domenica, Aprile 2, 2023
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Iran: La lettera aperta del artista e scultore , Reza Olia al Presidente del Consiglio Romano Prodi

ImageOn.le Prof.Romano Prodi 
Presidente del Consiglio dei Ministri

Egregio Signor Presidente,                                                               

in seguito alla lettera inviataLe da Ahmadinejad, non mi sorprende la conferma della disponibilità del Governo italiano al dialogo con il regime iraniano, essendo l’Italia il primo partner economico e commerciale dell’Iran.Mi sorprende invece che il Governo che Ella presiede non abbia mai fatto accenno alle sistematiche violazioni dei diritti umani da parte del regime iraniano (tematica molto sbandierata dal Suo Governo) ed oltre tutto si è fatto riprendere in atteggiamenti di ostentata cordialità.

Signor Presidente, sono lo scultore Reza Olia, da oltre quarantacinque anni vivo in Italia e negli ultimi anni ho ottenuto la cittadinanza italiana. Da quasi dieci anni sono sotto scorta dell’Arma dei Carabinieri.

Colgo l’occasione, con la presente lettera, per rinnovare all’Arma dei Carabinieri i miei più vivi ringraziamenti.

Mi trovo sotto scorta a causa del mio impegno civile in difesa dei diritti umani calpestati ferocemente da parte di quel regime iraniano che il Governo italiano legittima a livello internazionale.

Signor Presidente, in questi giorni si conclude a Roma il processo per l’assassinio politico di Houssein Nagdi, membro del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana in Italia.

Nel corso del processo due alti Ufficiali dell’Arma dei Carabinieri hanno testimoniato, con documenti in loro possesso, il coinvolgimento attivo del regime iraniano in attività terroristiche in ogni parte del mondo.

Appena una settimana fa la Magistratura argentina ha chiesto l’arresto dell’ayatollah Rafsanjani, già capo del regime per otto anni, e di sei alti esponenti, passati e attuali, del regime iraniano, quali l’ex ministro degli esteri Ali Akbar Velayati Ali Fallahian, questo ultimo ricercato anche dal Tribunale di Berlino. Questi signori sono accusati di atti terroristici e dell’uccisione di esponenti dell’opposizione al regime iraniano.

Nel lungo elenco dei Tribunali di tutto il mondo (tra i quali quelli tedeschi, francesi, austriaci, svizzeri e turchi) si è aggiunto quello di Roma; al processo per l’assassinio di Nagdi, il Pubblico Ministero dott. Franco Ionta ha chiesto l’ergastolo per un agente iraniano, coinvolto anche in altri attentati terroristici all’estero.

Signor Presidente, nello scorso mese d’agosto, in una località estiva, ho avuto un brevissimo incontro con Ella, come già era successo l’anno prima.

Nell’ultimo incontro l’ho invitata a prendere le distanze dal regime dittatoriale iraniano e comunque ricevere una delegazione del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana.

Ella suggerì di inviare una lettera al Suo Gabinetto per illustrare la situazione in Iran al fine di consentire un incontro con la predetta delegazione.

Le ho scritto la lettera da Ella suggerita ma non ho avuto alcuna risposta; il Suo silenzio al riguardo non può che interpretarsi come indifferenza nei confronti degli intellettuali ed artisti, facenti parte del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, che si battono contro il regime dittatoriale.

Signor Presidente, il popolo iraniano vive da ventisette anni sotto un’inaudita repressione.  I torturatori di turno che sono diventati di volta in volta presidenti della Repubblica Iraniana sono oggi ricercati dalle magistrature di tutto il mondo.

Si ricordi, Signor Presidente, che Ahmadinejad è accusato di essere il capo dei pasdaran che sequestrarono i diplomatici americani all’interno dell’ambasciata americana a Teheran. Centinaia di ex prigionieri politici iraniani confermano di essere stati torturati nelle prigioni dallo stesso Ahmadinejad in persona.

L’attuale ambasciatore iraniano accreditato dal Governo italiano è un noto esponente dei pasdaran e stretto collaboratore di Ahmadinejad.

Ahmadinejad non perde mai occasione di dichiarare che l’obiettivo del suo regime sia di annientare lo Stato di Israele dalla carta geografica; è notorio, d’altra parte, che è il principale fomentatore e finanziatore del terrorismo internazionale.

Occorre pertanto isolarlo e non legittimarlo politicamente ed economicamente specie per il pericolo costituito dalla volontà di dotarsi dell’armamento atomico.

Signor Presidente, in questi duri e lunghi ventisette anni il popolo iraniano ha sofferto il terrore del regime.

Intellettuali e studenti sono stati incarcerati, torturati, impiccati e di migliaia e migliaia di oppositori mancano notizie. È stata volutamente pubblicizzata la lapidazione delle donne.

Nei confronti delle donne, in quanto tali, si è particolarmente accanita la ferocia del fanatismo religioso ed ideologico.

In Iran l’esercizio di ogni diritto è proibito.

Il popolo iraniano è stato offeso e maltrattato, ha sofferto e soffre la fame e vive nella paura anche a causa dell’atteggiamento e dell’indifferenza di molti Paesi europei, compresa l’Italia.

Signor Presidente, non credo di aver detto niente di nuovo.

Sicuramente Ella conosce la situazione iraniana e proprio per l’importanza dei rapporti economici tra l’Iran e l’Italia, Ella, congiuntamente ai suoi colleghi europei, ha taciuto sulla sistematica violazione da parte del regime iraniano del diritto inalienabile alla libertà, privilegiando in cambio un rapporto puramente economico-commerciale.

Noi esuli politici, che lottiamo per la libertà e per la democrazia nel nostro Paese, continuiamo ad apprezzare ed amare i grandi valori della libertà e della democrazia di questa Europa e di questa Italia e non ci stancheremo mai di chiedere a gran voce a questo Occidente un impegno concreto, forte e duraturo a combattere ogni forma di dittatura e di terrore non solo in Iran ma in tutto il mondo.

La ringrazio per l’attenzione.
Distinti saluti.
Reza Olia
Scultore

22 Nov 2006

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