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Iran: L’intervista di Maryam Rajavi alla rivista francese Women Side 

Il 12 Aprile 2017 Maryam Rajavi, la Presidente eletta della Resistenza Iraniana, ha rilasciato un’intervista alla rivista francese “Women Side”, sulla situazione delle donne in Iran, l’eccezionale ruolo e la presenza delle donne ai vari livelli dalla leadership dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (PMOI) e sul fatto che occupano più della metà dei seggi del parlamento iraniano in esilio, il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI). Ecco alcuni brani dell’intervista.

Maryam Rajavi: Un nuovo Iran?

La Presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, Maryam Rajavi, è nota per la sua opposizione al regime della Repubblica Islamica dell’Iran e per la sua posizione in favore della democrazia, della separazione tra religione e stato e della parità tra donne e uomini. Era necessario incontrarla.

D. Qual’è la situazione delle donne in Iran?

R. Parlando in generale, la situazione delle donne in Iran può essere descritta così: la loro enorme energia è stata compressa e isolata. Le donne somigliano ad una primavera compressa che non vede l’ora di esplodere e di correre via. Ma sono bloccate da una massiccia barriera d’acciaio costruita dal leader supremo dei mullah.

L’Iran di oggi è uno dei regimi più oppressivi nei confronti delle donne.

Sin dal primo giorno, i mullah hanno sistematicamente oppresso le donne e le hanno discriminate con molte limitazioni.

Da un punto di vista economico, su una popolazione di 80 milioni di persone in Iran, 45 milioni sono inattive. Circa il 90% di questa popolazione inattiva è formato da donne. Le donne sono vittime di una profonda crisi economica iniziata nel 2008. Un ottavo delle 24 milioni di famiglie in Iran sono guidate da donne, madri single che vivono in totale povertà.

Negli ultimi dieci anni, decine di migliaia di donne hanno perso il lavoro, riducendo così la partecipazione economica delle donne al 14%. Le donne disoccupate sono il doppio degli uomini e la vendita dei neonati è diventata un mezzo di sopravvivenza per i più poveri. A Teheran ci sono molte strade con i muri coperti da annunci per la vendita di neonati. Ci sono 5000 donne senzatetto solo nella capitale e il numero delle donne di strada aumenta ogni anno.

Da un punto di vista legale, il Codice Civile dei mullah si basa sulla discriminazione delle donne. Le donne non possono diventare presidente, leader o giudici. Inoltre vengono private di molti altri lavori. Le donne ereditano la metà degli uomini e la loro testimonianza in tribunale vale la metà di quella di un uomo. In alcuni casi la loro testimonianza non ha completamente nessun valore. Persino il prezzo del sangue che un assassino deve pagare a compensazione dell’omicidio di una donna, secondo le leggi dei mullah, è la metà di quello di un uomo.

In base al Codice Penale dei mullah, i diritti e il valore delle donne sono stati ridotti alla metà di quelli di un uomo. Questo ha aperto la via alla violenza e all’omicidio, come i delitti d’onore. Di recente un importante mullah, Makarem Shirazi, ha dichiarato: “C’è sempre una forma di masochismo in certe donne che, per qualche ragione a volte aumenta. In quei casi di crisi eccezionale, è bene per loro che vengano moderatamente punite”.

Le leggi della sharia dei mullah hanno diffuso una cultura patriarcale avallando alcune tradizioni decadenti come la poligamia e i matrimoni temporanei.

Le leggi del regime teocratico legittimano lo stupro delle donne. I tribunali di stato non danno seguito agli appelli alla giustizia delle vittime e quelle che si difendono da sole da queste violenze, vengono impiccate come Reyhaneh Jabbari, la ragazza giustiziata a Teheran ad Ottobre 2015.

In famiglia, la moglie deve essere sottomessa al marito, non ha diritto a divorziare e se divorzia non ha diritto di custodia sui figli. Inoltre deve chiedere il permesso al marito per usufruire dei suoi stessi beni, per viaggiare, per uscire di casa e persino per osservare alcuni riti religiosi.

A Settembre 2016 Khamenei ha annunciato che il ruolo delle donne è quello di essere madri e di badare alla casa e che il ruolo degli uomini è quello di essere padri e di avere attività economiche. Ha poi chiesto un rafforzamento della politica ufficiale sull’aumento del tasso di natalità.

Il mezzo principale con cui i mullah opprimono ed umiliano le donne è il velo obbligatorio. Per applicare questa legge, i mullah hanno fatto sì che le donne non si sentano al sicuro in nessun posto, per via di questo controllo continuo che porta le donne ad essere rimproverate, arrestate, umiliate e punite. Nel 2016 il comandante delle forze di sicurezza ha detto che una media di 2000 donne “mal-velate” vengono arrestate ogni giorno in Iran. Ci sono più di 20 organi (sic.) preposti all’applicazione della legge sul velo obbligatorio.

