venerdì, Marzo 24, 2023
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L’Iran non ha paura degli U.S.A. o di Israele

Dailycaller – di Homeira Hesami Fisico Medico (*)

Il Governo dell’Iran è passato attraverso il disprezzo e la condanna altre volte in passato. Il regime iraniano non ha paura delle sanzioni crescenti, del sempre maggiore isolamento o delle parole sempre più dure. E i mullah non sono preoccupati che i governi americano e israeliano intraprendano azioni militari contro di loro. Il regime iraniano ha paura solo dalla rabbia collettiva del popolo iraniano. Il Presidente Mahmoud Ahmadinejad e i mullah che lo controllano, sanno che se il popolo si opponesse al loro governo, si organizzasse e parlasse ad una sola voce, il loro regno sarebbe finito. La rabbia è ad un punto critico ma gli strumenti per mostrarla si stanno ancora affilando. Non c’è mai stato momento più importante per lavorare verso un Iran libero e democratico. Decine di migliaia di persone in tutto il mondo, comprese quelle che lottano in Iran e nei campi in Iraq, stanno lavorando giorno e notte per spiegare al resto del mondo il loro desiderio di far crollare il regime iraniano. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha condannato e sanzionato il regime, l’Unione Europea ha chiesto il boicottaggio dei prodotti iraniani, e i governi di Israele, Stati Uniti e di molti stati arabi hanno condannato decisamente la leadership iraniana. Ma la comunità internazionale ha fatto poco per sostenere il popolo iraniano nella sua crociata per porre fine ai quotidiani attacchi alle sue libertà. Perché non si fa di più per sostenere l’unica arma che il governo iraniano teme più di tutte? Perché il governo americano non sta facendo di più per sostenere quelli che sono pronti a combattere per un cambiamento di regime in Iran?
Come irano-americana nata in Iran, che ha studiato negli Stati Uniti e vive con la sua famiglia in Texas, io sogno il giorno in cui la mia famiglia e i miei amici in Iran non saranno più preoccupati per la loro religione o per il loro modo di vestire, avranno pieno accesso ad internet e potranno pensare, parlare e viaggiare liberamente.
Io conosco il loro orrore. Quando vivevo in Iran ed ero una ragazzina del liceo, fui prelevata dalle autorità governative per aver scritto nel mio diario personale di come le donne avrebbero dovuto avere il diritto di scegliersi il proprio marito e l’abbigliamento ed essere in grado di vivere in un mondo libero senza guardiani del governo. La mia punizione fu una delle peggiori per una giovane: le autorità iraniane decisero di vietarmi di frequentare il college e poi mi mandarono in prigione. Fu davvero una dura punizione per una giovane ragazza che sognava una vita migliore.
Oggi io sono fisicamente lontana dalla portata del regime. Ma i suoi metodi di tortura somo sempre vicini nella mia memoria. Penso spesso a quelli in Iran, e a quei 3200 iraniani che hanno varcato il confine fino in Iraq per sfuggire al regime. Su ordine del regime iraniano, il governo iracheno ha obbligato la maggior parte di questi rifugiati politici a trasferirsi dall’oasi che avevano costruito, chiamata Campo Ashraf, ad una zona in condizioni di vita terribili, chiamata Camp Liberty. Sono stati privati della libertà di circolazione, dell’accesso alle loro famiglie e ai loro avvocati. E peggio ancora, devono lottare con una temperatura di quasi 60°C senza acqua, elettricità e beni essenziali, che l’Iraq gli sta negando. Il governo iracheno ha preso il controllo dei due campi nel Gennaio 2009 dopo che il governo di transizione americano ha lasciato l’Iraq. Dopo sei anni di protezione militare degli Stati Uniti tra il 2003 e il 2009, i residenti di Campo Ashraf e Liberty, tra i quali 1000 donne, sono divenuti vulnerabili. E’ strano che proprio le persone che combattono il regime di Mahmoud Ahmadinejad non vengano protetti dal governo americano. L’inazione americana equivale ad una inconsapevole complicità con i governanti dell’Iran.
Ci sono decine di migliaia di iraniani in tutto il mondo impegnati a ristabilire la libertà e la democrazia in Iran. Queste coraggiose forze di opposizione in Iran e nei campi in Iraq dovrebbero, non solo essere protette, ma gli si dovrebbe dare il supporto necessario per portare un cambiamento di regime in un paese che il mondo condanna. E’ anche ironico che mentre l’amministrazione Obama condanna pubblicamene Ahmadinejad e il suo governo, il governo degli Stati Uniti stia facendo così poco per aiutare il popolo iraniano. Se gli americani vogliono risolvere il problema di un governo iraniano sconsiderato e pericoloso, allora dovrebbero dire ai loro leaders al Congresso di continuare a premere sul Dipartimento di Stato perché faccia di più per sostenere proprio le persone disposte a combattere quel governo. Hillary Clinton deve capire che il regime iraniano teme il suo popolo più di un attacco militare.

Per saperne di più: http://dailycaller.com/2012/07/26/iran-isnt-afraid-of-the-us-or-israel/#ixzz21mXHMsLj

(*) Homeira Hesami è un fisico medico di origine iraniana che vive in Texas. Da ragazzina, è stata nelle prigioni iraniane per aver scritto sul suo diario delle frasi che criticavano il regime.

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