In un’intervista del 24 dicembre con Al-Mayadeen, Kamal Kharrazi, consigliere senior della “Guida Suprema” del regime iraniano e capo del Consiglio Strategico per le Relazioni Estere, ha fatto delle osservazioni puntuali sulle ambizioni nucleari di Teheran. “Siamo fondamentalmente contrari alle armi nucleari”, ha affermato Kharrazi, ma ha aggiunto: “Se intraprendono azioni contro di noi, naturalmente, risponderemo allo stesso modo quando sarà il momento giusto”.
Questa minaccia velata ha sollevato preoccupazioni sul fatto che l’Iran stia sempre più sfruttando il suo programma nucleare per contrastare il crescente isolamento internazionale e le battute d’arresto nella regione.
Kharrazi ha indicato la prontezza del regime ad adattarsi alle dinamiche mutevoli, descrivendo l’approccio di Teheran come reattivo alle pressioni esterne. “Siamo preparati sia al dialogo che alla risposta alle pressioni”, ha affermato. Tuttavia, questa duplice narrazione di negoziazione e resistenza è da tempo una pietra angolare della strategia di Teheran per guadagnare tempo, nascondere i progressi nel suo programma di armi nucleari ed estorcere concessioni alla comunità internazionale.
NCRI Editorial: The Escalation of #Iran’s Nuclear Ambitions: A Call for Decisive Actionhttps://t.co/0iTb4Lq0Fm
— NCRI-FAC (@iran_policy) December 25, 2024
Ha inoltre suggerito che i prossimi passi dell’Iran dipenderanno dalle politiche della nuova amministrazione statunitense, affermando: “Stiamo osservando attentamente il loro comportamento, ma non ci precipiteremo. Le nostre azioni saranno in linea con le loro”.
I commenti di Kharrazi giungono mentre il regime è alle prese con il crollo del suo alleato in Siria e con le crescenti sfide alla sua influenza regionale. Pur riconoscendo l’importanza strategica di Damasco, ha cercato di minimizzare le implicazioni più ampie di quanto accaduto, attribuendo i recenti sviluppi a quello che ha definito un “piano americano-israeliano”. Ha ammesso: “I rapidi progressi dell’opposizione in Siria sono stati resi possibili dalla mancanza di resistenza da parte dell’esercito siriano”.
La posizione bellicosa del regime appare sempre più slegata dalla realtà. Le osservazioni di Kharrazi, cariche di vaghe minacce e retorica autocelebrativa, mostrano un regime che lotta per mantenere la propria rilevanza in un panorama geopolitico in rapido cambiamento. Mentre le alleanze regionali vacillano e la sua influenza cala, la dipendenza di Teheran da minacce e propaganda riflette non la forza, ma un’acuta consapevolezza della sua posizione di indebolimento.
#Iranian Officials Issue Nuclear Threats Amid Growing International Pressure on #Nuclear and Missile Programshttps://t.co/EDRApQRr6S
— NCRI-FAC (@iran_policy) November 18, 2024
Nel corso degli anni, il regime iraniano ha spesso utilizzato la retorica bellicosa come scudo contro le critiche internazionali e il crescente malcontento interno.
Questo approccio è stato evidente il mese scorso quando il ministro degli Esteri del regime Abbas Araqchi ha minacciato “misure reciproche” se l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) avesse approvato una risoluzione contro l’Iran. “Se viene emessa una risoluzione contro di noi, l’Iran adotterà misure nel suo programma nucleare che sicuramente non piaceranno”, ha dichiarato Araqchi, riecheggiando lo stesso tono di sfida usato da Kharrazi. Allo stesso modo, Ahmad Naderi, un parlamentare di alto rango, ha recentemente sostenuto lo sviluppo di armi nucleari per “ripristinare l’equilibrio nella regione”, citando le capacità di Israele come giustificazione.
Per anni, il regime iraniano ha perfezionato la tattica dell’estorsione nucleare, sfruttando i negoziati come mezzo per ritardare un’azione decisiva da parte della comunità internazionale. Offrendo la prospettiva del dialogo, il regime è riuscito a evitare conseguenze concrete, il tutto arricchendo l’uranio fino a livelli vicini a quelli necessari per armi nucleari, ostacolando le ispezioni e nascondendo le sue attività in siti non dichiarati. Come dimostrano le recenti dichiarazioni di Kamal Kharrazi, questo approccio rimane centrale nella strategia di Teheran.
Per affrontare questa minaccia crescente, la comunità internazionale deve reimporre sanzioni globali per soffocare le risorse finanziarie di Teheran e fermare il suo progresso verso l’arma nucleare. Dovrebbero essere attuate ispezioni rigorose per garantire la piena trasparenza e impedire un ulteriore occultamento delle attività nucleari. Tuttavia, il sostegno al popolo iraniano e alla sua resistenza organizzata per realizzare un cambiamento democratico è l’unica soluzione duratura per eliminare la minaccia nucleare. Un cambio di regime in Iran non solo neutralizzerebbe il pericolo della proliferazione nucleare, ma ripristinerebbe anche la pace regionale e contribuirebbe alla sicurezza globale. È tempo di porre fine al ciclo di estorsione e inganno di Teheran con un’azione ferma e unita.