D. Il regime iraniano è un regime misogino?

R. Assolutamente. Tuttavia devo spiegare quali sono le cose che motivano la misoginia dei mullah e quali no.

Per conquistare la libertà e la democrazia, la nazione iraniana rovesciò la dittatura dello Scià nel 1979. I movimenti di liberazione e i partiti democratici erano stati soppressi nel corso degli anni. Questo fornì una situazione eccezionale a Khomeini per approfittare della loro assenza e usurpare la leadership della rivoluzione. Khomeini era un oscurantista e un tiranno. Perciò non appena giunto al potere, il suo primo dovere fu combattere le aspirazioni democratiche della società incarnate principalmente dalle donne. Le donne e soprattutto le ragazze, erano divenute politicamente attive e partecipavano a milioni alla rivoluzione del 1979. Rifiutavano la disparità e non avevano intenzione di tollerare nessun altra umiliazione.

Con la repressione delle donne, la dittatura religiosa di Khomeini incatenò l’intera società.

Ciò che non motiva la misoginia dei mullah è la loro pretesa di voler applicare le leggi dell’Islam. I mullah descrivono l’Islam come una religione di disuguaglianza, di costrizione, di repressione e sfruttamento delle donne che è venuta a proteggere e a rafforzare il patriarcato. È un’immagine totalmente invertita dell’Islam. Perché invece il Corano pone gli uomini e le donne sullo stesso piano e rifiuta qualunque costrizione nella religione. Nei primi anni del suo avvento, l’Islam fece grandi passi per garantire alle donne diritti economici e sociali, una misura che fu una grande rivoluzione al quel tempo, vale a dire 14 secoli fa. Quelli furono i primi passi verso la parità delle donne.

D. In un paese governato da un regime religioso con una tale opinione delle donne, com’è successo che una donna sia arrivata a capo di un movimento di opposizione?

R. Lo status delle donne con la tirannia religiosa al potere in Iran è incompatibile con la posizione che meritano e il loro livello di consapevolezza, progresso intellettuale e storia di lotta. 

Le donne iraniane iniziarono la loro lotta per la libertà e la parità diversi decenni prima della Rivoluzione Costituzionale del 1907. Hanno fatto sforzi travolgenti nel corso della storia. La poesia e la letteratura persiana, nonché l’istruzione e la scienza iraniana hanno visto emergere molte grandi donne che hanno presentato una nuova immagine e una nuova identità della donna iraniana, come un essere umano che fa le sue scelte nella vita. Gli sforzi più costanti sono stati fatti da quelle donne impegnate nella lotta contro le dittature. Esse hanno combattuto sia per la libertà del loro popolo che per creare una nuova identità per le donne iraniane che volevano essere libere e indipendenti, essere padrone del loro destino ed avere un ruolo decisivo nel destino del loro paese.

Nella lotta contro la teocrazia dei mullah, una delle più barbare tirannie della storia dell’Iran, le donne hanno avuto un ruolo importante e indispensabile nelle camere della tortura, di fronte ai plotoni di esecuzione, nelle rivolte e nel movimento di resistenza organizzato.

Il ruolo e la presenza delle donne ai vari livelli della leadership dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (PMOI) e il fatto che occupino più della metà dei seggi al parlamento iraniano in esilio, il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), sono il prodotto del sacrificio delle donne e del loro ruolo pionieristico. Le donne iraniane hanno acquisito la loro qualità e le loro competenze nel corso di una lotta lunga e difficile, su un cammino tortuoso, complicato e pieno di ostacoli.

Molti anni fa, a nome della Resistenza Iraniana, ho annunciato la pari e attiva partecipazione delle donne alla leadership politica come uno dei punti più importanti della piattaforma della Resistenza per l’Iran libero di domani. Secondo noi, la leadership delle donne non è solo un bello slogan o un sogno, ma una realtà accessibile, perché è sostenuta da una storia ricca di lotta delle donne che hanno acquisito competenza nella dura battaglia contro il regime iraniano.

D. Qual’è la sua raccomandazione, nel caso non venisse intrapresa nessuna azione in favore della libertà delle donne in Iran?

R. E’ una conclusione precisa. Non ci si dovrà mai aspettare che il regime teocratico faccia anche un minimo passo verso la restituzione alle donne delle loro libertà e dei loro diritti. La teocrazia al potere in Iran è caratterizzata dalla misoginia e se abbandonasse la repressione e la discriminazione delle donne, negherebbe sé stessa. Questo regime è incapace di qualunque riforma. È stato dimostrato in quasi 40 anni di storia del regime. In tre diverse occasioni qualche mullah è emerso ad affermare di essere un moderato. Il primo fu Rafsanjani, poi c’è stato Khatami e ora Rouhani. Ma è stato dimostrato concretamente che questi non avevano nessun altro mandato se non quello di prolungare il potere di questa teocrazia e che non hanno mai preso le distanze dalle politiche misogine del regime. Rafsanjani soleva dire che il cervello delle donne è più piccolo di quello dell’uomo e circa 70 donne sono state giustiziate dall’attuale presidente (Rouhani).

D. Ha in programma di diventare presidente dell’Iran? E se sì fino che punto?

R. Il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana è una coalizione di gruppi e personalità di diverse convinzioni e tendenze politiche, provenienti dai diversi gruppi etnici presenti in Iran. È l’alternativa democratica alla tirannia religiosa dei mullah. Il CNRI mi ha eletta Presidente per il periodo di transizione dopo il rovesciamento del regime teocratico. È un mandato a termine, che scadrà con la formazione di una nuova Assemblea Costituzionale e Legislativa e con l’adozione della nuova Costituzione del paese. Il futuro presidente dell’Iran verrà eletto dal popolo iraniano con una libera elezione.

 

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