venerdì, Marzo 29, 2024
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Organismo contro il riciclaggio del denaro sporco vuole mantenere il regime iraniano sulla sua blacklist – Reuters 

Un’organizzazione internazionale che si occupa del monitoraggio delle attività di riciclaggio di denaro in tutto il mondo, deciderà questa settimana se mantenere il regime iraniano sulla sua blacklist dei paesi ad alto rischio nonostante le pressioni aggressive di Teheran per essere tolta da questa lista, cosa che l’aiuterebbe ad avere accesso al sistema finanziario mondiale, hanno detto alcuni funzionari occidentali.

La Financial Action Task Force (FATF), creata nel 1989 per combattere il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e della costruzione di armi di distruzione di massa, compila questa lista e la aggiorna regolarmente. I suoi 37 stati membri si incontreranno nella Corea del Sud. 

“Nessun cambiamento dello status dell’Iran all’interno della blacklist è imminente, sebbene ritengo che forse potremo aspettarci qualche parola di incoraggiamento e di riconoscimento per i tentativi dell’Iran di fare dei progressi”, ha detto all’agenzia di stampa Reuters un funzionario occidentale al corrente delle discussioni del FATF, che ha chiesto però di rimanere anonimo. Altri due funzionari questa settimana, hanno concordato con l’opinione che il regime iraniano al momento non dovrebbe essere tolto dalla blacklist.

A seguito dell’accordo sul nucleare siglato l’anno scorso tra le maggiori potenze mondiali e il regime iraniano, molte sanzioni internazionali contro Teheran sono state rimosse. Gli Stati Uniti tuttavia, hanno ancora in vigore sanzioni che vietano il commercio in dollari con il regime iraniano e l’accesso dell’Iran al sistema finanziario newyorchese.

La portavoce della Financial Action Task Force, Alexandra Wijmenga-Daniel, alla richiesta di un commento ha risposto dicendo che il gruppo pubblicherà un aggiornamento sulle giurisdizioni ad alto rischio e non-collaborative dopo la sessione di questa settimana.

La FATF, con sede a Parigi, all’inizio di quest’anno aveva detto di essere ancora “particolarmente e grandemente preoccupata” su ciò che aveva definito “il fallimento di Teheran nell’affrontare il rischio del finanziamento ai terroristi e per la grave minaccia che ciò rappresenta per l’integrità del sistema finanziario internazionale”.

 

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