venerdì, Marzo 31, 2023
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I politici europei chiedono alle Nazioni Unite di indagare sul massacro del 1988 in Iran e di perseguire i responsabili

Sollecitano i governi europei e l’UE a condizionare le relazioni con la Repubblica Islamica dell’Iran alla sospensione delle esecuzioni e a dei chiari progressi nel campo dei diritti umani

Mercoledì 13 Settembre 2017, il comitato Friends of a Free Iran al Parlamento Europeo (FOFI), ha tenuto una conferenza nella sede del Parlamento Europeo a Strasburgo, con la partecipazione di decine di parlamentari europei. Tutti hanno chiesto al Consiglio dell’Unione Europea, agli stati membri e all’Alto Rappresentante dell’Unione Europea, Federica Mogherini, di porre fine al silenzio e all’inazione verso le brutali violazioni dei diritti umani in Iran.

In particolare hanno chiesto un’indagine indipendente delle Nazioni Unite sul massacro dei 30.000 prigionieri politici avvenuto in Iran nel 1988 e l’avvio del processo per i responsabili di questo crimine.

L’incontro è stato moderato da Gérard Deprez, MPE (del Gruppo ALDE), Presidente del FOFI, che gode dell’appoggio di circa 300 parlamentari di vari paesi e gruppi politici. A questo incontro Mohammad Mohaddessin, Presidente del Comitato Affari Esteri del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, è stato l’oratore principale e diversi membri del Parlamento Europeo hanno preso parte alla discussione.

Parlando del recente rapporto dell’Inviato Speciale delle Nazioni Unite sulla Situazione dei Diritti Umani in Iran, che all’articolo 7 si riferisce al massacro del 1988, gli oratori hanno chiesto che alla sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU, che si terrà la prossima settimana a New York, venga formata una commissione d’inchiesta che indaghi sul massacro ed hanno chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di presentare questo caso alla Corte Penale Internazionale, in modo che i responsabili di questo crimini vengano assicurati alla giustizia.

I parlamentari europei hanno sottolineato che l’indifferenza mostrata verso questo enorme crimine, che non ha precedenti dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha incoraggiato ancora di più il regime iraniano a proseguire le esecuzioni di massa e la violazione degli standards internazionali. Il silenzio verso questi crimini, se è per amore degli affari, è vergognoso e se è per l’accordo sul nucleare, è quantomeno ingenuo. Il regime interpreta il silenzio verso questa barbarie come un messaggio di debolezza.

A Luglio ad esempio, sono stati giustiziati 101 prigionieri. L’Alto Commissario dell’ONU per i Diritti Umani, durante il suo discorso di apertura al Consiglio dell’ONU per i Diritti Umani dell’11 Settembre 2017, ha detto: “Dall’inizio dell’anno almeno quattro ragazzi sono stati messi a morte e almeno altri 89 ragazzi restano nel braccio della morte”.

I parlamentari hanno appoggiato la piattaforma in 10 punti della leader dell’opposizione Maryam Rajavi, che chiede democrazia, laicità, rispetto per i diritti umani, l’abolizione della pena di morte in Iran e pace e tranquillità nella regione. Hanno sottolineato che, in base a 38 anni di esperienza con questo regime, fino a che governerà questa dittatura religiosa, l’oppressione, il terrorismo e il fondamentalismo resteranno in Iran.

Le cosiddette elezioni presidenziali di Maggio sono state completamente antidemocratiche e non ci sono stati candidati dell’opposizione. Nei primi quattro anni di presidenza di Hassan Rouhani, più di 3000 persone sono state giustiziate, rendendo così l’Iran il primo stato-boia del mondo per numero di esecuzioni pro-capite. Rouhani ha definito le esecuzioni “norme di legge e leggi divine”.

L’Inviato Speciale dell’ONU sull’Iran nel suo recente rapporto ha scritto: “Tra Luglio e Agosto 1988, migliaia di prigionieri politici, uomini, donne e ragazzi, pare siano stati giustiziati a seguito di una fatwa emessa dall’allora leader supremo, l’ayatollah Khomeini…”.

Il rapporto parla di prove che rivelano “i nomi dei funzionari che hanno compiuto e difeso queste esecuzioni, come l’attuale ministro della giustizia, un attuale giudice dell’alta corte e il capo della più grossa fondazione religiosa del paese e candidato alle elezioni presidenziali di Maggio”.

E aggiunge: “Recentemente queste uccisioni sono state ammesse da alcuni esponenti ai più alti livelli dello stato. I familiari delle vittime hanno il diritto di conoscere la verità su questi fatti e la sorte toccata ai loro cari, senza rischiare rappresaglie. Hanno diritto ad una riparazione, che comprenda il diritto ad un’indagine efficace sui fatti, alla rivelazione pubblica della verità e il diritto al risarcimento. L’Inviato Speciale chiede perciò al Governo di garantire che venga avviata un’indagine indipendente ed esaustiva su questi fatti”.  

I parlamentari europei si sono detti rammaricati del silenzio della Mogherini sul massacro del 1988 e in generale del suo silenzio sulla repressione delle donne e le violazioni dei diritti umani in Iran. “Questo silenzio da parte del nostro Alto Rappresentante dell’UE, non fa che incoraggiare i mullah a proseguire i loro crimini in Iran. Questo è un male per la reputazione dell’Europa.

“Noi al Parlamento Europeo, rappresentanti eletti dal popolo d’Europa, dobbiamo difendere i valori europei, che sono democrazia, diritti umani, diritti delle donne, separazione tra religione e stato”.

I parlamentari europei hanno esortato i governi europei e l’UE a condizionare le relazioni con la Repubblica Islamica dell’Iran, alla sospensione delle esecuzioni e ad un chiaro progresso nel campo dei diritti umani.

Ufficio di Gérard Deprez MPE

Presidente di Friends of a Free Iran

Parlamento Europeo 

Strasburgo

Friends of a Free Iran (FoFI) è un gruppo informale al Parlamento Europeo formatosi nel 2003 e che gode del sostegno attivo di molti parlamentari europei di vari gruppi politici

 

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