Formiche.net – 26 Aprile 2023
Un 25 aprile anche per il popolo iraniano
È fondamentale che governi e legislatori occidentali assicurino il più ampio sostegno a un Iran laico e democratico contro il nazifascismo degli ayatollah. L’intervento dell’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, senatore di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Politiche dell’Unione europea a Palazzo Madama
Gli Italiani hanno celebrato ieri la Liberazione dal nazifascismo. La Festa della Libertà deve significare memoria, conoscenza, impegno nell’affermare i valori della nostra Patria. Moltissimi italiani hanno sacrificato la vita, combattendo per la libertà, valore fondante dell’Unità d’Italia e di tutto il Risorgimento. Un valore assoluto in Europa durante tutta la Guerra fredda, riaffermato dal Parlamento europeo nella lotta contro tutti i totalitarismi: nazisti, fascisti, comunisti. E a questo impegno deve appartenere il sostegno concreto a quanti si ribellano da quattro decenni, e con crescente vigore e successo negli ultimi anni alla mostruosa teocrazia iraniana.
La rivoluzione del popolo iraniano e iniziata contro il regime monarchico assolutista, violento e corrotto dello Scià Mohammad Reza Pahlavi. La rivolta si è poi trasformata nella teocrazia fondamentalista di Ruhollah Khomeini, aggravando ancor più le sofferenze del popolo iraniano, trasformando la storia della Persia in quella del primo Stato terrorista del mondo.
Uno Stato Islamico cleptocratico e genocidario che può essere radicalmente cambiato solo con la determinazione, la coerente onestà, la storia personale e collettiva di leader politici e di organizzazioni che rappresentino veramente il popolo iraniano e le sue ricchissime componenti culturali, etniche, religiose. Non è certo il momento per incoraggiare “riemersioni” di personaggi ambigui o compromessi con il regime teocratico, o con altre tristissima esperienze già subite dal popolo iraniano.
Da queste pagine, moltissime volte, negli ultimi anni, si è cercato di puntare i riflettori sulla vera natura dei Mullah al governo – per troppo ignorata in luogo di incaute mire affaristiche in un illusorio Eldorado – e sulle angherie perpetrate nei confronti dello stesso popolo iraniano e sul ruolo destabilizzatore nel Medio Oriente e nel resto del mondo da parte di un regime che è il principale promotore e finanziatore del terrorismo internazionale.
La straziante vicenda di Masha Amini, la sanguinaria repressione delle proteste in tutto l’Iran, gli arresti di massa e le torture, le esecuzioni anche di minorenni, le uccisioni nelle vie delle città e, da ultimo, i casi di avvelenamento mediante gas tossici nelle scuole femminili nel Paese hanno finalmente iniziato a diradare la coltre di fumo dagli occhi di molti in Occidente – specialmente in ambito UE e dei suoi Stai membri – soprattutto sul ruolo che in tutto ciò hanno ricoperto le Guardie Rivoluzionarie dell’IRGC (i Pasdaran).
La coraggiosa rivolta del popolo iraniano, in corso da mesi ormai, è generata da un lato dalla situazione esplosiva della società a causa dell’oppressione, della povertà, della discriminazione e della corruzione del governo, e dall’altro da quattro decenni di resistenza organizzata a livello nazionale.
È infatti un dovere ricordare, a tale proposito, anche il sacrificio di più di 30.000 prigionieri politici – dei quali la maggioranza membri dei “Mojaheddin del Popolo-MEK/PMOI” – che nell’estate del 1988 furono brutalmente massacrati per ordine della fatwa emessa dall’Ayatollah Khomeini nei confronti di tutti gli appartenenti, o semplici simpatizzanti del MEK/PMOI, e perpetrata da autentiche “commissioni della morte”, delle quali esponente di spicco era l’attuale presidente dell’Iran, Ebrahim Raisi.
Ma questo non ha mai intaccato la determinazione e la volontà di resistere dei componenti di quella coalizione democratica fondata 42 anni fa, il Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (NCRI), che riunisce gruppi e individui con diverse inclinazioni politiche e ideologiche con il comune obiettivo di rovesciare il regime dei mullah e che ha posto le basi per il cambiamento democratico in Iran.
Il ruolo del Consiglio si è dimostrato decisivo, e questo è un dato innegabile, nel portare a conoscenza dell’opinione pubblica mondiale sui pericoli che questo regime rappresenta per la comunità internazionale, a causa del programma nucleare clandestino tutt’ora in fase di sviluppo; il sostegno al terrorismo internazionale e la sistematica violazione dei Diritti Umani.
Il programma in 10 punti della Presidente Maryam Rajavi, annunciato già vent’anni fa, rappresenta perfettamente l’Iran del futuro, nel prefigurare libere elezioni, libertà di pensiero, di parola e di riunione, abolizione della pena di morte, uguaglianza di genere, separazione della religione dallo stato, autonomia delle diverse nazionalità presenti nel Paese e abbandono del nucleare: a ben vedere, quegli stessi valori che difendiamo nei Paesi democratici.
La stessa Presidente Rajavi, intervenendo ad una recente conferenza stampa organizzata alla Camera dei Deputati dal “Comitato Interparlamentare per un Iran Libero”, ha voluto ribadire con fermezza questi principi non negoziabili per l’Iran del futuro e ha invitato i governi occidentali a rivalutare radicalmente le loro politiche sull’Iran e ad essere solidali con il popolo iraniano.
Un segnale positivo, in tal senso, è quello che viene dall’appello sottoscritto dalla maggioranza dei Senatori, e una gran parte dei Deputati, italiani. Un primo passo verso quella inversione di rotta, ormai ineludibile, nei rapporti con il regime di Teheran, che prevede azioni concrete come l’inserimento nelle liste dei gruppi terroristici del Corpo dei Pasdaran (IRGC) e la chiusura di quelle Ambasciate iraniane coinvolte nel sostegno ad attività terroristiche.
È fondamentale, quindi, che i governi e i legislatori occidentali assicurino il più ampio sostegno, e senza ulteriori ritardi, al popolo iraniano nella sua lotta per un Iran laico e democratico, affinché presto potremo assieme a loro ricordare e onorare la giornata della liberazione dell’Iran dal nazifascismo degli Ayatollah.