mercoledì, Novembre 12, 2025
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Io scenario del bilancio iraniano: come il regime usa i fondi pubblici per preservare il potere e non servire il popolo

An Iranian official reviews the national budget document

Un funzionario iraniano esamina il documento di bilancio nazionale

Mentre milioni di iraniani lottano con la crescente povertà, l’inflazione, la disoccupazione e la carenza di alloggi, il regime di Teheran continua a trattare il bilancio nazionale come un teatro politico piuttosto che un meccanismo per la governance o il benessere pubblico. Un sorprendente rapporto del quotidiano statale Khorasan, pubblicato il 5 ottobre, ammette apertamente che il sistema di bilancio iraniano è crollato in un rituale di inganno — uno strumento per mascherare la corruzione e sostenere la struttura di potere del regime.

Sotto il titolo “Budgeting for Nothing“, il documento scrive:” Per decenni, i nostri piani nazionali non sono mai stati pensati per l’attuazione. Tutti sanno che sono solo formalità. Lo stesso vale per il bilancio del paese. Tutti i funzionari, dai capi delle commissioni al presidente e al parlamento, sanno che solo circa il 60% dei crediti approvati si materializza.”

Questa rara confessione di un giornale del regime mette a nudo il fallimento strutturale del sistema finanziario iraniano. Quando alti funzionari riconoscono che quasi la metà del bilancio nazionale è fittizio, significa che il bilancio non è più una tabella di marcia per lo sviluppo, è un documento simbolico, progettato per creare l’illusione della governance, nascondendo al contempo vasti fondi inspiegabili.

Miliardi nascosti alla sorveglianza

Khorasan riferisce che mentre il governo sostiene di destinare 600 trilioni di toman al bilancio nazionale, solo 350 trilioni di toman vengono mai erogati. Il divario — centinaia di trilioni di toman – è assorbito da reti opache all’interno del regime, che fluiscono nelle mani di istituzioni inspiegabili, entità militari e fondazioni speciali fedeli all’élite al potere.

Queste cifre gonfiate non sono casuali. Servono come cortina fumogena per la corruzione e la distribuzione degli affitti, consentendo agli addetti ai lavori del regime di deviare la ricchezza pubblica in canali privati o clandestini. Ogni parte “non realizzata” del bilancio rappresenta una parte delle risorse nazionali rubate, reindirizzate al di fuori della portata degli audit, del parlamento o del controllo pubblico.

Il processo di bilancio del regime è quindi diventato un atto cerimoniale di sopravvivenza dello stato, non uno strumento di governance. I governi successivi, a prescindere dalla retorica, hanno usato il bilancio annuale non per gestire l’economia, ma per simulare la normalità — per far finta che uno stato funzionante esista ancora in Iran.

Questi cosiddetti “piani di sviluppo” sono, in realtà, promesse formalizzate che non dovrebbero mai essere mantenute, un rituale burocratico che maschera la verità: l’apparato di pianificazione economica dell’Iran serve la corruzione, non i cittadini.

Il popolo paga il prezzo

In questo sistema corrotto, lavoratori, insegnanti, pensionati, agricoltori e giovani disoccupati non sono beneficiari del bilancio nazionale, sono le sue vittime. I miliardi persi per allocazioni nascoste avrebbero potuto andare a programmi di istruzione, assistenza sanitaria, alloggi e occupazione. Invece, sostengono l’apparato di sicurezza e le reti elettriche del regime.

L’articolo di Khorasan coglie l’essenza di questa ingiustizia con pungente ironia: “Budgeting for nothing” è il gioco ripetuto di promesse contro tavoli vuoti.

Dietro i grandi numeri e le false proiezioni c’è una deliberata strategia di impoverimento. Il regime mantiene la popolazione economicamente debole per prevenire la resistenza e controllare il dissenso, pienamente consapevole di dormire su una bomba.

Nell’Iran di oggi, il bilancio nazionale è diventato un’arma politica, non un piano fiscale. Finanzia la repressione e la propaganda, non il progresso. Ogni promessa non mantenuta è un altro promemoria che la priorità del regime è l’ autoconservazione, non il popolo e che la ricchezza dell’Iran continua ad essere prosciugata per sostenere una dittatura costruita sulle bugie.

Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
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