venerdì, Marzo 29, 2024
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Iran sempre più oppressivo: ora si muore anche per reati di opinione

Scritto da Antonella Baldetti  

Si comprende sempre di meno come faccia l’Europa e soprattutto l’Italia a fare affari con questo regime oppressivo, violento e che sta cercando in tutti i modi di incendiare il Medio Oriente, che finanzia il terrorismo in Iraq e in Afghanistan, come del resto non si capisce come lo si possa favorire quando non si toglie dalla lista dei gruppi terroristici la resistenza iraniana. Forse solo quando sarà troppo tardi l’Europa si accorgerà che non c’è affare che possa comprare la democrazia.

Secondoprotocollo.org, 29 luglio – Adnan Hassanpour e Hiva Botimar non sono due persone impegnate nella politica o nello spionaggio, sono semplici giornalisti che scrivono sulla rivista “Assu” (orizzonti) pubblicata in persiano e in curdo a Sanandaj, capoluogo del Kurdistan (Iran nord-occidentale). Bene, arrestati alla fine dello scorso anno, dopo un periodo di detenzione nel carcere di Marivansono stati condannati a morte da un tribunale rivoluzionario per spionaggio. La loro colpa? Scrivere contro il regime. 

“La sola colpa di Adnan – dice la sorella parlando da Radio Farda che trasmette in persiano ed è finanziata dagli americani – sono stati gli articoli scritti: non ha rapporti con alcun partito politico all’interno dell’Iran o all’estero, non ha legami con l’opposizione ed è del tutto indipendente”. L’accusa è di aver collaborato con gruppi dissidenti e di averli aiutati in vari atti di terrorismo contro il regime di Teheran.
Un appello per la salvezza dei due giornalisti è stato lanciato in Italia solo dall’associazione Information Safety and Freedom e raccolto da Articolo21 e da Nessuno Tocchi Caino. “La censura imposta alla vicenda dei due giornalisti – ha polemizzato il deputato diessino Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21 – contrasta con l’iniziativa del governo per ottenere la moratoria universale sulla pena di morte e con le iniziative parlamentari in vista delle celebrazioni del 60esimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Un disinteresse che induce il sospetto che i condannati a morte – iraniani, curdi, laici e addirittura socialisti – non rientrino nello schema dello scontro di civiltà, risultando scomodi per tutti”.

Da oltre un anno in Iran le varie minoranze sono accusate di separatismo e prese di mira nella consapevolezza che si potrebbe scatenare un pericoloso effetto domino. Negli ultimi mesi decine di intellettuali curdi sono stati arrestati perché il loro attivismo è considerato una minaccia alla luce degli eventi paralleli alla Rivoluzione del 1979, quando avevano tentato invano di ottenere l’indipendenza.
Ma anche le altre minoranze, come gli iraniani di etnia araba che vivono nel Khuzestan al confine con l’Iraq, gli iraniani di religione ebraica, gli armeni e tutte le piccole minoranze del nord del paese sono tartassate e la polizia politica compie centinaia di arresti, persone portate via senza un plausibile motivo e delle quali molto spesso non si sa più niente.
Si comprende sempre di meno come faccia l’Europa e soprattutto l’Italia a fare affari con questo regime oppressivo, violento e che sta cercando in tutti i modi di incendiare il Medio Oriente, che finanzia il terrorismo in Iraq e in Afghanistan, come del resto non si capisce come lo si possa favorire quando non si toglie dalla lista dei gruppi terroristici la resistenza iraniana. Forse solo quando sarà troppo tardi l’Europa si accorgerà che non c’è affare che possa comprare la democrazia.
Antonella Baldetti

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