hanno dato il loro incalcolabile sostegno e assistenza alle donne di Ashraf.
La solidarietà dimostrata alle mille donne di Ashraf negli ultimi anni, è stato uno dei più brillanti ed efficaci progetti delle donne e uno dei più gloriosi movimenti di solidarietà del mondo. Io saluto tutte queste care sorelle che hanno partecipato a questa campagna di solidarietà. Vorrei approfittare di questa opportunità per ringraziare i sostenitori iraniani di Ashraf, che hanno avuto un ruolo-chiave in questa lotta. Mi aspetto che continuino ad accrescere i loro sforzi a sostegno della lotta delle donne iraniane, per la loro libertà ed uguaglianza.
Cari amici,
I popoli del mondo conoscono il regime iraniano per la sua esportazione del terrorismo, della guerra e del fondamentalismo e per i suoi tentativi di ottenere armi nucleari. E alla fine, due fatti importanti sono passati sotto silenzio.
Primo: il fatto che il regime iraniano, oltre ad esportare il terrorismo e il fondamentalismo nella regione, è il primo difensore della misoginia in quei paesi, perciò deve essere considerato come la minaccia più pericolosa per le conquiste delle donne nel mondo di oggi.
Secondo: il fatto che queste donne coraggiose hanno avuto un ruolo significativo nella lotta contro i fondamentalisti al potere in Iran. Le donne sono quelle maggiormente colpite dalla repressione in Iran e ciò rivela la tattica difensiva del regime contro la minaccia esistenziale che sente provenire dalle donne.
L’imposizione del velo obbligatorio per le donne e la loro palese discriminazione nel campo dell’istruzione e dell’occupazione, sono solo tentativi di incatenare le donne, altrimenti i mullah non riuscirebbero a preservare il loro potere e verrebbero abbattuti da queste donne e dall’azione di tutta la popolazione iraniana.
Dall’altro lato, le donne hanno dimostrato il loro ruolo efficace e crescente nella lotta contro la tirannia religiosa dei mullah, ad esempio negli episodi di scontri con le Guardie Rivoluzionarie, con la loro resistenza senza precedenti nelle camere della tortura e nelle carceri del regime, attraverso la loro presenza nelle prime file delle manifestazioni anti-regime, nell’organizzare le proteste degli insegnanti, degli operai e degli altri strati della società, nell’organizzare e guidare un movimento internazionale, sociale e politico contro il fascismo religioso al potere in Iran, nonché con la loro attiva assunzione di responsabilità nel movimento organizzato della Resistenza Iraniana.
Il punto a cui voglio arrivare è che per decenni, la lotta delle donne e la Giornata Internazionale della Donna si sono concentrate ed hanno avuto come obbiettivo, l’eliminazione della disuguaglianza e della violenza sulle donne. Ma oggi le donne hanno una missione che va al di là di questi obbiettivi: salvare l’umanità dal fondamentalismo e dal terrorismo.
Vi prego, permettetemi di parlare a questo proposito della particolare esperienza della Resistenza Iraniana.
Negli anni ’90 abbiamo affrontato la questione della leadership femminile a vari livelli, cosa che ha cambiato l’organizzazione strutturale del nostro movimento. Le nostre donne si sono addentrate su un sentiero che non aveva precedenti o esempi nel passato. Così hanno deciso di rimuovere qualunque cosa che fosse segno di disparità, qualunque cosa che ignorasse le donne o ostacolasse la loro partecipazione collettiva, costruendo al loro posto nuove relazioni.
Hanno sconfitto il mostro dello scetticismo interiore, che era il loro principale ostacolo, ed hanno iniziato a coltivare un senso di auto-stima e a credere nelle loro capacità. Si sono liberate dalle catene di una mentalità che le vedeva come una semplice merce. Invece di essere passive e di eludere le responsabilità, hanno scelto di assumersi le loro responsabilità. Hanno scacciato la paura del fallimento e della debolezza di fronte alle difficoltà ed hanno creato nuove relazioni basate sul cameratismo e la sorellanza.
