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Una commissione di esperti mette in luce il massiccio coinvolgimento del regime iraniano nella guerra in Siria

WASHINGTON, 2 Sett. 2016 /PRNewswire-USNewswire/ – Durante un dibattito organizzato dall’Ufficio di Rappresentanza del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana negli Stati Uniti (CNRI-US), l’ex-ambasciatore americano nel Bahrein e portavoce del Dipartimento di Stato Adam Ereli, il direttore delle comunicazioni del Vice Presidente Al Gore e membro anziano del Consiglio Americano per la Politica Estera Larry Haas e il vice-direttore di CNRI-US, Alireza Jafarzadeh, hanno discusso del ruolo distruttivo del regime iraniano nei cinque anni del conflitto siriano. È stato inoltre presentato un nuovo libro “Come l’Iran alimenta la guerra in Siria”. 

L’evento, che si è tenuto nell’ufficio di Washington del CNRI, è stato moderato dal membro del Comitato Affari Esteri del Consiglio Ali Safavi, il quale ha detto: “L’immagine spaventosa che mostra lo straziante silenzio del bambino siriano di cinque anni, Omran Daqneesh, ricoperto di polvere dalla testa ai piedi dopo essere stato tirato fuori dalle macerie dopo un attacco aereo, rispecchia l’incredibile silenzio dell’Occidente di fronte alla tragedia siriana”.

Nel suo discorso l’Ambasciatore Ereli ha detto che la pubblicazione di questo libro, “Come l’Iran alimenta la guerra in Siria”, è importante “non solo perché ci racconta quello che sta succedendo in Siria, ma perché ci parla ancor più diffusamente di come agisce il regime iraniano. È una tassonomia di influenza”. Parlando della portata dell’ingerenza di Teheran nella regione ha aggiunto che, spendendo moltissimo denaro, l’Iran “non sta solo controllando il territorio sul campo, ma sta comprando fedeltà. E la gente che sta sostenendo, i loro figli e i figli dei loro figli saranno fedeli iraniani per molte generazioni a venire”. Ed ha aggiunto: “La Siria è solo l’ultimo esempio di … creazione di stati clienti”.

Offrendo un’ampia prospettiva sulla politica nei riguardi del regime di Teheran, Larry Haas ha detto: “Il coinvolgimento iraniano in Siria riflette le sue continue ambizioni egemoniche ed espansionistiche, che iniziano nella regione e vanno ben oltre. Semmai il regime è diventato più aggressivo all’indomani di questo accordo sul nucleare, non meno”. Ed ha aggiunto: “Ciò dimostra l’inconsistenza di due posizioni essenziali degli Stati Uniti degli ultimi anni. La prima, la speranza che l’accordo sul nucleare con l’Iran potesse moderare quel regime. E questa è un speranza che ha guidato la politica americana nei riguardi dell’Iran sin dall’inizio, e che risale alla riluttanza di commentare le elezioni truccate del 2009, alla riluttanza di appoggiare l’opposizione… Secondo, la Siria dimostra la falsità dell’idea che un ruolo minore degli Stati Uniti nella regione ed oltre, avrebbe portato ad un mondo più sicuro”. 

Nel suo intervento Alireza Jafarzadeh ha parlato del ruolo cruciale che il regime di Teheran ha avuto nel mantenere al potere Bashar al-Assad, rivelando che il dittatore siriano aveva avuto l’intenzione di lasciare il paese dopo le sconfitte subite a Settembre 2015, ma era stato dissuaso dal leader supremo Ali Khamenei quando Assad era arrivato al palazzo di vetro situato nell’aeroporto di Damasco per lasciare il paese.

Il vice-direttore del CNRI ha rivelato che Teheran ha diviso la Siria in cinque zone militari, e ha fatto creare 18 centri di comando militare in tutto il paese dalla forza Qods del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie islamiche (IRGC). “La presenza militare iraniana è arrivata a 70.000 unità tra IRGC, forze regolari dell’esercito, mercenari iracheni, afghani e pakistani, oltre agli hezbollah libanesi”, ha sottolineato Jafarzadeh aggiungendo: “La caduta di Assad aprirebbe la via alla caduta dei religiosi al potere in Iran. Ciò spiega le enormi risorse finanziarie e umane spese in Siria”. Jafarzadeh ha poi sottolineato che la comunità internazionale deve “porre fine all’occupazione del regime iraniano in Siria, escludere Teheran dai colloqui internazionali sulla Siria, non associarsi al regime per combattere l’ISIS, fornire appoggio finanziario all’opposizione moderata siriana e stabilire una no-fly zone per proteggere i civili”.

 

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