senza il rispetto delle minime necessità umanitarie e torturando i residenti disabili e quelli feriti

Ai residenti è stata lasciata l’opzione di essere uccisi o lasciare la loro casa e la città che hanno costruito con le loro sole forze e risorse per un quarto di secolo, per andare in una prigione chiamata Liberty priva dei minimi standards umanitari; questo non è altro che uno sfratto ed una evacuazione coatta in grave violazione dei termini delle Leggi Umanitarie Internazionali, delle Leggi Internazionali sui Diritti Umani, della Quarta Convenzione di Ginevra, del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici e di molti altri trattati internazionali, ed è considerato un crimine contro l’umanità.
Nonostante il primo, il secondo e il terzo gruppo non siano stati trasferiti in condizioni decenti e rispettando i loro minimi diritti umani e umanitari, le minacce che hanno caratterizzato il trasferimento del quarto gruppo sono state, per molti aspetti, persino più inaccettabili.
Con un atto disumano, le forze irachene si sono rifiutate di consentire il trasferimento dei veicoli e delle roulotte realizzate specificatamente per venire incontro alle necessità dei residenti disabili e feriti, con attrezzature sanitarie adatte a loro e con le quali hanno vissuto per anni. Le ripetute richieste dei rappresentanti dei residenti alle forze irachene, così come quelle dei funzionari delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti, non hanno portato a nulla e perciò 10 persone nel quarto gruppo, gravemente disabili e ferite, non hanno avuto altra scelta se non rimanere ad Ashraf.
I loro nomi erano stati dati ai funzionari dell’ONU e degli Stati Uniti già due anni fa ed erano tra quelli inclusi nella lista delle persone che dovevano beneficiare di un rapido trasferimento presso paesi terzi e, se non fossero stati impediti dal GoI, molti di loro sarebbero già stati trasferiti. Come per gli altri residenti, il GoI ha reso la determinazione del loro status di rifugiati condizionata al loro trasferimento a Liberty e, allo stesso tempo, non permette il trasferimento delle attrezzature loro necessarie a Liberty. Questa è una forma di tortura fisica e psicologica e va contro tutti i principi legali, internazionali, morali e religiosi.
Alle persone del quarto gruppo non è stato consentito di trasferire la maggior parte dei loro beni. Non gli è stato neanche consentito di portare 10 auto per trasporto passeggeri, contrariamente ai precedenti accordi presi (la lettera del SRSG del 15 Febbraio). Dopo molte discussioni, è stato confermato dai funzionari iracheni e da quelli dell’ONU che il quarto gruppo poteva portare sei generatori a Liberty. Ma alla fine, in pratica, gli è stato consentito di trasferire solo due generatori.
Il GoI non rispetta nessuno degli impegni presi e viola continuamente persino i termini del MoU che ha firmato con l’ONU senza informare i residenti ed ottenere il loro consenso. Lo stesso MoU che manca della maggior parte delle minime richieste dei residenti.
Il GoI sta impedendo il trasferimento dei beni e, contemporaneamente, ostacola la loro vendita e non consente agli imprenditori che vogliono acquistarli di entrare ad Ashraf; gli sforzi fatti dall’UNAMI a questo riguardo sono rimasti senza esito.
I residenti di Ashraf sono sotto pressione per trasferirsi a Liberty, nonostante il campo stia affrontando seri problemi riguardo all’acqua, all’elettricità, agli scarichi fognari e ad altri minimi standards umanitari. Non solo il GoI non sta risolvendo questi problemi, ma si rifiuta anche di dare risposta alle ripetute richieste dei residenti di risolverli a loro spese. Ai residenti non è stato neanche permesso di costruire dei sentieri asfaltati o in cemento per gli anziani e i malati in un campo che è circondato da terreno fangoso dappertutto. Gli è stato anche negato il diritto di irrorare il campo con gli insettiicidi, dato che con la stagione calda stanno venendo fuori serpenti, insetti dannosi e cimici. Il GoI sta ritardando da 40 giorni il permesso per l’entrata dei materiali necessari usati per spargere l’insetticida. Allo stesso modo il GoI non ha implementato le voci menzionate nella lettera del SRSG del 16 Marzo riguardo allo stazionamento della polizia e perciò ha installato nuovi posti di polizia nel campo.
Nell’esprimere la sua ferma protesta per la pressione esercitata sui residenti di Ashraf e Liberty, così come per la mancanza del rispetto degli standards umanitari e dei diritti umani a Liberty, Mrs. Maryam Rajavi, il Presidente-eletto della Resistenza Iraniana, si rivolge al Presidente Obama e a Mr. Ban-Ki Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, affinché impediscano che una tragedia umanitaria travolga i residenti, in particolare le 1000 donne residenti; che impedisca al GoI di intraprendere misure repressive contro coloro i quali sono in tutto e per tutto “persone protette” secondo la Quarta Convenzione di Ginevra; della cui protezione il Governo degli Stati Uniti si è preso la responsabilità dando loro l’attestazone di “persone protette” e che l’UNHCR ha in diverse dichiarazioni, come quelle del 1° Febbraio, del 1° Marzo e del 28 Marzo 2012, descritto come “richiedenti asilo” sotto la protezione internazionale e “beneficiari”. Il Presidente Obama è chiamato a impedire al GoI di trasferirli forzatamente fino a che non vi sia accordo sugli standards umanitari minimi e questi non vengano implementati dal GoI. Non c’è alcun dubbio che il Governo degli Stati Uniti verrà ritenuto responsabile per qualunque danno inflitto ai residenti di Ashraf e Liberty e la sua dissociazione da tutto questo non sarà accettata di fronte a nessuna autorità politica o giudiziaria.
Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
18 Aprile 2012