La perseveranza degli eroi che si mantennero saldi nel 1988 è l’onore nazionale e il giudice dei valori del popolo iraniano
L’indagine sul massacro del 1988 dovrebbe essere estesa a tutte le prigioni dell’Iran, dal 1981
Alla fine del processo a Hamid Noury (uno scagnozzo del massacro del 1988) in Svezia, la signora Maryam Rajavi, Presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI), ha rivolto un messaggio agli iraniani che amano la libertà e ai familiari dei martiri, che si sono radunati e hanno manifestato fuori dal tribunale durante le udienze dall’inizio del processo il 10 agosto 2021 fino alla fine, il 4 maggio. Ha lodato i manifestanti che hanno chiesto giustizia a nome dei Mujahedin-e Khalq (MEK/OMPI) e dei combattenti che furono massacrati per la loro saldezza, che hanno incessantemente dimostrato e marciato negli ultimi nove mesi per chiedere al mondo di perseguire gli assassini di massa al potere in Iran per crimini contro l’umanità, crimini di guerra e genocidio. Con la loro vigilanza, non hanno consentito al Ministero dell’Intelligence dei mullah di avere successo nelle sue trame per deviare e controllare il movimento Appello per la Giustizia.
Enfatizzando il fatto che la perseveranza degli eroi che si mantennero saldi nel 1988 è l’onore nazionale e il giudice dei valori del popolo iraniano, la signora Rajavi ha affermato: “Il massacro di prigionieri politici nella prigione di Gohardasht è stato dichiarato un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità, esigendo la pena più severa per uno dei perpetratori coinvolti. Questa dichiarazione è solo una tappa della vostra magnifica campagna Appello per la Giustizia. Tuttavia, è un prodotto storico dei sacrifici dei prigionieri politici che rimasero saldi e furono massacrati dall’agosto 1988”.
Ricordando che la Resistenza iraniana aveva rivelato il contenuto della fatwa di Khomeini e il massacro in corso già alla fine di luglio e nell’agosto del 1988, la signora Rajavi ha detto: “A quell’epoca, il MEK e i suoi sostenitori tennero dimostrazioni e condussero scioperi della fame in molti Paesi per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale. Negli ultimi 34 anni, la Resistenza iraniana ha svolto centinaia, migliaia di conferenze, dimostrazioni, raduni e ha convocato tribunali simbolici, rivelando documenti, nomi di vittime e localizzazioni di tombe senza nomi e fosse comuni”.
La signora Rajavi ha elogiato tutti coloro che si sono sacrificati e si sono impegnati nel movimento Appello per la Giustizia negli ultimi tre decenni, inclusi il professor Kazem Rajavi (fratello maggiore di Massoud Rajavi e primo ambasciatore dell’Iran alle Nazioni Unite dopo la rivoluzione del 1979, assassinato dal regime nel 1995 a Ginevra) e tutti coloro che sono stati arrestati e torturati per avere raccolto informazioni sul massacro, presentato denunce o protestato contro il regime. Ha anche elogiato per le loro testimonianze accurate gli ex prigionieri sia membri del MEK che marxisti, che, con un profondo senso di responsabilità, hanno fornito i dettagli essenziali e inconfutabili sul massacro del 1988 per l’incriminazione da parte del pubblico ministero. La signora Rajavi, quindi, ha affermato: “Il processo di Stoccolma ha dimostrato la validità delle testimonianze degli ex prigionieri dell’OMPI. Ha anche confermato che le informazioni rivelate in 34 anni dall’OMPI e del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI) sul massacro erano credibili. Questo è un duro colpo per il regime clericale, che ha continuato a negare le uccisioni sin dall’inizio”.
Riferendosi alle cospirazioni e agli espedienti utilizzati dal regime per nascondere o banalizzare il movimento per la giustizia per il massacro del 1988 di 30.000 prigionieri politici, la signora Rajavi ha osservato: “Il processo e i risultati ottenuti fino a questo punto significano che le cospirazioni del regime iraniano contro il movimento Appello per la Giustizia sono in gran parte fallite. Gli assassini e i mercenari che nutrono l’illusione di poter nascondere o banalizzare il massacro distruggendo le tombe delle vittime o con ogni tipo di menzogna sono del tutto in errore. Coloro che cercano invano di usare il martirio di 30.000 prigionieri politici per cospirare contro l’OMPI e il loro leader si sbagliano gravemente. Lo splendore di questa gloriosa epopea dei nostri tempi, il tremendo sacrificio di quegli eroi risoluti, il loro status e la loro dignità storici si sono trasformati nell’onore nazionale e nel giudice dei valori del popolo iraniano. I mullah e i loro complici non hanno potuto e non potranno impossessarsene o deviarli”.
La Presidente-eletta del CNRI ha concluso il suo messaggio alla manifestazione di iraniani che amano la libertà dicendo: “L’indagine sul genocidio e sui crimini contro l’umanità durante il massacro dei prigionieri politici del 1988 dovrebbe essere estesa a tutte le prigioni dell’Iran, non solo a quella di Gohardasht, a partire dal 1981. I coraggiosi figli dell’Iran e noi affronteremo i dirigenti, i carnefici e i mercenari del regime nella corte di giustizia del popolo iraniano”.
Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI)
6 maggio 2022