Immagine storica di Mohammad Reza Pahlavi, l’ultimo monarca iraniano, in partenza dall’Iran nel 1979, con una pagina del giornale Vatan-e Emrooz in primo piano
Il 1° febbraio 2025, il quotidiano statale Vatan-e Emrooz ha pubblicato un articolo intitolato “Perché la monarchia in Iran è stata rovesciata e non tornerà mai più?”. Mentre l’articolo critica apertamente i movimenti monarchici, in ultima analisi rivela una strategia più profonda: l’uso deliberato della monarchia da parte del regime come strumento per mantenere la propria sopravvivenza.
Un avversario debole è un avversario utile
L’articolo ammette che i resti della dinastia Pahlavi non rappresentano una vera minaccia per la Repubblica Islamica. Afferma apertamente: “Un movimento debole e senza radici come il monarchismo può effettivamente aiutare la sopravvivenza della Repubblica Islamica. Questo è il servizio che la famiglia reale fornisce al popolo iraniano”. Questa osservazione è una sorprendente ammissione di come il regime percepisca i monarchici, non come un’opposizione praticabile, ma come un ostacolo controllato e conveniente.
L’articolo sostiene che l’allontanamento dell’Iran dalla monarchia era inevitabile, indipendentemente dalla rivoluzione del 1979. Afferma: “Anche se la rivoluzione islamica non si fosse verificata nel 1979, la monarchia avrebbe naturalmente raggiunto la sua fine a causa della sua incapacità di soddisfare le esigenze della società e gli sviluppi globali”. Questa affermazione mira a rafforzare la nozione che la monarchia è un sistema obsoleto, incapace di rinascita, nonostante gli sforzi monarchici di presentarla come un’alternativa.
Who Is “Reza the Bully”, and Why Does Reza Pahlavi Seek Credit from Him?https://t.co/Mo0xpuK0LF
— NCRI-FAC (@iran_policy) April 26, 2023
La monarchia è un’opposizione artificiale
Nonostante riconosca il declino della monarchia, Vatan-e Emrooz evidenzia come i monarchici continuino ad operare, anche se in modo inefficace. Ne liquida l’influenza affermando: “Oggi, le attività monarchiche in Iran sono per lo più confinate al cyberspazio e a certi circoli all’estero”. Suggerisce inoltre che i monarchici sfruttano le lamentele pubbliche per i propri fini politici: “Questo movimento, che sfrutta principalmente l’insoddisfazione economica e sociale, tenta di presentarsi come un’alternativa alla Repubblica Islamica. Tuttavia, la realtà è che i monarchici non solo non hanno un significativo sostegno popolare, ma non sono riusciti a guadagnare terreno nemmeno tra l’opposizione”.
Tuttavia, il giornale non menziona l’esercito informatico del regime iraniano, che impiega sistematicamente sforzi coordinati per promuovere Reza Pahlavi e le vestigia dello scià come parte della strategia di intelligence del regime.
Selling a Dead Horse: Reza Pahlavi’s Bid to Market a Trashed Dictatorshiphttps://t.co/s6np8ebsVU
— NCRI-FAC (@iran_policy) April 26, 2023
L’articolo attacca specifiche tattiche impiegate dai monarchici:
1. Nostalgia per l’era Pahlavi – “I monarchici creano un’immagine idealizzata del periodo Pahlavi, basandosi su simboli e slogan di quel periodo, cercando di trarre in inganno le generazioni più giovani che non ne hanno alcun ricordo”.
2. Inquadrare la monarchia come unica soluzione – “Cercano di sostenere che l’unico modo per migliorare la condizione dell’Iran sia ripristinare la monarchia, ignorando sia le realtà storiche sia il fatto che Reza Pahlavi non ha le capacità dei suoi predecessori”.
3. Manipolazione dei social media – “I sostenitori di Pahlavi, utilizzando l’enorme ricchezza contrabbandata dall’Iran dallo scià, gestiscono numerosi profili sui social media che promuovono ripetutamente la loro agenda”.
4. Sfruttare il malcontento pubblico – “I monarchici si posizionano come salvatori in tempi di disordini, nonostante non riescano a offrire un piano chiaro per il futuro del Paese”.
Mettendo in luce l’incapacità dei monarchici di intraprendere qualsiasi seria azione politica, Vatan-e Emrooz rafforza la tattica di lunga data del regime: dipingere qualsiasi movimento di opposizione come inefficace o come una marionetta straniera.
In his litany of lies against Iran’s principal opposition group, like other Tehran pundits and “friendly journalists,” Reza Pahlavi relied on sources like the regime’s state media and officials to accuse the MEK #No2ShahNo2Mullahs https://t.co/uxbVX65FgO
— NCRI-FAC (@iran_policy) March 7, 2023
Un’ammissione della strategia del regime
Forse il passaggio più rivelatore dell’articolo si trova nella conclusione, dove il documento afferma: “Nonostante la loro mancanza di impatto, le attività monarchiche possono in realtà rappresentare un’opportunità per la Repubblica Islamica. Un rivale debole è sempre una benedizione per i governi”. Questo è un raro ed esplicito riconoscimento del fatto che il regime trae vantaggio dal mantenere in vita l’idea della monarchia come opposizione controllata, troppo debole per sfidare il suo potere ma abbastanza forte da fungere da distrazione.
Sebbene l’articolo critichi duramente i monarchici, il suo sottotesto è chiaro: non sono loro la vera minaccia per il regime. In un’osservazione rivelatrice, il documento afferma: “Persino gli avversari dell’Iran hanno realizzato questa realtà e ora ripongono più speranza negli ipocriti terroristi (il termine dispregiativo del regime per diffamare il MEK) che nei monarchici”. Il solo fatto di pubblicare questa dichiarazione suggerisce la maggiore preoccupazione del regime per i gruppi di opposizione alternativi, in particolare quelli che sostengono una resistenza moderna e organizzata.
In definitiva, Vatan-e Emrooz rivela inavvertitamente la strategia più ampia del regime: permettere a una debole opposizione di esistere, mentre mina aggressivamente qualsiasi alternativa genuina. La monarchia, un tempo il sistema di governo dell’Iran, è ora diventata un comodo capro espiatorio, che sostiene proprio il regime che pretende di rovesciare.