Dopo più di un mese dall’elezione di Ahmadinejad alla presidenza della Repubblica del regime dei mullà e a pochi giorni dal suo giuramento, pensare che questa non sia una scelta strategica di Khamenei, leader spirituale del regime dei mullà, per la repressione interna e per trasgredire le leggi internazionali, e’ un grave errore.
Mohammad Mohaddessin
Presidente degli Esteri del CNRI
Il regime dei mullà, dopo sedici anni di farsa del riformismo, si omogeneizza, sia per il suo isolamento interno sia per le infinite sue crisi internazionali, ma soprattutto per la sua natura medioevale. Il regime iraniano sa che, anche la piu’ piccola fessura al vertice, farebbe crollare rapidamente l’issieme del regime.
Il centro di questa omogeneizzazione e’ il dominio totale dei pasdaran sugli organo di potere. In altre parole Khamenei con la sola leva del Corpo di pasdaran riesce a perseguire la sua strategia.
La repressione interna, l’esportazione del terrorismo e dell’integralismo, in modo particolare in Iraq, ed in fine l’insistenza del regime dei mullà per la produzione di armi atomiche sono le priorità inviolabili in questo momento. Tutte queste materie sono strettamente collegate col destino del Corpo dei pasdaran e Khamenei, avendo in mano l’egemonia del Corpo, attraverso esso guida i suoi progetti. In una recente seduta tra Khamenei e i “comandanti superiore del Corpo dei pasdaran”, Khamenei ha effettuato “dei cambiamenti importanti nel Corpo” tra cui il più importante è “la fondazione di un centro studi per la politica strategica del Corpo dei pasdaran”. (sito Baztab di Mohsen Rezai – ex comandante dei pasdaran – 23 luglio ’05).
Il fondamentale ruolo dei pasdaran nell’oppressione interna non è un mistero. L’insediamento del pasdar Esmail Ahmadi Moghadam, comandante basij di Teheran, a capo delle forze d’ordine, soprattutto dopo pochi giorni dalle elezioni, è un chiaro messaggio che d’ora in poi il Corpo dei pasdaran e più di prima controlleranno le forze d’ordine del paese. Il fatto che Ahmadinejad ha intenzione di nominare dei pasdaran nei posti chiave del ministero delle Informazioni mostra la linea che persegue il regime.
La produzione della bomba atomica, come rivelato più volte dalla Resistenza Iraniana, sin dall’inizio era sotto il controllo dei pasdaran. Qualche giorno fa uno scienziato iraniano del progetto nucleare del regime ha svelato come Mohsen Rezai, al tempo comandante dei pasdaran, nel 1987 gli aveva chiesto di mettere all’ordine di giorno la produzione della bomba atomica, e che aveva stanziato 800 milioni di dollari nella fase iniziale del progetto.
Oggi Khamenei, mettendo un pasdar alla presidenza della Repubblica, ha eliminato tutti gli ostacoli burocratici per potersi servire di tutte le possibilità logistiche, diplomatiche e finanziamenti per la produzione dell’atomica. Mentre Hasan Rouhani, il responsabile del negoziato con l’Europa sul nucleare, qualche giorno fa dichiarava che “negli ultimi 21 mesi del negoziato coi paesi europei abbiamo attenuto degli eccellenti risultati sul piano tecnico, giuridico, politico, propagandistico e sulla sicurezza nazionale. Abbiamo eliminato moti difetti. Ad Isfahan, non abbiamo sospeso i lavori neanche un secondo, ed abbiamo prodotto in quantità industriali alcuni tonnellate di UF6”. Egli ha aggiunto che “Arak non s’è mai fermata, oggi il numero delle centrifughe è considerevole e la combustibile è la linea rossa del regime su cui tutti i capi del regime e gli scienziati sono concordi.
