di Costantino Pistilli
E rivolgendosi ancora all’endorsement iracheno ha aggiunto: “Se ancora vogliamo essere partner è necessario che siate in grado di proteggerci dagli attacchi che ci colpiscono”. Inoltre, ha domandato ad al Maliki di decidersi a chiedere chiaramente agli Stati Uniti di tenere alcune delle forze nel Paese: “Qualsiasi richiesta di mantenere una parte del contingente americano sarebbe seriamente considerata”.
In linea con un accordo Usa Iraq, infatti, il Pentagono prevede di ritirare le 46.000 truppe statunitensi impiegate attualmente a Bagdad entro il 31 dicembre di quest’anno, a meno che il governo iracheno chieda formalmente di mantenere alcune unità per garantire sicurezza e formazione. Dopo aver parlato agli alleati iracheni (urbi), Panetta si è poi rivolto agli alleati internazionali (orbi): “I Paesi europei membri della Nato devono assumersi le loro responsabilità e aumentare il loro bilancio destinato alla difesa se vogliono restare partner affidabili. Sono favorevole ai partenariati ma se si vuole parlare di partenariati, bisogna che siano autentici: anche gli altri Paesi devono assumersi le loro responsabilità nel mondo” per poi aggiungere: “Non possiamo essere i soli a sostenere il carico finanziario delle operazioni dell’Alleanza atlantica, ad esempio; infatti, il 75 per cento delle spese militari della Nato dei ventotto Paesi che conta la Nato, solo Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Grecia e Albania rispettano la soglia del 2 per cento del Pil raccomandato dall’ Alleanza atlantica per la difesa”.
Nel frattempo, mentre si aspetta una risposta della comunità internazionale – e magari una visita di Obama in Iraq – la Repubblica islamica dell’Iran non ha tardato a rispondere attraverso la voce del generale Ahmad Vahidi, ministro della Difesa iraniano: “L’egemonia degli Usa nella regione è stata distrutta. Le frasi di Panetta sono per noi un segnale di fallimento politico”.