martedì, Novembre 5, 2024
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Migliaia di raccoglitori di rifiuti sono un segno dei fallimenti del regime clericale iraniano

Il numero crescente di raccoglitori di rifiuti a Teheran è un tragico riflesso della pessima gestione del regime clericale, che porta a povertà diffusa e disperazione economica. Rapporti ufficiali rivelano che oltre 6.000 raccoglitori di rifiuti sono stati identificati solo a Teheran, con più di 4.500 di loro “gestiti”, come affermato da Asghar Jalayian, vice ministro per i diritti umani e gli affari internazionali presso il Ministero della Giustizia. Incredibilmente, “oltre l’80% dei raccoglitori di rifiuti non sono iraniani, molti sono senza permessi di residenza adeguati”, secondo rapporti dell’agenzia statale ISNA. Invece di affrontare le cause profonde di questa crisi, il governo ha scelto di criminalizzare e deportare i lavoratori stranieri sorpresi a raccogliere rifiuti.
Nonostante la retorica dello Stato, la vera fonte di questa crisi è l’incapacità del regime di fornire opportunità economiche alla popolazione. Il potere clericale, con a capo la “Guida Suprema” Ali Khamenei, ha spinto milioni di iraniani nella povertà, costringendo molti a ricorrere al saccheggio per sopravvivere. Il regime iraniano ha deviato l’attenzione affermando che la raccolta dei rifiuti è una violazione “della dignità umana e della salute pubblica”, ma non riesce a riconoscere che la povertà diffusa che ha creato è ciò che spinge le persone in situazioni così disperate.

Le politiche del regime hanno esacerbato la disuguaglianza di reddito e creato una vasta sottoclasse, lasciando i poveri a cercare di sopravvivere in un sistema corrotto in cui una mafia, spesso legata a enti governativi, sfrutta i raccoglitori a scopo di lucro. Questa economia sotterranea intorno ai rifiuti ha prosperato in realtà sotto la sorveglianza del regime. Secondo Reza Mohammadi, il capo dell’Organizzazione per la Gestione dei Rifiuti di Teheran, gli sforzi per combattere la cosiddetta “mafia della spazzatura” sono lenti e affrontano ostacoli sistemici. Ha dichiarato: “Per un’azione più rapida, abbiamo bisogno della cooperazione della magistratura, dell’ufficio del procuratore e delle forze dell’ordine”.
I numeri sono sbalorditivi. Ogni giorno, Teheran produce 7.500 tonnellate di rifiuti, di cui vengono raccolte 1.125 tonnellate di materiali riciclabili. Tuttavia, gran parte di questa raccolta è effettuata da raccoglitori di rifiuti impoveriti che vengono sfruttati dagli intermediari. L’organizzazione per la gestione dei rifiuti del regime beneficia persino di questo accordo, avendo riferito di avere “autorizzato l’assunzione di 5.000 lavoratori”, ma molti di questi lavoratori rimangono sottopagati e soggetti a condizioni di lavoro disumane.
Secondo un comunicato dell’agenzia di notizie statale Jamaran del 22 febbraio 2022, l’industria dei rifiuti di Teheran genera enormi profitti, la maggior parte dei quali è controllata da una potente mafia. Il profitto raggiunge i 20 miliardi di toman al giorno, pari a 7.000 miliardi di toman all’anno. A livello nazionale, questa cifra sala a 45.000 miliardi di toman. Nel frattempo, un rapporto del Comune di Teheran ha rivelato che 14.000 raccoglitori di rifiuti operano in tutto il Paese, evidenziando il triste sfruttamento dei lavoratori impoveriti e l’incapacità del regime di affrontare la questione.
Nonostante l’insistenza del regime nell’”organizzare” questi lavoratori, poco è stato fatto per affrontare i fattori strutturali che spingono migliaia di persone, compresi bambini vulnerabili, a raccogliere i rifiuti. Le cosiddette soluzioni del regime clericale, come l’istituzione di un servizio telefonico di assistenza per i cittadini per denunciare i raccoglitori di rifiuti, mascherano solo il problema più profondo. Il regime preferisce criminalizzare e deportare le persone che raccolgono rifiuti piuttosto che affrontare la povertà e la corruzione sottostanti che alimentano questa crescente crisi.

La crisi dei rifiuti di Teheran non è solo un simbolo di negligenza ambientale, ma un’accusa schiacciante dell’incanalamento continuo da parte del regime dell’enorme ricchezza dell’Iran nei suoi programmi missilistici, nucleari e terroristici per compensare la sua grave mancanza di legittimità. Finché il regime di Khamenei dà la priorità alla sua sopravvivenza rispetto ai bisogni della popolazione, la reprime e gestisce male le risorse del Paese, le strade di Teheran rimarranno disseminate sia di spazzatura che di anime dimenticate costrette a setacciarla.

 

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