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Parlamento Europeo: Conferenza sull’Iran in solidarietà con l’opposizione democratica iraniana

Comunicato stampa dell’intergruppo “Friends of a Free Iran” al Parlamento Europeo – Bruxelles

In una importante conferenza tenutasi al Parlamento Europeo mercoledi 4 Dicembre, si è dibattuto sulle violazioni dei diritti umani in Iran, l’accordo di Ginevra sul nucleare eil massacro e il rapimento degli ostaggi a Campo Ashraf alla presenza di un folto numero di europarlamentari di vari gruppi politici e con la partecipazione di Maryam Rajavi, Presidente eletto del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI).

 

In questa sessione, presieduta da Struan Stevenson, MPE, hanno tenuto i loro discorsi diversi illustri europarlamentari, come il vice-presidente del Parlamento Europeo Alejo Vidal-Quadras, Stephen Hughes – primo vice-presidente del gruppo dei socialisti e democratici, Jim Higgins – membro dell’Ufficio del Parlamento e Rita Süssmuth – ex-presidente del Bundestag tedesco. I partecipanti al meeting hanno sottolineato i seguenti punti:

1.Nell’accordo di Ginevra del 24 Novembre 2013, i paesi del P5+1, in particolare l’Unione Europea e gli Stati Uniti, hanno fatto delle inaccettabili concessioni come: consentire l’arricchimento dell’uranio, farlo senza il Protocollo Integrativo e accettare il rifiuto del regime iraniano alle ispezioni a sorpresa, il che lascia la chiave per la costruzione della bomba nelle mani dei mullah.

2.La dittatura religiosa al potere in Iran non ha avuto altra scelta se non accettare di fare un passo indietro nell’accordo di Ginevra, a causa delle sanzioni internazionali e della sua paura di un’altra protesta di massa come quella del 2009. Tuttavia, se la comunità internazionale non punterà alla piena attuazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che implicano la totale interruzione dell’arricchimento dell’uranio e l’accettazione del Protocollo Integrativo, il regime ancora una volta porterà avanti segretamente le sue attività per la costruzione della bomba. I mullah contano sulle deboli politiche dell’UE e degli U.S.A. che gli consentono di continuare sulla strada del loro aggressivo obbiettivo nucleare. Infatti, l’atteggiamento morbido dell’Occidente verso il regime iraniano, specie dopo la rivelazione dei siti nucleari di Natanz e Arak da parte del CNRI nel 2002, ha portato l’Iran ad arrivare vicino alla costruzione della bomba atomica. La fermezza nei confronti di Tehran è l’unica via per garantire la pace e la tranquillità in questa regione instabile.

3.L’ attuale disputa non è unicamente limitata al programma nucleare. Il regime iraniano può essere descritto come segue: Primo, per le sue massicce violazioni dei diritti umani, la negazione delle libertà fondamentali e per la sua parte nel massacro dell’opposizione iraniana in Iraq. Secondo, per il piano dei mullah per ottenere l’egemonia in tutta la regione attraverso l’esportazione del terrorismo e del fondamentalismo. E terzo, attraverso il suo programma sulle armi nucleari.

4.Cinque mesi e mezzo dopo l’elezione presidenziale-farsa e anti-democratica di Hassan Rouhani, le violazioni dei diritti umani, l’esportazione del terrorismo e del fondamentalismo sono aumentati. Con il cosiddetto “moderato” Rouhani, il numero delle esecuzioni registrato  è già a circa 400. La risoluzione adottata dalla Terza Commissione dell’Assemblea Generale dell’ONU il 20 Novembre, ha fatto luce su una situazione dei diritti umani in continuo peggioramento e l’alto tasso di esecuzioni, in particolare di esecuzioniquelle di minori, di esecuzioni segrete di gruppo, della censura dei siti web e dei social networks e della trasmissione di segnali di disturbo sui network satellitari.

5.In questo periodo l’interferenza del regime iraniano in Siria è cresciuta in maniera esponenziale. Recentemente un membro della Commissione Sicurezza del Parlamento del regime iraniano ha rivelato che “… centinaia di battaglioni iraniani si trovano in Siria e, sebbene si sentano le notizie delle vittorie dell’esercito siriano da un comandante siriano, ci sono le forze iraniane dietro le quinte”. L’interferenza del regime in Iraq, Libano, Yemen, Bahrein ecc., cresce ogni giorno. L’immobilismo nei confronti delle brutali violazioni dei diritti umani in Iran e dell’esportazione del terrorismo e del fondamentalismo con la scusa dei negoziati sul nucleare, è un grosso errore, che alla fine, potrebbe agvolaree l’Iran nel suo progetto nucleare.

