Nell’attuale crisi nucleare, qualsiasi accordo tra la comunità internazionale e il regime dei mullah che non comprenda il fermo completo dell’arricchimento di uranio, la totale chiusura del sito ad acqua pesante di Arak, l’accettazione del Protocollo Addizionale e l’accesso della IAEA senza alcun impedimento a tutti i siti nucleari del regime e agli specialisti tenuti fuori dalla sua portata per tanti anni, darà solo ulteriori opportunità alla dittatura religiosa al potere in Iran di raggiungere la capacità di produrre armi nucleari.
Questi passi dovrebbero anche includere il fermo della produzione e dell’installazione di centrifughe e la rimozione dall’Iran dell’uranio arricchito o il rendere questo inutilizzabile per armi nucleari. Qualsiasi misura minore non sarebbe né “verificabile” né “trasparente”.
Sono passati più di 11 anni dalla rivelazione dei siti di Natanz e Arak da parte della Resistenza Iraniana nell’agosto 2002, e durante tutto questo tempo il regime clericale non ha mai informato volontariamente la IAEA nemmeno di un solo sito o progetto nucleare; invece, solo dopo le rivelazioni da parte della Resistenza o la loro scoperta da parte della IAEA (e quindi solo dopo numerosi tentativi di copertura) il regime è stato costretto ad ammetterne l’esistenza. Pochi mesi fa, la Resistenza Iraniana ha reso noto un nuovo sito, tenuto completamente segreto, nella regione di Damavand chiamato “Ma’dan-e Sharq” e ha anche rivelato che i mullah stavano rapidamente trasferendo la SPND (Organizzazione di Innovazione e Ricerca per la Difesa) in una nuova sede clandestina a Teheran. La SPND è il centro per la ricerca della sezione del progetto nucleare dei mullah dedicata alla costruzione della bomba atomica. Questo trasferimento è un altro loro tentativo di coprire le attività finalizzate a ottenere armi nucleari.
È opportuno ricordare che negli anni 2003-2004, quando Regno Unito, Francia e Germania raggiunsero un accordo per la sospensione del programma nucleare con il regime, questo usò fraudolentemente tale opportunità per completare vari aspetti del proprio programma clandestino finalizzato al raggiungimento della capacità di dotarsi di armi nucleari. Di questo fatto si è pubblicamente e chiaramente vantato il mullah Rouhani, che in quell’epoca era responsabile dei negoziati per il regime. Nella sua intervista alla televisione statale del 28 maggio 2013, circa l’accordo del regime con gli europei per la sospensione dell’arricchimento, Rouhani dichiarò: “Noi l’abbiamo completato… Negoziammo a Teheran nell’ottobre 2003. Sapete quando l’UCF [impianto di conversione dell’uranio] fu lanciato?! Sapete quando il concentrato di uranio (‘yellow cake’) venne fuori?! Fu nell’inverno del 2004. Abbiamo forse fermato il processo?! Lo abbiamo completato”. In modo simile la ‘Guida Suprema’ del regime Ali Khamenei nel suo discorso del 3 novembre, riferendosi agli accordi di quell’epoca, ha detto: “L’esperienza che avemmo nel 2003-2004 circa l’arricchimento fu che nei negoziati con gli europei la Repubblica Islamica accettò di fermare l’arricchimento per un periodo di tempo. Fummo ritardati per un paio d’anni, ma tutto si risolse a nostro vantaggio”.
Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran
8 novembre 2013