venerdì, Marzo 29, 2024
HomeNotizieIran NewsCampo Ashraf, il dramma nascosto

Campo Ashraf, il dramma nascosto

Di Alessandra Boga

Ci sono dissidenti iraniani di cui pochi parlano, forse perché non ne conoscono l’esistenza

Si tratta del gruppo di oltre 3.400 persone che risiede a Campo Ashraf, situato nella provincia irachena di Diyala, 70 km a Nord di Baghdad, al confine con l’Iran, godendo dello “status di extraterritorialità”. Appartengono  ai Mojahedin del Popolo Iraniano (OMPI/MEK), l’organizzazione più popolare (fondata nel 1965 da tre studenti iraniani, sono stati arrestati e giustiziati nel 1972 dalla polizia dello Scia’, assieme ad altri due suoi membri)  delle cinque che costituiscono il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), creato nel ’81 e presieduto dalla democraticamente eletta Maryam Rajavi. Ora i residenti di Ashraf  si trovano in balìa dei 2500 militari delle forze speciali e dell’apposito “Comitato per la repressione di Ashraf” del Primo Ministro iracheno post-Saddam: Nouri Al-Maliki, sciita e perciò vicino all’Iran. L’anno scorso l’esercito iracheno ha compiuto una strage al campo e così anche l’8 aprile, causando la morte di 36 residenti ed il ferimento di altri 350. In tutto, nei vari attacchi, sono stati uccisi 47 residenti e feriti 1.071: con armi da fuoco, bombe a mano, picchiati con manganelli e bastoni ed alcuni sono stati persino investiti da veicoli blindati. Nel 2009 sono stati tenuti in ostaggio per 72 giorni 36 residenti. Si aggiunga il disumano blocco medico, che ha portato alla morte di diverse persone, o perché veniva impedito loro l’accesso al personale sanitario e alle medicine di cui avevano bisogno, o perché era posto il veto al trasferimento in ospedale, oppure veniva negato loro un interprete che potesse parlare arabo con il personale sanitario locale.

Maryam Rajavi ha denunciato anche la presenza al campo di 300 altoparlanti che, a tutto volume, 24/24 h, insultano, minacciano e torturano psicologicamente i residenti. Naturalmente non esenti le 1000 donne del campo e i bambini.

Lo scopo dell’assedio (perché di questo si tratta) è estradarli in Iran, dove andrebbero incontro a morte certa.

Inoltre, nel 1997, sotto l’amministrazione Clinton, i Mojahedin del Popolo sono stati inseriti nella black  list statunitense delle organizzazioni terroristiche straniere. Attualmente però, essi non praticano più, a differenza del passato, la resistenza armata contro il regime iraniano. Sono stati gli stessi USA a disarmarli, in cambio di protezione ai sensi della IV Convenzione di Ginevra, il cui articolo 146, dal 2 luglio 2004, stabilisce, sotto l’egida della Risoluzione ONU 1546 dell’8 giugno dello stesso anno, che i suoi firmatari, hanno l’obbligo di indagare, perseguire e condannare, coloro che la violano e di “ricercare le persone imputate per aver commesso, o aver ordinato di commettere tali gravi violazioni e portare tali persone, indipendentemente dalla loro nazionalità, davanti ai propri tribunali. “

Eppure le vie legali intraprese, non sono ancora riuscite far depennare l’OMPI dalla lista. Già nei primi anni del 2008, sette Corti europee avevano confermato che continuare a mantenere l’ “etichetta terroristica” all’organizzazione, non aveva nessuna alcun senso e serviva solo a compiacere il regime iraniano.

Infatti ciò ha dato la “giustificazione” alla Repubblica Islamica, per impiccare i simpatizzanti del movimento e persino i familiari dei Mojahedin, che hanno partecipato a manifestazioni pacifiche in loro sostegno. Come Ali Saremi, colpevole di avere un figlio ad Ashraf.

Anche la sentenza della Corte d’Appello del Distretto di Columbia ( USA ) ha stabilito, il 16 luglio 2010, che non c’è alcuna base reale e ragionevole, per considerare “terrorista” l’OMPI, ma pure l’Amministrazione Obama, si ostina a voler ignorarla.

Il 26 novembre del 2009, la Corte Nazionale Spagnola aveva accettato, per la prima volta, di far partire un’indagine sull’assassinio, la tortura e i danni perpetrati ai residenti di Campo Ashraf, considerandoli “crimini contro l’umanità” e “crimini di guerra”, in base alle convenzioni e leggi internazionali, ribadendolo il 27 dicembre 2010 ed il 17 marzo 2011. Campo Ashraf, come l’ex Jugoslavia.

Infine la Corte d’Indagine Numero Quattro della Corte Nazionale spagnola, l’11 luglio ha accettato anche di indagare sul massacro dell’8 aprile, ingiungendo a Nouri Al-Maliki di presentarsi in tribunale, alla fine del suo mandato. Così pure il tenente generale Ali Geidan, Comandante delle Forze di terra irachene, che ha guidato il massacro  sotto gli ordini di Al Maliki, al tenente colonnello Abdul-Latif al-Annabi,  comandante del battaglione iracheno di Ashraf, ed al maggiore Jassem al-Tamimi dovranno comparire davanti al giudice il 3 ottobre 2011. Secondo i video clip e i documenti disponibili, al-Tamimi è lo stesso funzionario che, personalmente, ha mirato ed ucciso una quantità di residenti di Ashraf.

La Corte ha anche invitato Ad Melkert, Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU per l’Iraq, e Struan Stevenson, Presidente della Delegazione per le Relazioni con l’Iraq del Parlamento europeo, a partecipare al processo in qualità di testimoni.

Ma l’Amministrazione statunitense, con il suo atteggiamento, come ricorda Esmail Mohades, Portavoce dell’Associazione dei Laureati e Specialisti Iraniani in Italia, “s’arrende alle violenze di Nuori al-Maliki e si allinea con Khamenei”. “L’organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano, con la sua lettura democratica dell’islam, si batte per la libertà e il pluralismo in Iran”, la parità uomo-donna e la separazione tra Stato e religione. Tenerla nella lista delle organizzazioni terroristiche, oltre a mettere gravemente in pericolo la vita dei residenti di Campo Ashraf e degli stessi dissidenti all’interno dell’Iran, “intralcia il corso democratico della Primavera araba, dando  segnali errati che possono aprire la via all’integralismo islamico, soluzione per cui il regime iraniano è in agguato e preme”.  Se è vero che l’Occidente e gli USA appoggiando la lotta democratica del popolo iraniano, coerentemente dovrebbero appoggiare l’OMPI. Anche nel loro interesse, dato che essa per prima ha avuto il merito di svelare il programma nucleare del regime iraniano.

Alessandra Boga è laureata in Scienze dell’Educazione dal’ “Università Cattolica del Sacro Cuore” di Milano (2004), autrice i libri “Dopo la notte” (2009) e “Soltanto una donna” (2001),

FOLLOW NCRI

70,088FansLike
1,632FollowersFollow
42,222FollowersFollow