Negli anni 2000, che hanno visto l’invasione americana dell’Iraq nel 2003, seguita dall’intervento del regime iraniano, si è assistito ad una difficile situazione per il nostro movimento. Il regime, con l’aiuto del suo governo-fantoccio in Iraq, ha messo sotto assedio Campo Ashraf ed ha iniziato una crudele campagna per distruggere il PMOI. Contemporaneamente i mullah hanno approfittato della politica di accondiscendenza dei governi occidentali, lanciando una massiccia offensiva volta a distruggere il movimento.
Ma la leadership delle donne ha affrontato un’altra sfida in queste orribili circostanze.
La questione principale è come hanno sconfitto usanze e tradizioni così profondamente radicate nel corso di migliaia di anni e come siano riuscite a proseguire e a progredire. La verità è che questa trasformazione, sin dalla nascita del nostro movimento, non mirava semplicemente a cambiare i ruoli di leadership di uomini e donne.
La partecipazione delle donne a vari livelli di leadership e di management è sì un passo avanti, ma non è sufficiente a creare una nuova cultura, a meno che non si accompagni ad una rivoluzione fondamentale che permei l’intera cultura e le relazioni tra uomini e donne. E fintantoché ciò non creerà uguaglianza e solidarietà, le sue conquiste tenderanno ad essere reversibili.
Ed è proprio qui che sta il messaggio della nostra Resistenza. Il messaggio è che la leadership delle donne può diventare un’istituzione ed una tradizione durevole solo nel momento in cui sarà necessariamente sostenuta da uomini che credono in essa, che siano fedeli all’ideale di uguaglianza e che accettino le loro giuste responsabilità a riguardo.
Senza la presenza di uomini che le apprezzino e agiscano per realizzare la causa della parità, la leadership delle donne non potrà diventare realtà.
L’esperienza della leadership femminile nel nostro movimento è divenuta possibile grazie al ruolo pionieristico degli uomini di questo nuovo mondo.
Perciò io mi rivolgo a voi, miei cari fratelli, dicendo:
La via che avete preparato negli ultimi tre decenni è fonte di orgoglio e di onore, non solo per me e per tutti noi, ma per la nostra nazione e per l’umanità assetata di libertà.
Questi uomini liberi hanno creato nuove relazioni collettive tra loro stessi. Hanno difeso avidamente e appassionatamente la causa dell’uguaglianza delle donne ovunque ed hanno sostenuto la loro leadership. Hanno creato nuovi valori ed una nuova etica, basata sull’onestà, sul sacrificio e sul dare precedenza agli altri.
Essi rifiutano con decisione quella visione che vede le donne come semplice merce. Tali relazioni hanno quindi portato a favorire una maggiore solidarietà tra gli uomini stessi.
Perciò la pari partecipazione delle donne alla leadership, non è un processo che può essere realizzato senza l’emancipazione degli uomini. Come può metà di una qualunque comunità spezzare le catene della sottomissione e della costrizione, mentre l’altra metà rimane nelle tenebre?
L’esperienza del nostro movimento ha dimostrato che la leadership delle donne garantisce loro lo status di esseri umani uguali e responsabili. Questo, aggiunto all’accettazione degli uomini della leadership delle donne, crea un meccanismo liberatorio che porta alla parità e a relazioni migliori. Alla fine, la sorellanza, le relazioni fraterne e la solidarietà si evolvono per raggiungere nuove dimensioni.
Ciò significa che le relazioni delle donne e degli uomini diventano libere da giudizi negativi e da competizione, nonché da una mentalità ristretta e da pregiudizi.
In questo caso ognuno vede i progressi degli altri individui non come un ostacolo, ma come una nuova opportunità di nuovi progressi per sé stesso. Sì, in un mondo così emancipato e libero, i progressi di uomini e donne non sono in conflitto, ma sono complementi essenziali.
Infatti, gli uomini di questo movimento recano un messaggio di emancipazione per tutta la società iraniana nel suo complesso. Questo messaggio è un appello ai nostri figli, ai nostri fratelli e ai nostri padri in Iran perché si sollevino in difesa della libertà e dell’uguaglianza, se vogliono realizzare la libertà del popolo iraniano. Il loro messaggio liberatorio è “fratellanza”, un messaggio che è andato perduto nel mondo di oggi.