6.L’Iran è ben consapevole delle condizioni esplosive in cui si trova la sua società e teme più di ogni altra cosa il PMOI in quanto forza che può condurre questa situazione interna ed esplosiva dell’Iran, verso un cambiamento di regime. Perciò, mentre stava per accettare l’accordo di Ginevra sul nucleare, ha cercato di limitare le conseguenze di questa ritirata obbligata mediante il diretto coinvolgimento nell’attacco ad Ashraf, le uccisioni e il rapimento degli ostaggi. Questa è una strategia simile a quella del massacro dei prigionieri politici del 1988, che coincise con il cessate il fuoco nella guerra Iran-Iraq.

7.Malauguratamente, la politica dell’Occidente riguardo al massacro dei residenti di Ashraf e Liberty è incredibilmente irresponsabile. La repressione, l’assedio e le torture psicologiche subite dai residenti di Ashraf-Liberty per mano del governo fantoccio dei mullah in Iraq negli ultimi cinque anni, non sarebbero stati possibili senza le continue violazioni degli Stati Uniti e delle Nazioni Unite degli impegni da loro stessi presi. Infatti, la tragedia del 1° Settembre avrebbe potuto essere evitata se gli Stati Uniti e le Nazioni Unite si fossero accollati le loro responsabilità. Il silenzio e l’mmobilismo dell’UE,  ed in particolare quello della Baronessa Ashton, riguardo a questo enorme crimine contro l’umanità commesso ad Ashraf, sono completamente inaccettabili, tanto più che queste atrocità continuano con l’attuale detenzione illegale di sette ostaggi, tra i quali 6 donne, da parte dell’Iraq. Le sue deboli risposte e i toni accondiscendenti non hanno fatto altro che rinvigorire il regime iracheno.

8.Vi sono prove sufficienti a dimostrazione del fatto che gli ostaggi vengono trattenuti a Baghdad, come confermato anche dall’Ambasciatore dell’UE e da altri diplomatici a Baghdad, nonché da Amnesty International. Rimanendo in silenzio di fronte a questa enorme atrocità, proprio come di fronte alle continue brutali esecuzioni in Iran, Stati Uniti, Europa e Nazioni Unite cercano di portare avanti i negoziati sulla questione del nucleare. Questo tipo di diplomazia distorta è vergognosa. Una posizione ferma su queste questioni, costringerebbe il regime iraniano, che si trova in una posizione molto debole, a ritirarsi persino di più dal suo progetto nucleare.

9.La conferenza ha salutato tutte le donne e gli uomini a Liberty, Washington DC, Ginevra, Londra, Berlino e nelle altre città del mondo che sono in sciopero della fame da oltre tre mesi. Mentre i loro diritti vengono calpestati, i loro cari vengono giustiziati con le mani legate dietro la schiena o presi in ostaggio, e le maggiori potente mondiali stanno distogliendo lo sguardo da tutto questo. Che altra opzione rimane oltre alla resistenza e a pagare il prezzo delle loro vite per scuotere la comunità mondiale. Il governo americano poteva e può costringere l’Iraq a liberare gli ostaggi e a garantire la sicurezza di Liberty. Se lo avessero fatto, non ci sarebbe stato bisogno dello sciopero della fame. Ma tre mesi dopo l’attacco del 1° Settembre, persino la più piccola misura di sicurezza a Liberty incontra l’opposizione del governo iracheno. Non sono stati neanche riconsegnati per la sepoltura i corpi delle persone massacrate. Tutto ciò è vergognoso per i nostri governi e sia chiaro, che se qualuno dei dimostranti in sciopero della fame morirà, il Presidente Obama, il Segretario Generale Ban Ki-moon e l’Alto Rappresentante dell’UE Baronessa Ashton, li avranno sulla coscienza.

10.Con un assurdo tentativo di gettare la colpa altrove, invece di rilasciare gli ostaggi e rendere conto del massacro del 1° Settembre, Maliki ha affermato che per 120 residenti sono stati emessi dei mandati di arresto per la loro presunta partecipazione all’uccisione di iracheni.

Questi documenti violano gli accordi tra i residenti, le Nazioni Unite e gli Stati Uniti. Nella sua lettera del 28 Dicembre 2011 ai residenti di Ashraf, il Rappresentante Speciale per l’Iraq del UNSG, garantiva la loro sicurezza ed incolumità fino a che l’ultimo residente non avesse lasciato l’Iraq. Questa stessa dichiarazione è stata menzionata nell’accordo del 16 Agosto 2012 tra il PMOI, il Governo U.S.A., il governo iracheno e le Nazioni Unite. La dichiarazione del Dipartimento di Stato americano del 29 Agosto 2012 contiene una garanzia simile. I residenti si sono trasferiti a Liberty sulla base di questi impegni.

