venerdì, Marzo 29, 2024
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Viene impedita la consegna di combustibile ad Ashraf nonostante il caldo estivo

Occupazione militare di Camp Ashraf – Numero 109
Domenica 29 maggio forze irachene hanno impedito l’accesso a Camp Ashraf di una cisterna contenente combustibile acquistato dai residenti a proprie spese. Questo fa parte della politica del Primo Ministro iracheno Maliki e del suo Comitato per l’Eliminazione di Ashraf per aumentare la pressione sui residenti del campo, specialmente dopo l’attacco dell’8 aprile. Il blocco della consegna di combustibile avviene mentre, a causa del caldo estivo e delle continue interruzioni di elettricità, il bisogno di combustibile diesel e di altro tipo aumenta e numerosi servizi vitali dipendono dai generatori. Questo causa seri problemi per i residenti in generale, e per i pazienti e i feriti durante l’attacco dell’8 aprile da parte delle forze irachene in particolare.
Con ancora un altro atto inumano, le forze irachene impediscono ai residenti di svuotare l’impianto di depurazione del campo, causando contaminazione e aumentando i problemi igienici che mettono in pericolo la loro salute. L’area dell’impianto di depurazione di Ashraf è occupata da forze irachene dall’8 aprile.
Queste misure repressive avvengono mentre il Ministero degli Esteri iracheno ha sostenuto il 19 maggio 2011, durante un incontro con ambasciatori dell’Unione Europea: “Le autorità irachene hanno intrapreso una serie di misure per garantire e fornire servizi umanitari, cure mediche e vitto ad Ashraf”. Dieci giorni dopo questa dichiarazione, un residente di Ashraf di nome Kazem Nematollahi ha perso la vita a causa degli ostacoli posti dal Comitato per l’Eliminazione di Ashraf – affiliato all’ufficio del Primo Ministro iracheno – all’accesso alle cure mediche.
L’inumano assedio di Ashraf, che continua da due anni e mezzo, è una flagrante e grave violazione di numerose convenzioni internazionali, incluse le Convenzioni di Ginevra, e in generale del Diritto Internazionale Umanitario e dei diritti umani internazionalmente riconosciuti. Inoltre, secondo lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale e una sentenza delle Corte Nazionale Spagnola, tali misure possono essere considerate ‘crimini di guerra’ e ‘crimini contro la comunità internazionale’, e i responsabili di queste azioni devono essere processati e puniti.
Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran
1° giugno 2011

 

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