Di Mahmoud Hakamian
La scorsa settimana, vi abbiamo parlato del tragico destino dei membri dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (PMOI/MEK) in Iraq.
Alla fine della scorsa puntata, ai membri del MEK era stato concesso lo status di persone protette secondo la Quarta Convenzione di Ginevra e si trovavano sotto la protezione dell’esercito americano fino a che l’America non si è ritirata dall’Iraq nel 2009.
COSA E’ ACCADUTO DOPO?
La responsabilità degli indifesi membri del MEK in Iraq, venne trasferita dagli Stati Uniti al governo iracheno. Ma i membri del MEK, insieme a vari esperti legali e ad alcune ONG, si opposero a questo, ritenendo che si sarebbero trovati in grave pericolo se gli Stati Uniti li avessero lasciati sotto il controllo iracheno. E questo perché il primo ministro iracheno Nouri al-Maliki, agiva per conto del regime iraniano, che lo stava mantenendo al potere.
Gli Stati Uniti non presero in considerazione tutto questo perché avevano avuto garanzia scritta dal governo iracheno che i membri del MEK sarebbero stati trattati nel rispetto della costituzione irachena, delle leggi e degli obblighi internazionali. Ma poi si scoprì che il MEK aveva ragione.
Dopo il ritiro degli Stati Uniti, 116 membri del MEK sono stati uccisi delle forze irachene e più di 1300 feriti.
Nonostante le violazioni dei diritti umani, le leggi internazionali e un accordo del 2004 tra gli Stati Uniti e il MEK, non c’è stata nessuna indagine indipendente su questi crimini e nessuno è stato assicurato alla giustizia.
COSA HANNO FATTO LE FORZE IRACHENE?
Prima che iniziassero le violenze, il governo iracheno iniziò a tagliare fuori il MEK dal mondo esterno.
Ha vietato tutte le visite al MEK delle ONG, dei diplomatici e dei parlamentari, mentre aumentava la “sicurezza” attorno al campo, di modo che l’Iraq potesse controllare che andava e chi veniva.
Poi, ha vietato le consegne dei beni essenziali (cibo, carburante, acqua e forniture mediche), dei beni di consumo giornaliero (lampadine, carta) e degli attrezzi per le riparazioni delle infrastrutture del MEK ad Ashraf.
Dopodiché, ha iniziato a sottoporre il MEK ad intimidazioni, posizionando 300 altoparlanti attorno al campo che strombazzavano minacce e insulti in ogni momento della giornata.
Tahar Boumedra, ex-capo dell’Ufficio Diritti Umani della Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Iraq (UNAMI), ha monitorato il campo del MEK dal 2009 al 2012.
E ha detto: “I diritti fondamentali di questi esuli (del MEK), le condizioni di vita, l’accesso alla giustizia, le necessità umanitarie, tra cui i servizi medici per i malati e i feriti, e la libertà da minacce all’incolumità fisica, sono stati ripetutamente negati dal governo iracheno sotto la direzione dell’ufficio del primo ministro”.
Poi le forze irachene hanno lanciato tre assalti massicci e violenti contro il MEK.
A Luglio 2009, poche settimane dopo il ritiro degli Stati Uniti, le forze irachene hanno attaccato il MEK, uccidendo 13 persone e ferendone molte di più.
Ad Aprile 2011, le truppe irachene hanno tentato di entrare ad Ashraf senza permesso e si sono scontrate con una barricata umana. Le forze irachene hanno attaccato con granate fumogene e gas lacrimogeni, aprendo il fuoco sulla folla, gettandosi con i loro HUMVEE sulla folla, mandando persino dei cecchini dietro a loro per filmare il tutto. Quel giorno, 36 membri del MEK sono stati uccisi e 318 feriti.
A Settembre 2013, 52 membri del MEK sono stati uccisi da uomini armati ed equipaggiati. Secondo un rapporto dell’ONU, alcune vittime avevano persino le mani legate dietro la schiena.
In risposta a questi fatti, la comunità internazionale ha inviato il Rappresentante Speciale per l’Iraq e capo dell’UNAMI, Martin Kobler. Ma invece di difendere i diritti del MEK e di richiamare ai suoi doveri il governo iracheno, Kobler ha concordato il trasferimento temporaneo del MEK a Camp Liberty. Kobler non è riuscito a stabilire delle norme di protezione per i membri del MEK nell’accordo e quindi questa non è stata la fine dei problemi del MEK in Iraq.
La parte finale, con il trasferimento del MEK a Camp Liberty ed infine la libertà in Europa, sarà disponibile domani.