La magistratura irachena non è in alcun modo giusta, né indipendente. Circa 200 condanne a morte per motivi politici sono state eseguite da questa magistratura nel 2013. Più e più volte Amnesty International ha criticato le condanne a morte emesse da questo organo sottolineando la sua mancanza di indipendenza. I residenti, i loro rappresentanti e i loro legali hanno ripetutamente sottolineato di essere pronti a rispondere a tutte le accuse in qualunque tribunale europeo, americano o di fronte ad una autorità internazionale. Hanno chiesto una commissione internazionale d’inchiesta che si occupi di questa questione e arrivi ad emettere un suo giudizio indipendente, ma il Governo dell’Iraq ha respinto questa richiesta. Non ci sono accuse pendenti nei confronti del PMOI. Non ci sono prove o documenti contro il PMOI. Tutte le accuse risalgono al 1991 o all’epoca di Saddam Hussein. Ma le indagini fatte dagli americani, accompagnati dagli attuali funzionai iracheni nel 2003 e 2004, hanno dimostrato che non c’erano reati a carico del PMOI. Questo fu annunciato nel 2004 da un alto funzionario americano. A quelle interviste erano presenti illustri funzionari curdi-iracheni, per garantire che i membri del PMOI non erano coinvolti nella repressione dei curdi. E ciò nonostante le prove in possesso del PMOI riguardanti il coinvolgimento di Maliki e del suo governo in crimini contro l’umanità, convincerebbero qualunque tribunale imparziale.

11.La conferenza ha espresso la sua gratitudine a Struan Stevenson per il suo recente viaggio nel Kurdistan iracheno e per i suoi incontri, in qualità di Presidente della Delegazione del Parlamento Europeo per le Relazioni con l’Iraq, con in funzionari della regione, con i politici iracheni e i leaders delle proteste nelle varie province, nonché per la sua visita ai campi per i rifugiati siriani e per aver espresso la sua posizione e il suo sostegno al Kurdistan.

12.La conferenza ha evidenziato che Maliki è andato in iran oggi per ottenere appoggio al suo terzo mandato come primo ministro, cosa a cui si oppongono tutte le fazioni politiche irachene. Maliki conta su Tehran e, in cambio, il prezzo che Tehran chiede è il massacro finale del PMOI a Camp Liberty. La conferenza ha anche detto che vi sono forti sospetti che Maliki sfrutterà la sua visita a Tehran per organizzare la deportazione segreta dei 7 ostaggi di Ashraf in Iran, dove subirebbero torture e di certo l’esecuzione.

I partecipanti alla conferenza si sono unanimemente accordati sulle seguenti richieste:

A.Hanno chiesto ai P5+1, in particolare agli Stati Uniti, ai paesi europei e alla Baronessa Ashton, di smettere di fare concessioni al regime iraniano sulla questione del nucleare e chiedere la totale attuazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, la totale cessazione dell’arricchimento dell’uranio, l’interruzione dei progetti per la produzione di plutonio, l’accettazione del Protocollo Integrativo e delle ispezioni libere e a sorpresa nei siti sospetti.

B.La presentazione al Consiglio di Sicurezza dell’ONU del dossier sulle violazioni dei diritti umani del regime iraniano, la sua interferenza nella regione, la sua propaganda di guerra, l’esportazione del terrorismo in altri paesi e l’imposizione di sanzioni e pene significative nei confronti di questo regime.

C.UE., U.S.A., ONU ed in particolare il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dovranno obbligare il governo iracheno ad assumersi le sue responsabilità e a liberare i sette residenti di Ashraf presi in ostaggio, a rimuovere tutti gli ostacoli all’adozione di misure di sicurezza a Camp Liberty e a mettere da parte i falsi e ridicoli mandati di arresto. Il governo iracheno dovrà capire che nel caso in cui ignori queste richieste della comunità internazionale, subirà imposizioni restrittive da parte della stessa comunità internazionale.

D.E’ essenziale una indagine imparziale sul massacro e i rapimenti del 1° Settembre e sui quattro precedenti massacri ad Ashraf e Liberty. In mancanza di una tale indagine, catastrofi simili potranno ripetersi in qualunque momento.

Intergruppo “Friends of a Free Iran”

Parlamento Europeo

Bruxelles

 

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