venerdì, Marzo 24, 2023
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Iran: “La politica di accoglienza dei rifugiati dei Mojahedin del Popolo dell’Albania deve essere riconosciuta”- Alejo Vidal-Quadras

“L’Albania merita un enorme riconoscimento per il suo impegno verso la democrazia e i diritti umani, dimostrato dalla sua disponibilità ad accogliere i rifugiati politici iraniani”, ha scritto martedì l’ex-vice Presidente del Parlamento Europeo Alejo Vidal-Quadras su EurActiv.

“L’Albania, si è distinta in particolare per aver avuto un ruolo trainante nell’accoglienza dei rifugiati della comunità iraniana espatriata che si trova nell’ex-base militare statunitense di Camp Liberty in Iraq. I circa 3000 membri di questa comunità sono membri dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (PMOI/MEK), la prima opposizione democratica contro la teocrazia che regna in Iran”,  ha scritto il Dr. Vidal-Quadras, politico spagnolo e Presidente del Comitato Internazionale In Search of Justice (ISJ), una ONG con sede a Bruxelles.

“Ad Aprile 2014, mi sono recato nella capitale albanese Tirana ed ho incontrato il primo ministro Edi Rama, il  Presidente Bujar Nishani e molti ministri e rappresentanti del parlamento. Sono rimasto molto impressionato dal loro atteggiamento e dal loro impegno umanitario quando ho espresso l’idea di aiutare altri rifugiati di Camp Liberty”.

“Questi rifugiati iraniani sono stati abbandonati in Iraq, sotto la minaccia incombente del governo filo-iraniano, sin dal 2009. Anche all’epoca gli venne promessa protezione secondo le convenzioni di Ginevra e nel 2012 sono stati obbligati a trasferirsi dalla loro precedente residenza, Campo Ashraf, con la promessa che Camp Liberty sarebbe stata solo una transizione temporanea in attesa di un rapido trasferimento in paesi più sicuri”.

L’Unione Europea ha “disatteso” il suo impegno preso con i residenti di Camp Liberty, ha precisato il Dr. Vidal-Quadras. E questo è ancor più vero per gli Stati Uniti, che avevano contribuito a negoziare la transizione”.

“Negli anni passati al Parlamento Europeo sono stato messo al corrente di una raffica di malefici e velenosi attacchi contro il PMOI. Dopo anni di esperienze di prima mano, mi è divenuto evidente che tutta questa campagna era stata orchestrata e condotta dal regime iraniano e dai suoi agenti all’estero. All’inizio dei miei incontri con la Resistenza molti miei colleghi mi avvertirono che sarebbe stato politicamente più saggio essere cauti nei rapporti con loro”.

“Ma nel corso degli anni, e dopo aver letto ogni sorta di rapporto ed opinione sia in favore che contro, ho stabilito che questo è un vero movimento democratico degno del mio sincero ed incessante sostegno”.

“Il PMOI crede in un Islam tollerante che si oppone al fondamentalismo. E’ il fulcro della coalizione di opposizione, il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), sotto la presidenza di Maryam Rajavi, che ha redatto un piano in dieci punti per il futuro dell’Iran. Questo prevede libere e giuste elezioni, la fine della discriminazione istituzionale verso le donne e le minoranze, la denuclearizzazione del paese, un’economia di libero mercato, libertà di espressione e associazione e la separazione tra religione e stato”.

“Sembrerebbe giusto dire che l’impegno di un paese verso i valori democratici può essere misurato dalle alleanze e dalle collaborazioni che intraprende. Accettando i membri dell’opposizione iraniana nel paese, l’Albania ha effettivamente dimostrato il suo impegno verso la democrazia, il laicismo e i diritti umani, sia in patria che all’estero”.

“In assenza della dovuta leadership dell’UE, l’Albania ha ricoperto un ruolo in proporzione più forte nel risolvere questo grave problema, persino rispetto all’UE e agli U.S.A., un fatto che non dovrebbe lasciar dubbi sulla sua idoneità di stare fianco a fianco a queste potenze sulla scena mondiale”

“Per quanto riguarda le relazioni con il regime iraniano, mentre alcuni leaders dell’UE insistono a definire il presidente iraniano Hassan Rouhani, un ‘moderato’, questo ha  gestito il peggior periodo di esecuzioni in Iran sin dai primi anni ’90, con oltre 2300 persone impiccate dalla sua elezione nel 2013. Intanto la repressione dei dissidenti è proseguita incessante, colpendo non solo la popolazione iraniana in patria, ma anche attivisti stranieri all’interno della sfera di influenza dell’Iran, come i residenti di Camp Liberty”, ha precisato il Dr. Vidal-Quadras.

 

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