Perciò la leadership delle donne nel movimento della Resistenza Iraniana è in nome ed è la manifestazione di una rivoluzione che ha creato nuove relazioni basate su una vera parità.
Devo precisare che questa parità non si limita ad una parità legale e politica o a pari opportunità, ma richiede piuttosto un accrescimento della solidarietà umana in cui le donne si appropriano del loro destino e gli uomini che credono nella causa dell’uguaglianza sviluppano in sé stessi, un carattere produttivo, creativo e attivo.
Queste relazioni nuove o insolite, libere da tante catene e restrizioni, hanno prodotto un’enorme energia all’interno di un movimento assediato, consentendogli di mantenere la sua celebre resistenza. E alla fine:
Voi, il PMOI, siete riusciti a sostenere il bastione della libertà e dell’uguaglianza per molti anni, nonostante nove attacchi e bagni di sangue e due rapimenti di ostaggi, durante 677 giorni di tortura psicologica e nonostante otto anni di un assedio disumano.
Anche a livello internazionale, avete sconfitto la presenza del PMOI nella lista nera, decisa per conto dei mullah, in Europa e negli Stati Uniti, una dopo l’altra. Voi avete dimostrato la legittimità di questa Resistenza di fronte ad oltre 20 tribunali.
Perciò, l’importante conclusione sugli sviluppi di questi anni è che la resistenza dei bastioni della libertà ad Ashraf e Liberty è stata resa possibile da queste donne e da questi uomini, come i progressi della Resistenza in ogni ambito politico, legale ed internazionale. Questa è una brillante esperienza sulle meravigliose capacità presenti nella leadership delle donne e nelle relazioni basate sull’uguaglianza.
Questo fenomeno insolito è rappresentato da 1000 pioniere e da una generazione di uomini che vogliono la libertà e la parità.
Vorrei congratularmi qui con Massoud Rajavi, per aver addestrato ed istruito queste generazioni di donne e di uomini, che hanno dato vita a questa enorme trasformazione nella storia del movimento di resistenza iraniano e nei movimenti popolari di tutta la regione.
Quindi è corretto dire che il 21° secolo appartiene alle donne. Ma dobbiamo ricordare che la leadership delle donne è vera quando apre la via verso le relazioni umane, una vera parità tra uomini e donne e verso l’impegno di una lunga fila di uomini che credono nell’uguaglianza.
Un regime fondato sulla disparità emargina le donne.
Un regime che impedisce la partecipazione di gran parte della popolazione alla gestione degli affari del paese, finisce in una tirannia assoluta, nel totalitarismo, nel monopolio del potere, nelle decisioni segrete, nella corruzione e nella repressione, con lo spreco delle ricchezze e delle risorse del paese.
La leadership delle donne è la soluzione a questo dilemma, che è divenuto universale nel mondo di oggi. Devo sottolineare che dove la democrazia non c’è, non la si può conquistare senza la pari partecipazione delle donne alla leadership.
Nel 2011 la defunta Madame Danielle Mitterrand inviò un messaggio alle donne e agli uomini ad Ashraf dicendo: “Miei cari amici ad Ashraf, il futuro si costruisce con i sacrifici che voi fate, ma questo non è sufficiente. Tutti devono sempre ricordare il messaggio di speranza per l’umanità che è scritto nel vostro sangue e dell’esempio che voi rappresentate per gli oppressi”.
Anche Françoise Héritier, illustre antropologo francese, ha parlato dell’esperienza delle donne ad Ashraf e a Liberty dicendo: “Se questa esperienza avrà successo, avrà creato un modello per l’umanità. Questo sarà un messaggio per le donne. Una reazione innaturale è stata imposta ad ogni donna sin dalla sua infanzia, dicendole che non sarà mai in grado di fare le cose perché tutto ciò che fa è sotto il dominio degli uomini. Ora questo nuovo messaggio dice alle donne di non arrendersi a queste imposizioni, ma che devono accettare di intraprendere con coraggio un avventura”.
