giovedì, Marzo 28, 2024
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Cosa e’ accaduto ai Mojahedin del Popolo Iraniano dopo che gli Americani si sono ritirati dall’Iraq

Di Mahmoud Hakamian

La scorsa settimana, vi abbiamo parlato del tragico destino dei membri dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (PMOI/MEK) in Iraq. 

Alla fine della scorsa puntata, ai membri del MEK era stato concesso lo status di persone protette secondo la Quarta Convenzione di Ginevra e si trovavano sotto la protezione dell’esercito americano fino a che l’America non si è ritirata dall’Iraq nel 2009. 

COSA E’ ACCADUTO DOPO?

La responsabilità degli indifesi membri del MEK in Iraq, venne trasferita dagli Stati Uniti al governo iracheno. Ma i membri del MEK, insieme a vari esperti legali e ad alcune ONG, si opposero a questo, ritenendo che si sarebbero trovati in grave pericolo se gli Stati Uniti li avessero lasciati sotto il controllo iracheno. E questo perché il primo ministro iracheno Nouri al-Maliki, agiva per conto del regime iraniano, che lo stava mantenendo al potere.

Gli Stati Uniti non presero in considerazione tutto questo perché avevano avuto garanzia scritta dal governo iracheno che i membri del MEK sarebbero stati trattati nel rispetto della costituzione irachena, delle leggi e degli obblighi internazionali. Ma poi si scoprì che il MEK aveva ragione.

Dopo il ritiro degli Stati Uniti, 116 membri del MEK sono stati uccisi delle forze irachene e più di 1300 feriti.

Nonostante le violazioni dei diritti umani, le leggi internazionali e un accordo del 2004 tra gli Stati Uniti e il MEK, non c’è stata nessuna indagine indipendente su questi crimini e nessuno è stato assicurato alla giustizia.

COSA HANNO FATTO LE FORZE IRACHENE?

Prima che iniziassero le violenze, il governo iracheno iniziò a tagliare fuori il MEK dal mondo esterno.

Ha vietato tutte le visite al MEK delle ONG, dei diplomatici e dei parlamentari, mentre aumentava la “sicurezza” attorno al campo, di modo che l’Iraq potesse controllare che andava e chi veniva.

Poi, ha vietato le consegne dei beni essenziali (cibo, carburante, acqua e forniture mediche), dei beni di consumo giornaliero (lampadine, carta) e degli attrezzi per le riparazioni delle infrastrutture del MEK ad Ashraf.

Dopodiché, ha iniziato a sottoporre il MEK ad intimidazioni, posizionando 300 altoparlanti attorno al campo che strombazzavano minacce e insulti in ogni momento della giornata.

Tahar Boumedra, ex-capo dell’Ufficio Diritti Umani della Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Iraq (UNAMI), ha monitorato il campo del MEK dal 2009 al 2012.

E ha detto: “I diritti fondamentali di questi esuli (del MEK), le condizioni di vita, l’accesso alla giustizia, le necessità umanitarie, tra cui i servizi medici per i malati e i feriti, e la libertà da minacce all’incolumità fisica, sono stati ripetutamente negati dal governo iracheno sotto la direzione dell’ufficio del primo ministro”.

Poi le forze irachene hanno lanciato tre assalti massicci e violenti contro il MEK.

A Luglio 2009, poche settimane dopo il ritiro degli Stati Uniti, le forze irachene hanno attaccato il MEK, uccidendo 13 persone e ferendone molte di più.

Ad Aprile 2011, le truppe irachene hanno tentato di entrare ad Ashraf senza permesso e si sono scontrate con una barricata umana. Le forze irachene hanno attaccato con granate fumogene e gas lacrimogeni, aprendo il fuoco sulla folla, gettandosi con i loro HUMVEE sulla folla, mandando persino dei cecchini dietro a loro per filmare il tutto. Quel giorno, 36 membri del MEK sono stati uccisi e 318 feriti.

A Settembre 2013, 52 membri del MEK sono stati uccisi da uomini armati ed equipaggiati. Secondo un rapporto dell’ONU, alcune vittime avevano persino le mani legate dietro la schiena.

In risposta a questi fatti, la comunità internazionale ha inviato il Rappresentante Speciale per l’Iraq e capo dell’UNAMI, Martin Kobler. Ma invece di difendere i diritti del MEK e di richiamare ai suoi doveri il governo iracheno, Kobler ha concordato il trasferimento temporaneo del MEK a Camp Liberty. Kobler non è riuscito a stabilire delle norme di protezione per i membri del MEK nell’accordo e quindi questa non è stata la fine dei problemi del MEK in Iraq.

La parte finale, con il trasferimento del MEK a Camp Liberty ed infine la libertà in Europa, sarà disponibile domani.

 

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