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Iran: Un tentativo fallito di coprire il regime terrorista di Teheran

In una lettera a The Guardian del 9 Novembre Struan Stevenson, coordinatore di Campaign for Iran Change, ha descritto l’articolo di Reza Marat su questo giornale “privo di imparzialità giornalistica e a sostegno di un regime colmo di repressione verso il popolo iraniano e di terrorismo nella regione e nel mondo”.
Citandone alcuni brani, Stevenson aveva scritto una lettera all’editore del Guardian dicendo: 

“Le accuse contenute nell’articolo proposto da Arron Reza Merat derivano direttamente dal Ministero dell’Intelligence iraniano (MOIS) e dai suoi isterici tentativi di demonizzare il PMOI”.
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[email protected]
9 Novembre 2018
I tentativi di The Guardian di dipingere i Mojahedin del Popolo Iraniano/Mojahedin-e Khalq (PMOI/MEK) come una sorta di setta terroristica di destra sostenuta da Donald Trump (The Long Read – Venerdì 9 Novembre 2018), sono talmente erronei che fanno tornare alla mente la frase di Voltaire: “Quelli che possono farvi credere delle assurdità, possono farvi commettere delle atrocità”. Il lungo articolo di Arron Merat ripete le malevole accuse contro i rifugiati del PMOI/MEK attualmente residenti in Albania. Queste accuse, ripetute all’infinito dal Ministero dell’Intelligence iraniano (MOIS) e dalla sua coorte, suonano familiari a quelli di noi che sostengono questo importante movimento di opposizione iraniano da anni.
In realtà Arron Merat, l’autore di questo articolo, è un noto sostenitore del regime teocratico e del suo presidente Hassan Rouhani, nonché attivista contro il PMOI/MEK. Egli è privo degli standard giornalistici minimi riguardo alla questione del regime iraniano e della sua opposizione. Le sue interviste e le sue opinioni, espresse nel periodo precedente alle “elezioni presidenziali” del regime teocratico, così come i suoi articoli e i suoi tweets contro il PMOI, sono disponibili e ben pubblicizzati.

Merat ha visitato la residenza in Albania del PMOI/MEK il 16 Agosto. Il 30 Agosto la notizia della sua visita è stata pubblicata in un articolo scritto a due mani da Massoud Khodabandeh e da sua moglie, Anne Singleton, due noti agenti del MOIS. Il fatto che questa coppia lavori per il regime iraniano è stato rivelato dai rapporti del Pentagono e della Biblioteca del Congresso americano a Dicembre 2012. Se Merat stava preparando un articolo solo per The Guardian, perché ne ha fornito una copia a questi agenti del regime in anticipo? È evidente che la visita di Merat alla residenza del PMOI/MEK e l’articolo erano stati concordati precedentemente con gli agenti. Tutto questo è stato rafforzato il 9 Novembre, giorno della pubblicazione dell’articolo. Entro poche ore è stato tradotto e ampiamente pubblicato in una serie siti controllati dal MOIS, evidenziando il disperato bisogno del regime di questo articolo e il coordinamento della sua disponibilità.