Sì, la questione è di intraprendere l’avventura con coraggio. E questo è ciò che hanno fatto le donne di Ashraf.
Evviva le fiere donne di Ashraf, che hanno sacrificato la loro vita nel corso di questa gloriosa resistenza. Viva Saba Haft Baradaran, Asieh Rakhshani, Nastaran Azimi e Mahdieh Madadzadeh, Zohreh Qa’emi e Giti Givechian, Kolsum Sarahati, Pouran Najafi e Nayyereh Rabii, tra molte altre. Quelle che hanno sventolato una bandiera portata prima di loro da una lunga lista di eroine e di pioniere come Ashraf Rajavi, Fatemeh Amini, Marzieh Oskouii, Azam Rouhi Ahangaran, Nosrat Ramezani, Azadeh Tabib, Tahereh Tolou, Mahin Rezaii, Nasrin Parsian, Batoul Rajaii, Farideh Vanaii e dalle innumerevoli donne coraggiose massacrate sul cammino della libertà e dell’emancipazione del popolo iraniano.
Cari amici,
Per l’Iran libero di domani, noi poniamo una grossa enfasi sulla parità tra uomini e donne, crediamo che sia necessaria per il rovesciamento della dittatura religiosa e che sia una garanzia di democrazia. La parità agli occhi della legge e della magistratura, la parità nella famiglia, la parità nelle opportunità economiche e un’attiva e pari partecipazione alla leadership politica.
Noi sposiamo la causa della libertà delle donne e della libertà di scelta, compresa la sua libertà di scegliersi l’abbigliamento e la sua carriera e riteniamo che debba anche godere del diritto a divorziare.
Cari amici,
Il regime al potere in Iran è la causa dell’arretratezza e della decadenza della società iraniana e di tutti i paesi della regione.
Esso è la principale causa di coercizione nella religione, è la fonte del settarismo tra sciiti e sunniti, il difensore della lapidazione e di leggi disumane applicate con la scusa che sono leggi dell’Islam.
Chiedete alle nazioni del Medio Oriente chi è il principale nemico della loro vita e della loro sussistenza?
Chiedete al popolo della Siria quale regime fornisce la principale assistenza a Bashar Assad nell’uccisione di mezzo milione di suoi compatrioti, molti dei quali non hanno più una casa?
Chiedete alle donne siriane quale forza malefica ha portato via le case a milioni di donne siriane? Quale regime ha compiuto un massacro ad Aleppo grazie alle sue guardie rivoluzionarie e alle milizie straniere, uccidendo a sangue freddo tanti bambini innocenti?
Vediamo gli agenti e gli emissari dei mullah persino nei Balcani, diffondere idee fondamentaliste che aprono la via al terrorismo.
Tutte queste catastrofi e calamità vengono create dalla dittatura religiosa al potere in Iran.
Le donne iraniane bruciano oggi a milioni nel fuoco della repressione, di una serie di terribili restrizioni, della povertà e della miseria. Loro e le donne scacciate dalla Siria e dall’Iraq hanno di fronte un nemico comune. Perciò hanno combattono una lotta comune ed hanno un obbiettivo comune: rovesciare il regime iraniano.
Il cambiamento in Iran, e oggi dico, il cambiamento in tutto il mondo, viene realizzato da queste donne che aprono la strada.
Ed infine vorrei rivolgermi a voi, uomini e donne amanti della libertà dell’Iran.
La libertà si può conquistare facendo sacrifici e pagando il prezzo necessario.
Si può conquistare con la ribellione coraggiosa contro la repressione e l’umiliazione.
Si può conquistare resistendo con coraggio e con speranza e attraverso una lotta incessante per creare mille Ashraf, e mille bastioni di ribellione e di lotta.
Sì, noi possiamo e noi dobbiamo rovesciare la dittatura religiosa del velayat-e faqih e possiamo e dobbiamo conquistare la libertà per l’Iran e creare una repubblica libera fondata sull’uguaglianza.
Questa è la prova e la responsabilità di ognuno di noi. Per conquistare tutto questo e creare un nuovo ordine, dobbiamo ribellarci.