domenica, Gennaio 26, 2025
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Proteste in Iran: Manifestazioni di massa e scioperi spazzano l’Iran tra le turbolenze economiche

I pensionati di Ahvaz, provincia di Khuzestan, Iran meridionale, si sono uniti alle proteste a livello nazionale il 29 dicembre.

L’Iran ha assistito a un’ondata di proteste e scioperi in più città il 29 dicembre mentre i cittadini esprimevano la loro frustrazione per l’inflazione, i prezzi elevati e il deterioramento delle condizioni di vita. Commercianti, pensionati e lavoratori sono scesi in strada, chiedendo riforme economiche e assunzione di responsabilità al regime iraniano.

Scioperi nel bazar e nei mercati di Teheran
Il Gran Bazar di Teheran è diventato un punto focale per le proteste poiché i commercianti di vari settori, tra cui tessile, calzature e altri beni, hanno chiuso i loro negozi e si sono uniti agli scioperi. I manifestanti hanno cantato slogan come «Non abbiate paura, chiudete i vostri negozi!» e «Bazar con integrità, mostrate il vostro sostegno!» per incoraggiare la partecipazione.
Gli scioperi si sono estesi a mercati chiave come Mellat, Hamam Chal e Bagh-e Sepahsalar, dove i commercianti hanno evidenziato problemi tra cui l’impennata dei costi delle materie prime, la mancanza di liquidità e l’incapacità di soddisfare le richieste di produzione.
«L’aumento dei tassi di cambio ha reso le materie prime inaccessibili, costringendo i laboratori a chiudere», ha detto un commerciante tessile. Il dollaro USA ha superato gli 81.000 toman negli ultimi giorni, aggravando le pressioni economiche.

Proteste a livello nazionale da parte di pensionati e lavoratori

Le proteste sono scoppiate anche in città come Ahvaz, Shush, Isfahan e Qaemshahr, dove i pensionati chiedevano pensioni più alte per eguagliare l’aumento del costo della vita. Slogan come «Basta con le guerre; le nostre tavole sono vuote!» e «L’ingiustizia è insopportabile!» sono echeggiati nelle manifestazioni.
A Ilam, Iran occidentale, i dipendenti dell’Università di Scienze Mediche hanno protestato contro le cattive condizioni di lavoro e i pagamenti ritardati. Lavoratori della Frico Cooking Oil Company a Sirjan hanno manifestato per il mancato pagamento di sei mesi di salari e dell’assicurazione.
Anche pensionati dall’industria siderurgica e mineraria di Isfahan e Mazandaran si sono uniti alle manifestazioni, chiedendo pensioni migliori e accesso ai servizi essenziali.

La crisi economica scatena disordini

Le proteste giungono di fronte al peggioramento delle condizioni economiche, evidenziato dall’inflazione da record e dal crollo della valuta iraniana. Il prezzo delle monete d’oro è salito a livelli senza precedenti, con il prezzo della moneta Emami che ha superato i 57 milioni di toman.
Gli esperti economici avvertono che la cattiva gestione del regime potrebbe portare all’iperinflazione e a un’ulteriore destabilizzazione. «L’aumento del dollaro avrà presto un impatto su altri mercati essenziali, riducendo ancora di più il potere d’acquisto delle persone», ha detto un analista economico iraniano.

Risposta e inasprimento da parte del governo

Le forze di sicurezza sono state schierate per monitorare le proteste a Teheran e in altre città, ma i manifestanti sono rimasti ribelli. Il Consiglio di coordinamento dei pensionati ha criticato l’incapacità del regime di soddisfare le richieste, accusandolo di dare priorità ai progetti militari e ideologici rispetto al benessere dei cittadini.
Nella frustrazione pubblica, oltre 11.500 operatori sanitari hanno lasciato l’Iran negli ultimi due anni, citando cattive condizioni di lavoro e bassi retribuzioni. Questo esodo indica una crisi più ampia in settori critici come la sanità e l’istruzione.

Un movimento in crescita contro il regime

I disordini evidenziano la crescente insoddisfazione tra gli iraniani di tutti i ceti sociali, uniti da rimostranze per le difficoltà economiche e la corruzione sistemica. Recenti dichiarazioni di mercanti e lavoratori indicano una divisione più profonda tra il popolo e il regime.
Con scioperi e proteste che continuano ad aumentare, analisti avvertono che l’incapacità del governo di risolvere questi problemi potrebbe alimentare disordini più ampi, sfidando ulteriormente la presa sul potere del regime clericale. Quest’ultima ondata di proteste è un duro promemoria dell’approfondimento delle crisi economiche e sociali in Iran, con i cittadini sempre più decisi nella loro richiesta di cambiamento.

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