giovedì, Marzo 28, 2024
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Nonostante la revoca delle sanzioni, perché l’economia iraniana è sprofondata nella recessione ? – Parte 1

CNRI – Un anno dopo la firma dell’accordo sul nucleare, nonostante problemi significativi, come le restrizioni sulle esportazioni e il divieto di trasferimenti bancari internazionali (swift) siano stati risolti, si è creata un’atmosfera trasparente per identificare i radicali problemi economici dell’Iran.

In altre parole, la domanda è: perché la recessione sta diventando sempre più profonda nonostante le sanzioni siano state revocate e le transazioni internazionali con l’Iran siano state riaperte.

Non c’è dubbio che la significativa diminuzione del prezzo del petrolio abbia ridotto gli introiti del governo ed abbia anche messo sotto pressione l’economia iraniana, negli ultimi anni. Ma guardando più in profondità, si identificano anche altri problemi fondamentali che scaturiscono dalla politica del governo iraniano.

Questi problemi appartengono a due categorie:

1. Questioni interne

Il 7 Giugno il ministro per gli affari esteri iraniano ha inviato un rapporto ufficiale al parlamento riguardante i risultati dell’attuazione dell’accordo sul nucleare. Nel rapporto, con una chiarezza senza precedenti, si dichiarava che il problema più grosso del paese è la mancanza di sicurezza e di stabilità. Il rapporto dice: “La più grossa sfida e il più grosso problema che l’accordo con l’Iran, l’Iran Deal Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) deve affrontare è la creazione di un’atmosfera di fiducia e di sicurezza per le parti estere. L’atmosfera di fiducia nelle relazioni è il fattore più importante nel calcolo dei costi e dei benefici delle aziende commerciali che fanno affari con l’Iran.

Se un’azienda commerciale pensa che il mercato non fornisca un ambiente sicuro per gli investimenti, per fare affari o qualunque altro tipo di rapporto economico, sicuramente non farà investimenti, né trasferirà la tecnologia e non si impegnerà in grossi progetti di investimento. Con una situazione così instabile in Medio Oriente e in una atmosfera di incertezza sull’impegno di tutte le parti verso l’Iran Deal, è normale che molte imprese commerciali reagiscano esitando”.

“La mancanza di sicurezza e di stabilità”, la mancanza di “fiducia e di un’atmosfera rassicurante”, in “una situazione caotica e di fuga di capitali” e l’esistenza di “timore e cautela verso l’Iran”, citate dal ministro degli affari esteri iraniano come le principali cause di fallimento nell’attrarre investimenti stranieri, nonché nel collaborare con le aziende internazionali, hanno aspetti politici, legali ed economici.

Spiegazione dei fattori più importanti:

A. Il dominio della Tutela del giurista islamico

La società di consulenza economica “Control Risks”, ha pubblicato un rapporto in cui si afferma che, nonostante l’attuazione dell’accordo sul nucleare tra Iran e le potenze mondiali, i mercati iraniani restano rischiosi. Oltre al pericolo dell’imposizione di nuove sanzioni, la struttura opaca della proprietà e l’imprevedibile ingerenza delle istituzioni governative nell’economia, sono menzionate nel rapporto come rischi economici.

Riguardo al coinvolgimento delle istituzioni governative, non c’è dubbio che il fattore più significativo sia la Tutela del Giurista Islamico, le sue suddivisioni in IRGC, polizia, Basij, la fondazione chiamata “Sede dell’esecuzione dell’Ordine dell’Imam Khomeini (EIKO), la fondazione Mostzafan e la Astan Quds Razavi. Questi istituti si sono appropriati della maggior parte dell’economia iraniana, in particolare delle aziende manifatturiere, delle banche commerciali, degli istituti monetari e dei mercati economici. Il predominio di questi istituti, che finanziano le operazioni militari in Siria, Iraq e Libano, e pagano gli enormi costi del controllo della sicurezza in Iran, li ha resi le controparti in tutti i commerci con l’estero.

Pierre Fabiani, ex-capo della “Total” in Iran e attuale vice-Presidente di GEP-AFTP (associazione francese di aziende e professionisti dell’O&G), ha dichiarato: “Io raccomanderei a tutte le nostre compagnie di indagare a fondo se i potenziali partners iraniani siano affiliati al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane (IRGC) o no, e se lo sono devono ritirarsi da qualunque rapporto con loro”.

Il quotidiano francese ‘Le Monde’ ha citato l’inviato in Iran che aveva indagato sulla questione ed era arrivato alla conclusione, basata sulle sue osservazioni oggettive, che “non ci sono aziende significative in Iran, eccetto quelle controllate dalle Guardie Rivoluzionarie iraniane e dalle fondazioni religiose”.

Fine Prima Parte.

 

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