I 48 pellegrini catturati a Damasco sono in realtà uomini esperti nell’attività di repressione mobilitati da Teheran
lo hanno rivelato i mujaheddin

IL QUARTIER GENERALE – I 48 – rivelano i Mujaheddin a Corriere.it – si sono mossi con un nucleo composto da quasi 150 elementi. Formazione che doveva essere seguita da un altro distaccamento il 7 agosto. Ma il loro arrivo è stato rinviato per ragioni di opportunità. Il flusso – affermano gli oppositori – è coordinato dai pasdaran insieme al loro apparato segreto, la Forza Qods. I guardiani usano di solito i voli della compagnia Mahan Air (iraniana) e si appoggiano a strutture di “copertura”, come l’Istituto Samen Alaeme o la società “Talaye Nour Heyrat”. Il quartier generale è a Teheran – guidato dal comandante Hassan Astiani – ma esistono due sedi esterne. La prima a Isfahan e la seconda a Damasco, affidata a Hamid Reza Golbachian e al mullah Gazali.
LE ROTTE – Nel rapporto preparato dagli oppositori iraniani vengono indicate le rotte seguite per trasferire i “pellegrini”. La più semplice è quella dei voli da Teheran o Isfahan verso Damasco. La seconda prevede un trasferimento dall’Iran a Nayaf (Iraq) e da qui in Siria. L’ultima porta i miliziani a Beirut da dove poi proseguono in auto o in bus verso il territorio siriano. Secondo i Mujaheddin è probabile che la via di Najaf sarà usata con maggiore frequenza perché ritenuta più sicura.
IL PATTO – Il programma di aiuti militari alla Siria è diretto dal generale Kassem Soleimani, l’uomo responsabile della Forza Qods, e dal generale Haj Haydar, l’ufficiale che di solito risiede a Damasco. Un gradino più sotto agiscono l’ex ambasciatore iraniano in Iraq, Hassan Qomi, e un alto dirigente del ministero degli Esteri. Gli ultimi due devono occuparsi della cooperazione economica. Uno sforzo ampio quello di Teheran, motivato dalla difesa ad oltranza dell’asse con Damasco: un patto – come hanno ricordato i dirigenti iraniani poche ore fa – che non può essere sacrificato.
Guido Olimpio