Sono sdegnato dal fatto che The Guardian possa prestare anche una superficiale attenzione a tali assurde e vergognose falsità, disseminate da un regime reietto, unanimemente riconosciuto come sponsor del terrorismo internazionale. Inoltre il recente arresto di agenti iraniani in Europa e America (compreso, secondo Arron Merat un “ignoto diplomatico iraniano”), che stavano progettando omicidi e attacchi terroristici contro membri dell’opposizione iraniana, sono la prova delle malvagie intenzioni di questo regime. In realtà il diplomatico è stato quasi immediatamente identificato come Assadollah Assadeh, uno dei più attivi agenti del MOIS, il quale si faceva passare per un membro dello staff diplomatico dell’ambasciata iraniana a Vienna. Pare che abbia consegnato una bomba a due agenti iraniani con l’ordine di attaccare la conferenza del PMOI/MEK che si stava svolgendo a Parigi a Giugno e a cui stavano partecipando illustri personaggi politici come Rudy Giuliani e Newt Gingrich.
Il tentativo di Arron Merat di coprire ancora una volta questo palese attacco terroristico fa riecheggiare l’ammonimento di Voltaire: “Quelli che vi possono far credere delle assurdità, possono farvi commettere delle atrocità”. La diabolica condotta di Teheran è stata ulteriormente svelata quando, ad Agosto, il Dipartimento di Giustizia americano ha annunciato di aver arrestato due agenti del MOIS che avevano come obbiettivo i membri del PMOI/MEK negli Stati Uniti. Solo due settimane fa la polizia ha sventato un complotto terroristico del regime iraniano in Danimarca e il 9 Novembre i media norvegesi hanno pubblicato la foto dei sospetti arrestati mentre partecipavano ad un ricevimento ufficiale all’ambasciata iraniana di Oslo, al fianco dell’ambasciatore!
Da ex-parlamentare europeo (1999-2014), ho seguito molto da vicino la questione del PMOI/MEK negli ultimi 18 anni, da quando si trovavano nei campi di Ashraf e Liberty in Iraq, fino ad ora ed ho visto tante volte le prove su come il regime utilizzi le sue vaste risorse per infangare i rifugiati del PMOI/MEK e i suoi sostenitori. L’asserzione di Arron Merat sul fatto che il PMOI/MEK sia ampiamente sostenuto dalla destra, si adatta efficacemente all’argomentazione generale del suo pezzo, ma naturalmente è totalmente falsa. Il PMOI/MEK gode del vasto appoggio di tutte le forze politiche, di destra e di sinistra, in paesi di tutto il mondo. Merat si è basato ampiamente sugli agenti del regime iraniano che si spacciano per ex-membri del PMOI. Questo è un vecchio piano dei servizi di intelligence iraniani. I rapporti annuali dei servizi di intelligence occidentali, come quelli di Germania e Paesi Bassi, hanno sottolineato per molti anni che gli individui che si definiscono “ex-membri del PMOI” sono i primi obbiettivi del MOIS e vengono usati nelle sue campagne di demonizzazione della Resistenza Iraniana.
Il fatto che “ex-membri del PMOI” vengano così ampiamente citati da Merat come sua fonte di informazioni, dimostra in un’altra maniera che la fonte principale di questo articolo non è altro che il MOIS. Questi “disertori” hanno urlato le loro menzogne contro il PMOI/MEK migliaia di volte, sui siti controllati dal MOIS e dall’IRGC. Nessuna di queste affermazioni, neanche una è nuova, se non per il fatto che sono state aggiornate ad uso e consumo di Arron Merat e di questo articolo.

Le accuse assurde di Merat contro il PMOI/MEK potrebbero essere parimenti applicate, per associazione, a me stesso e a molte migliaia di sostenitori, di tutti i partiti politici e di diversa estrazione etnica e religiosa, i quali credono che il movimento di opposizione guidato dalla carismatica Maryam Rajavi, offra una alternativa democratica praticabile all’attuale regime omicida e misogino in Iran. Tutto ciò è un insulto alla nostra integrità collettiva. L’Iran, a dispetto della sua cultura ricca, civile e aperta, ora è divenuto un paese reietto a livello internazionale, il suo regime teocratico e fascista, condannato per violazione dei diritti umani ed esportazione del terrorismo, mentre i suoi 80 milioni di cittadini tormentati, di cui oltre la metà ha meno di trent’anni, lottano per sfamare le loro famiglie.
Con l’introduzione della fase finale di nuove e più dure sanzioni americane in Iran, che colpiscono le esportazioni di petrolio e le transazioni finanziarie, il regime teocratico si trova ora in una situazione di cieco terrore. Human Rights Monitor (HRM) ha riferito di un aumento delle esecuzioni, della repressione e delle violazioni dei diritti umani nell’ultimo mese, mentre i mullah cercano disperatamente di contenere il crescente malcontento che ha visto le rivolte proseguire da quasi un anno. Secondo HRM ci sono state almeno 22 esecuzioni ad Ottobre, compresa quella di una donna che aveva solo 17 anni all’epoca del suo presunto crimine. Ha riferito anche di omicidi arbitrari, morti in custodia, trattamenti disumani, scioccanti condizioni carcerarie e la continua persecuzione delle minoranze religiose. È un peccato che Arran Merat non dia risalto a questi fatti.

