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ONU Ginevra, 30° anniversario del massacro del 1988 in Iran

Venerdì 14 settembre 2018, 30 anni dopo il massacro di 30.000 prigionieri politici in Iran nel 1988, nella sede delle Nazioni Unite a Ginevra si è tenuta una conferenza sponsorizzata dalle seguenti organizzazioni non governative:

France Libertés, Fondazione del compianto Danielle Mitterand;
Partito Radicale Nonviolento, transnazionale e transpartito;
Mouvement contre le racisme et pour l’amitié entre les peuples – MRAP
Associazione internazionale per i diritti umani delle donne – WHRIA
International Educational Development – IED
Relatori alla conferenza sono stati: Ingrid Betancourt, Tahar Boumedra, Laurence Fehlmann Rielle, Juan Garces, Gilbert Mitterrand, Alejo Vidal Quadras, Elisabetta Zamparutti.
Quello che segue è l’intervento del dottor Alejo Vidal-Quadras

Signore e signori,
Voglio ringraziare gli organizzatori di questa conferenza per il loro invito a partecipare. Per me non è solo un dovere, ma un piacere essere qui.
Ora che stiamo parlando del trentesimo anniversario del massacro del 1988 in Iran, dovremmo ricordare la defunta signora Asma Jahangir, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran, che purtroppo è morta in febbraio. Era molto impegnata nella ricerca della giustizia per le vittime e aveva pubblicato un rapporto il 2 settembre 2017 facendo riferimento per la prima volta all’uccisione nell’estate del 1988 di oltre 30.000 prigionieri politici, per lo più membri e sostenitori del gruppo di opposizione iraniano OMPI (MEK).
Come sappiamo, quel massacro è stato probabilmente il peggior crimine nella storia moderna dell’Iran. Fino ad oggi, nessun perpetratore è stato arrestato per questa atrocità approvata dallo Stato. Al contrario, molti di loro, che hanno persino ammesso il proprio ruolo in questo crimine, sono stati premiati e oggi ricoprono posizioni di alto livello, anche ministeriali in Iran. Due di questi sono il precedente e l’attuale ministro della Giustizia. Nominare l’autore di un crimine contro l’umanità come ministro della Giustizia è in realtà un record mondiale del Male.

Due anni fa, noi del comitato internazionale In Search of Justice abbiamo pubblicato un rapporto dopo che il figlio del “grande ayatollah” Montazeri ha pubblicato una cassetta audio che conteneva la conversazione di suo padre con alti funzionari del regime incaricati di quelle esecuzioni di massa. Se ascoltate questa drammatica conversazione o ne leggete la trascrizione, vi rendete conto della spaventosa dimensione di quella mostruosità.
Tale rivelazione, arrivata con la campagna lanciata dalla leader democratica iraniana dell’opposizione, Maryam Rajavi, per chiedere giustizia alle vittime del massacro del 1988, è diventata una sveglia per la comunità internazionale.
Per quanto riguarda l’attuale situazione dei diritti umani in Iran, basterebbe osservare il numero di esecuzioni negli ultimi tempi. Durante la presidenza del cosiddetto ‘moderato’ Hassan Rouhani, finora oltre 3.500 persone sono state messe a morte in Iran.
Il regime ha anche reagito in modo brutale alle proteste e alle insurrezioni a livello nazionale iniziate a fine dicembre e proseguite in diverse città. Migliaia di persone sono state arrestate e più di 50 sono state uccise nelle strade. Altri sono morti sotto tortura in custodia. Non è un’esagerazione definire questo regime una macchina per uccidere.

Noi in Europa dovremmo schierarci con la popolazione dell’Iran. L’attuale politica dell’UE e della signora Mogherini, nel chiudere gli occhi alle violazioni dei diritti umani e alla repressione delle donne e concentrarsi solo sugli affari e sul commercio, è una vergogna.
Dobbiamo condizionare le nostre relazioni con l’Iran alla sospensione delle esecuzioni e a progressi significativi in materia di diritti umani. Dobbiamo ricordare ai nostri governi europei che l’Iran non è un Paese normale con cui fare affari. Non ci sono elezioni libere in Iran. L’Iran è davvero una dittatura, di un tipo particolarmente maligno. È una teocrazia totalitaria che sopravvive con la repressione interna e l’istigazione alla guerra, al terrorismo e ai conflitti civili al di fuori dei suoi confini.
I diritti umani devono essere la nostra sola linea guida. Come europeo, mi vergogno di ciò che stanno facendo i nostri governi e l’UE. Dovremmo dire loro che, contrariamente a ciò che pensano, quello è un regime molto instabile e debole e non ha futuro. Quindi, anche per i nostri interessi a lungo termine, non dovremmo contare sui mullah e avere illusioni su Rouhani o sui cosiddetti ‘moderati’; non ci sono veri moderati in quella dittatura religiosa. Il futuro appartiene alla democrazia e non a quei fanatici arretrati, brutali e assassini che opprimono crudelmente il loro stesso popolo e costituiscono la peggiore minaccia per la pace e la stabilità in Medio Oriente e nel mondo intero.

È essenziale che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sottoponga questo caso al Tribunale Penale Internazionale per organizzare il perseguimento dei leader del regime e dei responsabili del massacro. Attendo con impazienza un ruolo più attivo dell’ONU per perseguire i funzionari del regime iraniano che hanno partecipato alle uccisioni di massa nell’estate del 1988. Abbiamo bisogno urgentemente di una commissione d’inchiesta. Un crimine di tale portata non deve rimanere impunito. Grazie.

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