La guida suprema del regime iraniano, Ali Khamenei ha pronunciato un discorso il 31 marzo, durante le preghiere dell’Eid al-Fitr a Teheran, evidenziando ancora una volta che la sua preoccupazione principale non sono le minacce straniere, ma la ribellione interna.
Khamenei ha respinto la possibilità di attacchi militari stranieri contro il regime, affermando: “Non consideriamo probabile che forze esterne agiscano con ostilità. Ma se lo facessero, riceverebbero sicuramente un duro e reciproco colpo”. Le sue osservazioni giungono appena un giorno dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva avvertito che l’Iran avrebbe dovuto affrontare bombardamenti senza precedenti se non avesse raggiunto un accordo nucleare con gli Stati Uniti.
Tuttavia, il discorso di Khamenei si è concentrato significativamente di più sulla minaccia di disordini interni. Riferendosi al potenziale dissenso interno, ha affermato: “Se i nemici pensano di poter creare sedizione all’interno del Paese, il popolo iraniano stesso risponderà”. Questo è un tema ricorrente nella retorica di Khamenei, che mostra il suo timore che il crescente malcontento popolare possa destabilizzare il suo regime.
Khamenei Rejects Talks—But His Advisors Say Otherwise. Why?https://t.co/3qvPRGr2Pw
— NCRI-FAC (@iran_policy) March 28, 2025
La sopravvivenza del regime minacciata dalla crisi interna
L’enfasi di Khamenei sulle minacce interne è in linea con i recenti avvertimenti di esperti affiliati al regime. Taghi Azad Armaki, un sociologo legato all’apparato statale, ha recentemente affermato: “Sia che andiamo in guerra o che facciamo la pace con il mondo, in un futuro non troppo lontano dovremo affrontare molteplici proteste sociali”. Ha aggiunto: “Siamo in una situazione di emergenza. Parti della società sono pronte a ribellarsi perché non possono più aspettare che le condizioni migliorino. Anche se non entriamo in guerra, la possibilità di sconvolgimenti sociali rimane”.
Allo stesso modo, economisti affiliati al regime hanno messo in guardia dal peggioramento delle condizioni economiche. Mehdi Pazouki, parlando il 29 marzo, ha riconosciuto la bancarotta economica del regime, affermando: “Quando si ascoltano le discussioni parlamentari, si sente che parlano di un deficit di bilancio di 1 trilione di toman per quest’anno. Ciò significa un’inflazione più elevata. Ordinare alla Banca Centrale di stampare denaro significa una maggiore liquidità”. Ha avvertito che queste politiche avrebbero portato a “un’inflazione più elevata e a un potere d’acquisto ridotto”.
Mahmoud Jam-Saz, economista legato al regime, ha avvertito che l’economia iraniana sta crollando sotto il peso della corruzione sistemica, delle politiche sbagliate e dei gravi deficit di bilancio, notando che la valuta del Paese ha raggiunto il suo punteggio più basso nella classifica mondiale. Ha attribuito la crisi all’incapacità del regime di attuare riforme strutturali e alla sua dipendenza da un’eccessiva stampa di denaro, che ha alimentato un’inflazione incontrollata e ridotto il potere d’acquisto.
Fact-Checking Khamenei’s Nowruz Speech in #Iran Reveals Economic Crisis and Veiled Response to U.S.https://t.co/qfizpBV2bv
— NCRI-FAC (@iran_policy) March 23, 2025
Aumento della retorica militarista
Nelle ultime settimane, l’IRGC e altri funzionari militari hanno intensificato la loro retorica bellicosa, esibendo città missilistiche e vantandosi delle capacità militari del regime. Il Tehran Times, il 30 marzo, ha affermato che missili del regime in tutte le “città missilistiche” sotterranee sono ora installati sui lanciatori e pronti a partire. Questa dimostrazione di forza è volta a proiettare potenza e rassicurare le forze demoralizzate del regime.
Le dichiarazioni dell’IRGC sono in linea con il discorso di Khamenei. “Le nostre posizioni sono le stesse di prima; l’inimicizia dell’America e del regime sionista rimane immutata”, ha dichiarato Khamenei, definendo Israele un’entità “terrorista” che deve essere eliminata.
La vera minaccia: una rivoluzione popolare
Mentre Khamenei proietta forza contro le minacce esterne, la sua ripetuta enfasi sul pericolo di disordini interni rivela un regime sempre più scosso dal potenziale di rivolte popolari . Collasso economico, corruzione sistemica e brutale repressione hanno alimentato proteste a livello nazionale, con vari settori della società, dai lavoratori e contadini alle donne e agli studenti, che hanno gridato le loro lamentele.
Gli analisti ritengono che il discorso di Khamenei sia un riconoscimento del fatto che la minaccia più significativa alla sopravvivenza del regime clericale non sono le potenze straniere, ma il popolo iraniano stesso.