CNRI – L’Iran sotto il governo dei mullah è seconda su 90 nazioni, nella classifica mondiale dell’Indice di Povertà che valuta la qualità della vita di una popolazione.
Il regime teocratico è secondo solo al Venezuela in questa tabella che considera il tasso di inflazione, di disoccupazione, i tassi debitori e di crescita del PIL pro-capite.
E’ l’altissimo tasso annuale di inflazione del 34.7%, secondo i dati della Banca Centrale, che ha conferito all’Iran un punteggio di 61.6, dietro al Venezuela che è a 79.4.
I prezzi del petrolio in Iran si sono impennati di circa il 75% venerdì scorso e questo dopo che si è avuta la maggiore prova della povertà nel regime due giorni prima, quando il 95% degli iraniani ha chiesto il sussidio statale, ignorando la campagna governativa che esortava la popolazione a rinunciare agli aiuti governativi.
Gli autori di questa classifica, redatta dal gruppo di esperti statunitensi del Cato Institute, hanno detto: “Per la maggior parte della gente la qualità della vita è importante. Vorrebbe una minore inflazione, un minore tasso di disoccupazione, tassi più bassi sui prestiti e il maggior PIL pro-capite”.
Le entrate pro-capite in Iran nel 2013 sono state stimate ad un equivalente di $12.800, ma il salario minimo mensile è fissato a $185, lasciando molte persone a basso reddito dipendenti dall’aiuto diretto del governo.
Otto mesi dopo l’assunzione della carica di presidente del regime teocratico in Iran, Hassan Rouhani ha subito una enorme sconfitta politica, con la popolazione che ignora i suoi appelli a rinunciare all’aiuto diretto del governo.
Il quotidiano di stato Mardomsalari ha definito la campagna di Rouhani “un chiaro ed evidente fallimento”, aggiungendo in un editoriale: “Bombardare la gente con questi appelli è stato più stancante che convincente. Un fallimento completo”.