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Iran – Rajavi : Dall’Occidente aspettiamo fermezza

Intervista con Maryam Rajavi presidente del parlamento in esilio della Resistenza Iraniana

ImagePanorama, 3 luglio 2009
 
Come valuta quel che sta accadendo in Iran?

“E’ l’inizio della fine della dittatura religiosa. Da una parte basta considerare gli slogan “morte al dittatore” o “morte al regime del velayat e faqih (il ruolo guida dei religiosi)”. Dall’altra il regime dei mullah è ricorso ad una repressione sanguinosa per garantirsi la sopravvivenza. Una nuova era sta iniziando in Iran ed è irreversibile. Il primo segnale che traspare è quello di una grande trasformazione della società. Le nuove generazioni alzano la voce chiedendo la fine del regime. Il secondo aspetto riguarda l’escalation dei contrasti all’interno del sistema. La terza conseguenza è la cancellazione dell’illusione di moderazione, che è servita come criterio di azione per i paesi occidentali. Non esiste alcuna possibilità di riforma all’interno del regime iraniano”.

Le proteste sono confinate a Teheran?

“Le proteste si sviluppano in tutto il paese. Si tratta di un movimento nazionale che coinvolge tutte le grandi città come Isfahan, Shiraz, Mashhad e Tabriz.
 
Le donne sono in prima linea?

“Sì e la vasta presenza di donne in piazza non è un caso. L’Iran è in mano ad un regime misogino. In questi anni il fardello più pesante è stato portato dalle donne.

Quanta gente solidarizza con i manifestanti?

“Le porte sono aperte per accogliere i feriti o chi fugge dall’arresto. Quando le Guardie rivoluzionarie entrano negli ospedali per portare via i feriti è capitato che il personale medico si opponga. Oggi l’atmosfera di unità e solidarietà che si respira nella società iraniana è la stessa degli eventi del 1978-1979 (la caduta dello Shah nda)”.

Lei è considerato il nemico numero uno del governo iraniano, che bolla i Mujaheddin del popolo come terroristi. Che cosa chiedete per l’Iran?

“Vogliamo la fine della dittatura religiosa e lo smantellamento degli organi di repressione come le Guardie della rivoluzione ed i paramilitari Bassij. Chiediamo libere elezioni, sotto l’egida dell’Onu e diciamo no a leggi inumane, che vorebbero legittimare lapidazione, impiccagione e tortura. Ci battiamo per un paese in cui ci sia completa uguaglianza fra i sessi e vogliamo un’Iran denuclearizzato”.

Molti in Occidente pensano che sia possibile un accordo con l’Iran sulla stabilizzazione dell’Afghanistan e sul programma nucleare. Cosa ne pensa?

“Trovare una soluzione pacifica con i mullah è un miraggio. Esorto i governi di tutto il mondo a non permettere al regime di trarre vantaggi da questi negoziati. La comunità internazionale, compresa l’Italia, deve finirla con la politica di accontentare i mullah. Mi aspetto fermezza con l’adozione di sanzioni politiche, diplomatiche, sul petrolio e tecnologiche. E l’appoggio alla resistenza del popolo iraniano che si batte per la democrazia”.

Come giudica il candidato Mir-Hussein Moussavi?

“Moussavi è stato in carica come primo ministro per otto anni. Durante il suo mandato, nel 1988 sono stati massacrati 30 mila prigionieri politici.( Fausto Biloslavo )

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