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Maryam Rajavi porge le sue condoglianze alla famiglia, agli amici e ai colleghi di Hamid Rabi e chiede l’immediato ritorno dei Mojahedin ad Ashraf per impedire ulteriori massacri

Il Presidente eletto della Resistenza Iraniana Maryam Rajavi, ha porto le sue condoglianze alla famiglia, agli amici e ai colleghi del grande martire Hamid Rabi. Ha sottolineato che: “Un tale enorme crimine non è qualcosa che il popolo e la resistenza iraniana, le famiglie dei martiri e anche i sostenitori dei Mojahedin di Ashraf in tutto il mondo dimenticheranno e neanche rinunceranno a perseguire legalmente quelli coinvolti nell’ordinare o facilitare questo crimine.” Hamid Rabi aveva 52 anni 34 dei quali passati nella lotta contro il regime teocratico-fascista che governa l’Iran. Era un ingegnere civile laureatosi in Gran Bretagna ed un rifugiato politico in  Germania, paese nel quale aveva la sua residenza permanente. Alcuni funzionari tedeschi lo avevano intervistato l’11 Dicembre 2012. Tutto ciò che era richiesto all’Ambasciata di Germania era di rinnovare il suo passaporto o concedergli le carte per un visto di ingresso temporaneo.
Hamid era stato anche ferito durante l’attacco del Luglio 2009 perdendo parte dell’udito.
La Resistenza Iraniana, dopo il suo ferimento durante l’attacco missilistico del 9 Febbraio a Liberty, aveva richiesto il suo immediato trasferimento in Germania. Questa richiesta era stata comunicata ai funzionari dell’UNAMI, dell’UNHCR, della Germania e degli Stati Uniti. Il CNRI, di conseguenza, aveva accettato per iscritto di sobbarcarsi tutte le spese per il trasferimento, la sistemazione e le cure mediche. Hamid aveva personalmente chiesto ai funzionari delle Nazioni Unite il giorno stesso del suo ferimento, di essere trasferito in Germania per le cure mediche.
Maryam Rajavi ha ribadito: “Non trasferire un residente di Liberty gravemente ferito in possesso di un passaporto per rifugiati e di residenza permanente in Germania dimostra chiaramente che, anche dopo che 2000 residenti sono stati intervistati, tenere 3100 rifugiati nel campo di sterminio di Liberty con il pretesto di continuare le interviste o con il miraggio di trasferirli fuori dall’Iraq, è estremamente pericoloso ed apre solo la via ad ulteriori massacri. Questa è una trappola che Kobler aveva preparato sin dall’inizio per perseguire gli obbiettivi di Khamenei e Maliki. Ma il tempo degli inganni è finito.”
E ha aggiunto: “La questione più urgente è fornire protezione ai residenti di Liberty immediatamente e ciò può essere garantito attraverso un veloce trasferimento di tutti loro negli Stati Uniti anche per un periodo di transizione. Specialmente dato che gli Stati Uniti avevano firmato un accordo con ogni singolo residente garantendo la loro protezione fino alla sistemazione finale.
Dopo il trasferimento del sesto convoglio di residenti a Camp Liberty, in un comunicato del 29 Agosto, il Dipartimento di Stato americano aveva nuovamente ribadito l’impegno degli Stati Uniti riguardo “alla sicurezza e l’incolumità dei residenti durante tutto il processo di risistemazione fuori dall’Iraq.”
Maryam Rajavi ha aggiunto: “Altrimenti, l’unica soluzione praticabile per fornire una relativa sicurezza ed incolumità ai residenti e impedire ulteriori massacri, è il loro ritorno ad Ashraf e da lì continuare il processo per il riconoscimento dello status di rifugiati ed il trasferimento in paesi terzi.
Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
13 Marzo 2013

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