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Iran: Amnesty International denuncia i nuovi attacchi ai giornalisti

1 agosto 2014

In Iran le speranze di maggiore libertà generate dall’elezione del presidente Hassan Rohani sono sempre più vane. A dimostrarlo è la segnalazione di Amnesty International, in un documento diffuso oggi, del forte aumento degli arresti, delle incriminazioni e delle condanne nei confronti dei giornalisti indipendenti in Iran.

 

“Il modo in cui i giornalisti vengono trattati pone a rischio tutto ciò che loro dovrebbero fare. Negli ultimi mesi, chiunque sia stato sospettato di avere posizioni critiche nei confronti delle autorità ha rischiato sempre di più di essere arrestato e processato. In questo modo si è diffuso un intenso clima di paura, nel quale ogni espressione critica porta direttamente in prigione – ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty – la politica di `tolleranza zero` adottata dalle autorità nei confronti di tutto ciò che non rappresenti le idee e le voci dello stato significa che anche solo riferendo notizie si può finire in carcere”.

Negli ultimi mesi, l`ondata repressiva che si era intensificata all`indomani delle contestate elezioni presidenziali del 2009 ha conosciuto nuovi picchi. Le autorità paiono aver allargato il perimetro della repressione con l`intento di stroncare ogni aspirazione al cambiamento venutasi a creare con le promesse di maggiore libertà seguite all`elezione, nel 2013, del presidente Hassan Rohani. I giornalisti iraniani e i corrispondenti della stampa estera vanno incontro a minacce, intimidazioni, arresti e condanne a causa della loro legittima attività giornalistica. Altri operatori dei media, come i filmmaker, hanno subito provvedimenti giudiziari che hanno impedito loro di proseguire a lavorare.

 Molte delle persone arrestate sono state accusate di reati previsti dal codice penale islamico e descritti in modo del tutto vago, come “diffusione di bugie”, “diffusione di propaganda contro il sistema” o “procurare disagio nella mente dei cittadini”. Il risultato è la criminalizzazione di tutta una serie di attività pacifiche. Le autorità stanno inoltre ricorrendo a estenuanti durate dei processi, al rientro in carcere per terminare parti di pena non scontate e al rifiuto di permessi per motivi di salute per minacciare i giornalisti che osano criticarle.

“Queste disposizioni di legge eccessivamente ampie vengono usate come uno strumento per impedire ai giornalisti di fornire al mondo informazioni indipendenti sulla situazione sociale e politica in Iran – ha commentato Sahraoui – il sistema giudiziario gioca con la legge e usa la durata dei processi e la minaccia di tornare in carcere per scontare pene residue per spingere i giornalisti all`autocensura”.

 

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