martedì, Marzo 19, 2024
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Legge di bilancio dell’Iran: povertà per la popolazione, più soldi per l’IRGC

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L’assemblea parlamentare (Majlis) del regime iraniano ha frettolosamente approvato le linee generali che molti esperti considerano “irrealistiche” della legge di bilancio del governo di Ebrahim Raisi.
Nella sua litania di bugie di lunedì 23 gennaio in difesa della sua legge finanziaria, Raisi ha affermato che “tutti gli indicatori di bilancio mostrano una crescita economica positiva. Includendo una crescita economica del 4%, un aumento del 5% degli strumenti di produzione, una crescita del 7% del valore aggiunto nell’industria, un aumento del 17% nel commercio e del 19% nelle esportazioni non petrolifere e una crescita del 70% delle società basate sulla conoscenza”.
Come Don Chisciotte, che combatteva un mostro immaginario e diceva di avere vinto, Raisi ha sostenuto di avere sconfitto la crisi economica dell’Iran, come la riduzione dell’inflazione del 19%, ma è stato smentito anche da parlamentari selezionati dal regime! Inoltre, anche le statistiche ingegnerizzate di varie istituzioni e funzionari statali sfatano questa falsa affermazione.
“Secondo il Centro Statistico iraniano, il tasso di inflazione a dicembre ha raggiunto il 45%, registrando un aumento dell’1% da novembre” – ha scritto il quotidiano statale “Sharq” il 17 gennaio.
Lunedì 23, il deputato Naser Mousavi Largani ha riconosciuto che, a causa del grave deficit di bilancio, l’inflazione potrebbe superare il 60%, come ha riferito quel giorno il sito web statale “Shafaqna”. Così, il tasso di inflazione, che in estate Raisi aveva ridicolmente ordinato di diminuire, continua a salire.
Raisi ha affermato fra l’altro di avere creato oltre un milione di posti di lavoro, diminuendo il tasso di disoccupazione, e che il suo disegno di legge di bilancio non include deficit. Ha anche affermato che il suo governo si è astenuto dal prendere denaro in prestito dalla Banca Centrale, nonostante l’aumento del tasso di liquidità nel Paese, che indica una crescente quantità di stampa di banconote. Poiché il tasso di produzione dell’Iran è inferiore al 3%, l’enorme quantità di liquidità non fa che aumentare l’inflazione.
Le affermazioni di Raisi gli sono cadute in faccia pochi minuti dopo, quando altri parlamentari hanno riconosciuto l’assoluta bancarotta del regime.
“Le cifre che hai presentato contrastano nettamente con la realtà della società. Queste statistiche sulla disoccupazione, l’inflazione e la creazione di posti di lavoro non sono vere” – ha dichiarato lunedì il deputato Mojtaba Mahfoozi said durante la seduta pubblica del Majlis.

“Sulla base della nostra ricerca, il disegno di legge di bilancio ha un deficit di cinque quadrilioni di rial” – ha affermato Mousavi Largani. In altre parole, il governo di Raisi ha un deficit di circa 11 miliardi di dollari, basato sul tasso di libero mercato.
“Secondo le nostre statistiche e i nostri rapporti, il debito del governo verso le banche è aumentato di 1,5 quadrilioni di rial [3 miliardi di dollari]. Questo è un enorme squilibrio” – ha riferito il sito statale “Shafaqna” citando Mohammad-Reza Pour Ebrahimi, presidente della Commissione Economica dell’assemblea parlamentare.
Il disegno di legge di bilancio del regime per il 2023-2024 non dispone di risorse significative. Raisi ha aumentato le tasse del 66% nel tentativo di generare reddito. Quindi il popolo iraniano dovrebbe farsi carico di questo significativo aumento delle tasse mentre molti vivono molto al di sotto della soglia di povertà, secondo i rapporti dello stesso regime.
Un’altra fonte di reddito secondo il bilancio 2023-2024 è l’esportazione di almeno un milione di barili di petrolio al giorno a un prezzo di 85 dollari. Questa è un’altra affermazione ingannevole, poiché il mercato del petrolio oscilla un anno dopo la pandemia di Covid-19 e mentre la guerra in Ucraina continua. Inoltre, la corruzione statale e le sanzioni internazionali su Teheran aggravano questa situazione. “I tuoi dati sul reddito non sono realistici. Come si potrebbe vendere petrolio a 85 dollari al barile quando la Russia vende il suo petrolio di migliore qualità a 60 dollari al barile?” – ha detto lunedì a Raisi il deputato Alireza Pakfetrat.
Le bugie di Raisi non si limitano alle risorse di bilancio del suo governo. Ha nascosto che il disegno di legge di bilancio 2023-2024 prevede un budget alle stelle per l’apparato militare del regime, mentre i ministeri della Salute e dell’Istruzione hanno un budget esiguo.
Nel suo intervento, Raisi non ha fatto riferimento a come la parte del leone del bilancio vada agli apparati di sicurezza del regime e alle istituzioni sotto la supervisione della “Guida suprema”, esenti da tasse.

Per il prossimo anno fiscale che inizierà nel marzo 2023, il disegno di legge di bilancio di Raisi prevede un enorme aumento del 131% per l’IRGC (il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche), da circa 1,24 a circa 2,89 miliardi di dollari. È importante notare che l’IRGC ha flussi di reddito sia ufficiali che “non ufficiali” poiché domina l’economia del Paese.
Questa legge aumenta del 44% il budget delle forze di polizia, del 52% quello del Ministero dell’Intelligence e della Sicurezza, del 42% quello dell’emittente radiotelevisiva della Repubblica Islamica dell’Iran (IRIB) e del 159% quello della Fondazione per la Protezione della Difesa Sacra.
Nel frattempo, la legge stabilisce un salario minimo di 70 milioni di rial (ovvero 171 dollari) al mese. Secondo il Ministero del Lavoro del regime, la soglia di povertà è di circa 150 milioni di rial (pari a 341 dollari) al mese. Inoltre, gli iraniani sono privi di assistenza sanitaria e sociale.
“Il sistema sanitario soffre di più, poiché ottiene solo un aumento del budget dell’1%. Anche la copertura di questo budget è molto vaga, presumibilmente proveniente dalla gestione dei sussidi”, ha riconosciuto lunedì il deputato Masoud Pezeshkian.
“Nella sua legge di bilancio, con una mossa strana, il governo ha eliminato la linea speciale per la ‘Legge complessiva per la tutela dei diritti dei disabili’”, ha scritto il 23 gennaio il quotidiano statale “Resalat”.
La rivolta nazionale iraniana è entrata nel suo quinto mese, rappresentando una minaccia esistenziale per il regime e scuotendone le fondamenta. Il leader supremo del regime, Ali Khamenei, non ha scelto Raisi come presidente per affrontare la crisi economica o sociale dell’Iran. L’obiettivo principale del regime è preservare il proprio potere ad ogni costo, e Raisi e il suo gabinetto sono privi di qualsiasi soluzione significativa alla crisi economica del Paese, ad eccezione di alcuni atti ridicoli come ‘ordinare’ che i prezzi smettano di salire alle stelle.
Dopo oltre 40 anni di corruzione e distruzione dell’economia iraniana, il popolo iraniano ha perso la speranza in questo regime mentre negli ultimi quattro mesi di rivolte ha gridato: “Povertà, corruzione, prezzi alti, continueremo fino alla caduta del regime”. La comunità mondiale non dovrebbe seguire il miraggio della pacificazione, ma sostenere la rivoluzione in atto in Iran.

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