Musavian alcuni giorni fa ha dichiarato che “il negoziato con gli europei, non soltanto non ha fermato i nostri progetti nucleari, ci ha protetto da eventuali attacchi militari ed ha creato quel clima in cui l’Iran ha potuto completare le potenzialita’. Per esempio in questo periodo abbiamo completato gli UCF ad Isfahan ed oggi sono utilizzabili”. Egli ha aggiunto che “il negoziato sul nucleare, negli ultimi due anni, ha creato quel clima in cui abbiamo potuto firmare dei contratti importanti per l’esportazione del petrolio e del gas con l’India, la Cina, il Pakistan e gli Emirati”.
Ma l’aspetto più grave è il nefasto dominio del regime integralista iraniano in Iraq e l’isediarsi in quel paese di un governo islamico dipendente dall’Iran. Negli ultimi due anni e mezzo il Corpo di pasdaran, ed in particolare il Corpo di Qods, ha esteso l’influenza del regime dei mullà in tutto l’Iraq in particolare nelle regioni a sud del paese. Ci sono già delle terribili notizie, nel sud dell’Iraq, di pene subite dalle donne e dai giovani in nome delle leggi islamiche. Il regime iraniano ha insediato decine di migliaia di suoi pasdaran e di suoi stipendiati nelle istituzioni amministrative, economiche, militari e di sicurezza in Iraq. Inoltre attraverso le azioni terroristiche per stabilizzarsi in Iraq, mette in serio pericolo la pace e la stabilità di tutta la Regione. L’aspetto più importante della presidenza di Ahmadinejad è proprio l’intenzione di servirsi di tutte le possibilità amministrative, economiche e industriali del regime onde realizzare i suoi nefasti obiettivi in Iraq.
Per sviluppare l’esportazione del terrorismo e dell’integralismo nella regione ed in Iraq alcuni giorni fa la “Base Devoti del Martirio” su un giornale vicino a Khamenei ha lanciato un appello per l’ “iscrizione di forze suicide”, ripetendo la frase di Khamenei: “allo scopo di una preparazione totale contro i nemici dell’Islam e del sacro sistema della Repubblica islamica, e per difendere i fondamenti dell’Islam, s’è deciso di formare una divisione in ogni regine per poter reclutare forze coraggiose e pronte al martirio per addestramenti speciali e specifici”.
È davvero catastrofico pensare che questi appelli e molti altri che in questi giorni arrivano da Teheran siano politici. Questi sono una campagna per l’estensione del terrorismo nella Regione e nel mondo, e sono un affronto per la democrazia in Iraq, la pace e la sicurezza nel Medio Oriente.
Mettere Ahmadinejad alla presidenza della Repubblica, rafforzare il Corpo di pasdaran, insistere sulla produzione dell’atomica e formare delle divisioni per operazioni kamikaze, fa suonare il campanello d’allarme.
Alcuni mesi fa, a dicembre, la signora Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, ha ricordato al Parlamento europeo che riguardo l’Iran il mondo non è costretto a scegliere tra guerra o condiscendenza, perché esiste una terza via, cioè la via del popolo e della Resistenza Iraniana. Oggi dopo più di sette mesi siamo un passo più vicino alla catastrofe. La necessità di intraprendere una politica ferma di fronte al regime iraniano è più che mai urgente. Noi non dobbiamo dimenticare che il regime iraniano, dopo l’operazione chirurgica delle elezioni, oggi è molto più debole e fragile, ed ha una base ancora più limitata.
L’Iran è il centro degli sviluppi di tutta la Regione. Noi siamo in competizione col tempo, se i Paesi occidentali perdono l’occasione di archiviare la politica della condiscendenza offriranno ai mullà la possibilità di perseguire tutti i loro pericolosissimi progetti. Ma se riconoscono al popolo iraniano il diritto alla resistenza contro un regime disumano, togliendo il marchio di terrorismo ai Mojahedin del Popolo, colonna vertebrale dell’opposizione iraniana, sara’ raggiungibile in Iran un cambiamento che poterà la pace e la democrazia nel paese e nella Regione.