venerdì, Marzo 29, 2024
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Un dissidente: “La soluzione definitiva alla crisi nucleare iraniana è legata alla morte del regime teocratico”

“L’amministrazione Obama deve adottare una politica ‘strategica e sensibile’ verso l’Iran che consentirà al popolo iraniano di ottenere un cambio di regime al posto di questa crudele teocrazia”, ha scritto Alireza Jafarzadeh, vice-direttore dell’Ufficio di Rappresentanza del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI) negli Stati Uniti, giovedì sul Financial Times.

“Il 14 Agosto sono esattamente 13 anni dal giorno in cui sono entrato nella sala delle conferenze del Willard Intercontinental Hotel di Washington, DC, per rivelare per la prima volta l’esistenza dei siti nucleari di Natanz e Arak in Iran. Questa rivelazione ha innescato una risposta internazionale che è continuata fino ad oggi”, ha scritto Jafarzadeh. 

“La comunità internazionale ha un enorme debito di gratitudine nei confronti del principale movimento di opposizione iraniano, i Mujahedin-e Khalq (MEK), per i suo sforzi diligenti e costanti volti a smascherare il programma clandestino sulle armi nucleari di Tehran. Senza di esso, a quest’ora i mullah avrebbero la bomba”.

“Molto prima di diventare presidente, Hassan Rouhani era incaricato della questione del nucleare del regime. Rouhani aveva ordinato al Consiglio Supremo della Rivoluzione Culturale Iraniana, il 3 Novembre 2003, di evitare di ammettere o di rivelare ulteriormente le attività sulle armi nucleari”.

“Nelle sue memorie Rouhani ha anche ammesso il ruolo dell’opposizione iraniana dicendo: ‘La storia che sta dietro alla scoperta del sito di Natanz è che i Monafeqin (MEK) hanno contribuito alla sua scoperta. Avevano diverse fonti di informazioni… hanno scoperto alcune entrate e uscite dell’area di Natanz… ci sono persino arrivati molto vicini, hanno fotografato il sito e raccolto informazioni’”.

“Una raffica di altre informazioni è arrivata in seguito, sorprendendo il regime completamente allo scoperto e lasciandolo a cercare frettolosamente il modo di evitare e di aggirare ulteriori accertamenti internazionali”.

“A Febbraio 2003 il MEK ha denunciato la Kala Electric Company come una copertura per l’arricchimento dell’uranio. Ha anche smascherato le attività per l’arricchimento a laser nei siti di Lashkar-Abad e Lavizan-Shian, nei quali in seguito è divenuto evidente che l’Iran aveva portato avanti operazioni sugli armamenti nucleari”.

“Dopo una riluttante collaborazione iniziale, l’atteggiamento di Tehran è stato quello di ingannare, di negare l’accesso, di cancellare le prove e di ostacolare le indagini dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA)”.

“Tehran ha continuamente negato l’accesso alla base militare di Parchin, un sito utilizzato per un’ampia varietà di attività, come i tests sui detonatori per le esplosioni nucleari”.

“Inizialmente il MEK aveva rivelato il sito per l’arricchimento dell’uranio, pesantemente fortificato, di Fordow in costruzione nel 2005, ma è stato solo nel 2009 che Tehran alla fine vi ha fornito l’accesso. Circa una dozzina di altri siti nucleari, insieme a scienziati, esperti e documenti-chiave, sono ancora off limits per l’AIEA”.

“In un tale contesto, ci sono ben pochi motivi di ritenere che il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), un accordo esaustivo sul programma nucleare iraniano negoziato dall’Iran e dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite più la Germania e l’UE a Luglio, possa portare ad un risultato sostanzialmente positivo”.

“Questo accordo concede a Tehran almeno 24 giorni di anticipo nella notifica delle ispezioni, dandogli così l’opportunità di manomettere prove, decontaminare luoghi, di abbattere costruzioni, rimuovere attrezzature ed evitare controlli significativi come ha fatto già molte volte in passato”.

“Gli esempi abbondano: secondo l’AIEA Tehran ha ostacolato l’accesso al sito della Kala Electric per alcuni mesi nel 2003, utilizzando questo periodo per decontaminare la principale sala per l’arricchimento dell’uranio. Ha anche ostacolato l’accesso a Lavizan-Shian utilizzando questo periodo per abbattere le costruzioni e rimuovere lo strato superiore del suolo prima delle ispezioni dell’AIEA del Giugno 2004”.

“Ora le immagini satellitari ottenute dalle agenzie di intelligence degli Stati Uniti mostrano che l’Iran sta ripulendo il sito di Parchin nonostante le richieste di accesso dell’AIEA. Le spiegazioni di Tehran post-JCPOA sulla ripulitura di Parchin sono ridicole e danno un’idea di quale sarà il suo modus operandi nel futuro”.

“Tredici anni dopo Natanz temo che il JCPOA sia solo servito a concedere ben più di questo. La presunzione che gli scaltri mullah abbiano  improvvisamente cambiato idea è sbagliata. John Kerry, il Segretario di Stato americano, ha ricolmato di elogi Rouhani e il suo ministro degli esteri Javad Zarif  ad Agosto per aver riconosciuto i benefici della collaborazione”.

“Ma guardandosi bene dal cambiare idea, il leader supremo dell’Iran ha temuto che le sanzioni si traducessero in sommosse politiche, simili alle proteste del 2009. L’Iran ha avuto un solo obbiettivo riguardo ai negoziati: ottenere un alleggerimento delle sanzioni e preservare l’intera infrastruttura nucleare”.

“Una politica ‘realistica’ sull’Iran riconosce la storia di Tehran e le sue vere intenzioni. Ciò significa che Washington deve mantenere alta la pressione fino a che il regime non aprirà i suoi siti nucleari e militari”.

“Statene certi, il JCPOA potrà tenere le armi nucleari lontane dalle mani dei mullah nel breve termine. Ma nel lungo termine, la soluzione definitiva alla crisi nucleare è legata alla morte del regime teocratico. Meno di questo è pura fantasia”.

“Il popolo iraniano comprende tutto questo. Dopo l’annuncio dell’accordo le strade di Tehran si sono riempite di canti per la libertà. Il popolo iraniano non si fida di questo regime. E neanche gli Stati Uniti dovrebbero”.

“Una politica strategica e sensibile permetterà al popolo di ottenere una repubblica non-nuclearizzata, secolare e democratica al posto di questa teocrazia crudele”.

“13 anni fa l’Iran aveva poche centinaia di centrifughe. Oggi, dopo anni di negoziati, ne ha ammassate 19.000 e nessuna di queste è stata distrutta dopo l’ultimo accordo. Non la fiducia, ma solo una politica prudente di fermezza commisurata al grado di doppiezza di Tehran che cambierà questa direzione inquietante”, ha aggiunto.

 

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