Il mese scorso il Dipartimento di Stato americano ha pubblicato un rapporto di 48 pagine dal titolo “REGIME FUORILEGGE: Cronaca delle attività distruttive dell’Iran”. Nella premessa il Segretario di Stato Mike Pompeo ha detto: “La Repubblica Islamica dell’Iran non è uno stato normale. Gli stati normali non attaccano le ambasciate e le installazioni militari in tempo di pace, non riforniscono alleati terroristi e milizie, non danno rifugio ai terroristi, non chiedono la distruzione di Israele e non minacciano gli altri paesi, non aiutano brutali dittatori come Bashar al-Assad della Siria, non forniscono tecnologia missilistica ad alleati pericolosi, non commettono assassini clandestini in altri paesi e non prendono in ostaggio cittadini di nazioni estere. Gli stati normali non appoggiano il terrorismo all’interno delle loro forze armate, come ha fatto l’Iran con il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) e la sua Forza Qods. Gli stati normali non violano il sistema finanziario internazionale e non usano l’industria commerciale per finanziare e sostenere il terrorismo. Gli stati normali non dilapidano le loro stesse risorse naturali. Gli stati normali non reprimono con la violenza le proteste legittime, non arrestano i loro stessi cittadini o quelli di altri paesi con accuse pretestuose, non usano la tortura e non impongono enormi restrizioni alle libertà fondamentali”.
Con un’economia al collasso, una massiccia disoccupazione e con la crescente consapevolezza tra i giovani e la popolazione istruita dell’Iran che le vaste risorse petrolifere iraniane siano state sistematicamente abusate per arricchire i mullah e per finanziare guerre in tutto il Medio Oriente, le proteste esplose a livello nazionale ora si stanno muovendo incessantemente verso una nuova rivoluzione e l’inevitabile rovesciamento del regime teocratico e fascista. Nel disperato tentativo di aggrapparsi al potere, i mullah hanno intensificato la repressione e stanno cercando disperatamente giornalisti occidentali che possano essere persuasi ad infangare e demonizzare il PMOI/MEK, che considerano la loro minaccia più grave.

È triste che ci siano ancora personaggi compiacenti nella stampa e nei circoli politici occidentali, pronti a chiudere gli occhi di fronte alle violazioni dei diritti umani, all’aggressivo espansionismo militare, alla sponsorizzazione del terrorismo e della guerra informatica praticate dalla Repubblica Islamica dell’Iran. Essi credono che “un dialogo costruttivo” con uno dei più malvagi regimi del mondo sia preferibile a prendere una posizione decisa e a chiedere che l’Iran si comporti, per dirlo con le parole di Mike Pompeo, come “uno stato normale”. I giornalisti che ingenuamente abboccano ad ogni briciola di disinformazione sull’opposizione iraniana e di propaganda del regime, non fanno altro che incoraggiare questi mullah fascisti e la loro tirannia teocratica. Questi “idioti utili” spuntano continuamente nei giornali, nelle radio e nelle televisioni, nell’UE e in America, facendo da eco ai loro predecessori che hanno percorso lo stesso disonorevole cammino durante l’ascesa del nazismo e l’oppressione dell’Unione Sovietica.
(1487 parole)

STRUAN STEVENSON
Coordinatore della Campaign for Iran Change, è stato membro del Parlamento Europeo in rappresentanza della Scozia (1999-2014), presidente della Delegazione del Parlamento Europeo per le Relazioni con l’Iraq (2009-2014) e presidente di Friends of a Free Iran Intergroup (2004-2014). È esperto internazionale sul Medio Oriente e anche presidente della European Iraqi Freedom Association (EIFA).

 

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