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Iran: protestano le famiglie dei manifestanti e dei prigionieri politici

ImageLe famiglie dei manifestanti e dei prigionieri politici protestano davanti alla prigione di Evin, al "tribunale rivoluzionario" e l'ufficio della “procura generale” del regime dei mullah

CNRI- La protesta delle famiglie delle persone incarcerate durante le rivolte e di altri prigionieri politici continua senza sosta contro la prolungata detenzione dei loro cari e le pressioni imposte dagli agenti del regime clericale.

Lunedi mattina, 18 gennaio, 2010, più di 100 famiglie, di cui cari sono stati detenuti durante le rivolte nei giorni sacri di Tasoua e Ashura (26 e 27 Dicembre), si sono raccolte di fronte al "Tribunale Rivoluzionario", situato in Moallem Street, per condurre una protesta.

Contemporaneamente, anche più di 200 membri delle famiglie dei detenuti in seguito alle proteste si sono raccolti davanti all'ufficio della Procura generale dei mullah, nella zona Bazaar di Teheran. Anche altre persone si sono aggiunte nelle proteste in segno di solidarietà con le famiglie e i prigionieri politici.

Le forze repressive del regime hanno provato a prevenire l'allargamento della protesta e ad instillare un'atmosfera di paura effettuando riprese e facendo foto delle famiglie. Una giovane donna che stava facendo fotografie del raduno è stata aggredita e arrestata dagli agenti segreti del regime clericale.

Domenica sera, centinaia di famiglie di prigionieri politici e dei manifestanti detenuti si sono inoltre radunate di fronte al famigerato carcere di Evin a Teheran. Tra i manifestanti si trovavano persone anziane, che hanno continuato la loro protesta nonostante il grande freddo e il fatto che soffrissero di diverse malattie. Erano circondate dalle forze repressive del regime ma hanno continuato a restare li per ore.

Molti mesi dopo le proteste nazionali, il regime clericale ancora si astiene dal rispondere alle richieste di informazioni riguardo alle condizioni di molti detenuti e si rifiuta di rivelare i luoghi in cui sono stati rinchiusi. Mentre rapporti credibili indicano che c'è un gran numero di giovani detenuti rinchiusi nell'ala 209 del carcere di Evin, gli agenti del regime si rifiutano pure di accettare medicine per i prigionieri che sono malati. La magistratura dei mullah, che ha essa stessa arrestato alcuni di questi giovani, nega che loro abbiano dei casi in "Tribunale Rivoluzionario" e impedisce la registrazione degli avvocati dei detenuti, per ostacolare ogni sorta di giusto processo e l'istigazione ad un ricorso giudiziario.

La Resistenza Iraniana chiama tutte le organizzazioni internazionali sui diritti umani, in particolare l'Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e i gruppi di lavoro sulle detenzioni arbitrarie e Relazioni Speciali sulla tortura, per adottare urgenti misure a sostegno delle richieste delle famiglie ed assicurare l'immediato rilascio dei prigionieri politici e manifestanti detenuti.

Segretariato  del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
19 Gennaio 2010
 

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